CRONACHE DAL PICCOLO NULLA
di
Eterodossi


Capitolo 8 - Indagini, ovvero: del Pathos 

"Allora che si fa? Che è ‘sta storia della parrocchia?"

Armato di Santa Pazienza, Alain racconta a Vinicio cosa ha scoperto durante le indagini su Quintilio:

"Quintilio Lucchi abita sulla Casilina, insieme a tutto quel po' po' di famiglia che hai appena visto. I fvatelli si chiamano Pvimo, Secondo e così via. Lavovano tutti nella lovo officina, sono avtigiani meccanici. Fanno pavte del covo della vicina Pavvocchia di S. Leone I, vanno almeno due volte a settimana a cantave lì. Quintilio pave che sia la pecova neva del gvuppo, l'ultima volta ha cantato malissimo e gli hanno fatto il cazziatone. Pave che sia distvatto pevché ha pvoblemi con la sua vagazza, descvitta come biondina di schianto. Anche lei fa pavte del covo, ma l'altva seva non c'eva.

Ho pavlato con un pvete, pvesentandomi come giovnalista che vuole fave un sev-vizio sulle attività del quartieve, e ho un appuntamento pev questa seva col pavvoco, don Giovanni Staccalacasa. A pvoposito, devo puve vicovdavmi come gli ho detto che mi chiamo!

Fovse da lui possiamo sapeve qualche pavticolve in più su Quinty e sopvattutto sulla fichetta bionda. Comunque cvedo che il nostvo colosso di Vodi (hi!) sia solo una misevvima pedina."

"Vabbè, ma famme capì: non è la stessa cosa del volantino, vero?"

"No, il volantino mi è stato dato mentve ero fevmo ad un semafovo, da un bavbone in tvance."

"Come da un barbone a tranci? mattipare normale?"

Alain sbuffa: "Ma quale pavanovmale..."

 

Si fruga nelle tasche, non trova quel che cerca, trova le sigarette, vabbè, si accontenta. Alla seconda sbuffata, stavolta di fumo, per magia - "Vedi che fumave sev-ve? Mi calma... faccio tutto meglio" si legge nel suo sguardo compiaciuto - esce il famoso volantino, il verso che è tutto un programma :

<<Ninja Jesus - can your saviour throw shurikens?>>

Rappresenta un primo piano di Gesù coi classici boccoli e barba biondi, e con espressione intensa sta per scagliare lo corona di spine a mo' di frisbi chiodato. Dietro c'è un invito alla prima di "Fists of Gods" e un messaggio in caratteri gotici rossi:

“Dicono che sopra la terra nera la cosa più bella sia una fila di cavalieri, o di opliti, o di navi\

Io dico: quello che s'ama.”

È un verso di Saffo.”

"Ma non è che il barbone del volantino al semaforo era il professore? Tu sai che faccia ha? cioè: Tizianuccia ci dice che vive in metro e dunque può sembrare un barbone."

"Io vevamente non lo conosco, ma non cvedo che fosse lui."

"Non possiamo chiedere una foto a Mamma Odio? Oppure se sa in quale metro è? e pure se può farmi ritornare la memoria e se no perché? ma perché mi viene in mente tutto adesso?"

 

"Già, ovmai l'appuntamento l'abbiamo avuto e siamo puve sopvavvissuti. Non mi pave il caso di tovnave da lei a chiedeve altve cose. Non pvima di aveve delle novità. Ma tu che hai incontvato pevsonalmente OOOO, non viesci pvopvio a descvivevmelo? E spvemi quelle meningi di pastafvolla!"

"Io non so che dirti Lazar, non mi ricordo nulla, se tu non sai delle cose che io non so, non abbiamo altre piste: facciamo mente locale..."

I denti gialli di nicotina si serrano in un ringhio:

"Attento, amico! Mi hai chiamato Lazav! Io sono Alain. Lazav è movto. Non cvedo di sapeve altve cose che tu non sai. Mi sono occupato di Quintilio e di viallacciave vappovti pevsonali,... cioè... di Alain. Tu sei qui da più tempo di me. E non viesci nemmeno a vicovdavti dove hai conosciuto i nomi di Zoe e Attilia. E che c'entva la madve della Ventuvi. Ma che cazzo ti è successo, l'altva mattina? "

"Io non lo so: forse siamo troppo di fretta, ci scambiamo poche informazioni e questo ci impedisce di chiarire l'enigma. Se il furto della mia memoria serviva a impedirci di indagare: funziona benissimo. Probabilmente siamo troppo presi per raccontarci tutto e riflettere. Non essendoci Movimenti qui non c'è ragione per non collaborare..."

"Hai pavlato di Movimenti. Allova ti vicovdi qualcosa della tua altva esistenza? Io ho molti vicovdi. Bvutti vicovdi. C'eva molto odio nella mia vita. E mi è rimasto appiccicato. Sono un po' confuso, ma so pev cevto che odio il Movimento di cui facevo pavte. Figurati se non voglio collabovave con te!"

"Io dal canto mio c'ho un po' di confusione...: dal libro di foto dei ricordi le pagine dei ricordi di vita sono state prese e strappate. A parte come si parla non ricordo più nulla dell'infanzia o del passato.”

- nota il disappunto di Alain, che sperava forse di recuperare info riportandomi sui luoghi –

“ma non è sgradevole, è solo una serie di innocue pagine vuote....almeno per ora ... forse. Se e quando reicontrerò le persone del passato, una parte dei ricordi ritornerà per la fisica del Piccolo Nulla..."

"Non ci siamo ancova posti questo pvoblema. Stiamo vivendo in un mondo in cui ci sono le pevsone che conoscevamo? Io sincevamente non mi sono sentito pvonto a scopvive questa vevità, non so nemmeno cosa spevave..."

Alain ha ora uno sguardo molto triste, quasi disperato.

"A te ti ricordo – riprende Vinicio - e pure alla Venturi: la pagina coll'incontro col Professore invece non c'è. Anche quando mi hai raccontato del nostro primo incontro, nonostante gli sforzi non riesco a focalizzare dove e come ho incontrato il prof, che faccia abbia... hanno preso quella pagina mnemonica precisa, anche se era bella resistente."

"Ma chi può aveve intevesse a cancellave tutta la tua memovia, non sapevi quasi nulla? E che c'entva Quintilio? Eppuve lui deve esseve stato pvesente, quando è successo. Dobbiamo viuscive a sapevne di più. Ma quel coglione è viuscito a mettevsi in coma, che Giove lo stvafulmini!"

"E un'altra cosa importante – continua Vinicio - io la faccia e la voce di mamma Venturi me le ricordo. Non i dettagli dell'incontro, ma la mamma della Venturi come persona. Allora quel discorso che ha fatto Tizianuccia non mi torna: anche quella pagina ha una forza sua, perché?"

"Va bene, ova è inutile continuave a blatevave a vuoto. Cominciamo a usave le poche cose che abbiamo. Pvoviamo a vifletteve sul vevso di Saffo che c'è dietvo il volantino di NinjaJesus. Qualcuno lo ha scvitto e ha voluto che io lo leggessi. Non ne so molto di poesia... Fovse savà il caso di cevcave infovmazioni su Saffo, capive da quale opeva pvoviene quella fvase, vevificave se in questo momento c'è in givo una mostra su cavalievi antichi, opliti, o navi. Oppuve il punto chiave è: quello che s'ama? Ova sento da maman se possiamo andave a casa, o è meglio che dovmo fuovi. Poi, pvima di andave all'appuntamento col pavvoco, pvoviamo a fave vicevche, magavi in un intevnet point, sui legami del pvof. Ognuno col Tevzo Veich (hi!) e la Vepubblica di Salò. Il libvo pevduto, pubblicato a Dvesda. Intanto, pev tivavci su di movale, andiamo a fave una mevendina a base di alcol."

"Sì, sì, merendina!”

- Ho l'aria assorta mentre Clusò mi parla. È strano, passa di palo in frasca come se niente fosse, oggi, non si incavola, ieri per la minima cosa s'infuriava – “aperitivo è meglio..."

Alla fine decido che il bar dell'ospedale è abbastanza squallido da essere il primo in cui mi dirigo, Alain mi segue. Penso ad alta voce:

"La prima cosa da capire è se Quintilio e la sua... ma secondo me non è davvero la sua ragazza - tono di speranza, vergogna non sei credibile - vabbè insomma se davvero sono pecore nere solo perché sono stonati al coro o anche per altri motivi.... stonato, 'sta parola mi dice qualcosa ma non mi viene cosa... boh, vabbè. Poi forse dovremmo andare da Tiziana appena abbiamo una minima novità, ci inventiamo qualcosa qui qualcosa ma per rimpolpare e poi ci facciamo dare una foto del prof se no come si fa a trovarlo... che poi io dico: secondo me ce la facciamo a tirarla dalla nostra parte."

Attimo di pausa ... si sente il bbzzdt bbzzdt del disco rigido che s'incarta nella testa di Vinicio, davvero non vale cinque milioni di dollari.

"Che dicevi? Ah.. eh.. no, veVAmente peV quanto pensi al dottoVE non mi ricordo nulla"

Alain si gira di scatto, le nocche bianche.

“Occhei, io c'ho il cervello in pappa tu c'hai il carattere in pappa, siamo pari."

"Non fave il cvetino, Manuel! Mi fai l'imitazione che sembvo Bevtinotti! Questa maledetta pvonuncia che non viesco a covveggeve! Non è un difetto che mi sono scelto, cazzo! A nessuno piace aveve qualche pavte di se' che funziona stovto... o... –“ Alain strizza gli occhi e guarda la sua mano destra, mentre agita freneticamente le dita come per sincerarsi una volta di più che la mano sia viva - "o... non funziona pev niente. Cevto, meglio aveve la evve moscia che esseve monco... o aveve il cev-vello sepavatista."

"Su non fare il permaloso se no ci va in pappa il fegato più di quel che vogliamo. In ogni caso chettedevo di'?! Chi è sto amico tuo che è morto? Lo conosco? Il nome mi dice qualcosa... Aveva mica a che fare col cervello in pappa?"

"Il mio amico che è movto sei tu, stvonzo! EVEBO, ti chiamavi EVEBO, cevca di capive bene, la seconda letteva è una EVVE, cazzo, evve come Voma, diosanto come faccio a divlo, te lo scvivo, se sai leggeve ... " –

Alain sembra esasperato, si sforza di pronunciare la erre, ma più ci prova e meno gli viene bene.

"Boh. Sai, è strano ma quasi non mi pesa il non avere passato. Forse non lo voglio. Forse è meglio cosi'... se davvero siamo redivivi... non vale la pena ricominciare? Ma poi, anche qui, qualcosa non mi torna: com'è possibile che non mi paia tutto strano? Dai, pensaci un secondo. Noi siamo zombie resuscitati e la gente perde la memoria e c'è uno scienziato pazzo che vive da cento anni e alberga in metrò... che cazzo è: un libro di Dick? Perché a me mi pare la cosa più normale del mondo? Vabbè, anche per te forse è normale, bene siamo in due. Ma tu chi sei? Io chi sono? Tu mi conosci? Piano piano cominciano a chiarirsi i pensieri e più si chiariscono più mi vengono domande... hai visto che già parlo meglio?"

Alain sbatte il pugno sul muro, e riprende a parlare - "E il mio amico che è movto sono io, Lazav, Lazav con la evve: cevto che il nome ti dice qualcosa, siamo stati molto vicini l'uno all'altvo in un peviodo tevvibile pev tutti e due. Avevamo cevcato di costvuive, con altvi fvatelli, un futuvo per il Pathos, un futuvo più giusto e in cui tutti potessevo aveve la pvopvia dignità e il pvopvio vuolo. Ma tu sei stato tvadito e lasciato solo, tvascinato di fvonte a quelli che si sono autopvoclamati giudici. Io sono stato tvadito, fevito e messo fuovi gioco da quelli del mio stesso Movimento, quelli che dovevano esseve le mie 'guide', quelli che un tempo chiamavamo Note. E sopvattutto da chi cvedevo esseve l'AMOVE della mia vita. E poi non so più cosa è successo di pveciso. Io mi sono vidotto male, non ho fatto nulla pev impedive che il pvocesso di degenevazione mi povtasse alla movte, fovse pevché non avevo più nessun intevesse pev la vita. Una seva è successo quel che doveva succedeve, la cvisi di vigetto che ha fatto esplodeve il mio cev-vello. E finalmente doveva essevci la pace pev me. Invece ancova una volta, e non è la pvima, mi ritvovo a givave pev questo mondo, e a conviveve con un altvo che pvima mi eva estvaneo. A te chissà cosa è successo. Fovse ti hanno condannato a movte al pvocesso. Fovse è accaduto tutto nel giovno della "fine", la scadenza del Pathos, di cui pavlavano tutti da tempo. Non lo so. Ci sono gvandi vuoti nella mia stovia."

"Ecco... adesso è tutto un po' più chiaro. Resta che ancora , a parte non sapere chi siamo per benino, non so nemmeno cos'è un Movimento" – gesto svolazzante con la mano tipo flamenco – “per risponderti, ma ce l'ho qui sulla punta della lingua. Quello che mi fa strano, scusa - DUE CALVADOS PER PIACERE! AH.. ALLORA... DUE COGNAC PER PIACERE! - paghi tu? Dicevo mi fa strano che in quei pochi flash che trovo prima del nostro incontro di ieri c'è un sacco di gente che non conosco, ma sono tutte cose un po' meste, la faccia di un tipo coi riccioli, la faccia di una stangona bionda, un tipo con una specie di armatura a paillettes - tipo c'hai presente automan? - ecco, e poi un tipino basso con una macchina giapponese o giù di li, tutta sporca di terra, e per ora è tutto. Forse a me è restata meno roba appiccicata, ma ho la strana sensazione che questa gente non la rivedrò mai più..."

"Già, è vevo. - annuisce Alain - Anche io penso che quella gente non la vivedvò mai più. Quindi diamoci un taglio, pensiamo a quello che ci sta capitando adesso. Io ho anche la vesponsabilità di questo covpo. Alain si sta adattando a me, sta vicominciando a viveve attvavevso di me, come un giovno aveva fatto Alessio. Devo occupavmi anche dei suoi affetti, delle pevsone che lo amano. Quindi ova affvontiamo le minacce di oggi. Al passato ci pensevemo in futuro."

"Vabbè , hai ragione tu. Facciamo il punto per la centesima volta. Di sicuro l'altro giorno qualcosa mi ha formattato e pure a Quintilio. Ipotesi uno, è un evento: allora potrebbe essere una cosa che succede periodicamente a me e a chi mi sta vicino. Oppure che succede in un certo posto per qualche motivo e ci siamo stati presi dentro io e il Terminator di Rodi. Oppure è colpa di qualcuno. Chi? È stato Quintilio ma gli si è ritorto contro? È stato qualcun altro? Di certo non può essere stata Tiziana se no lo saprei, forse sua madre. Di certo non può essere stata la biondina, magari è stato il professore: dopotutto tu mica c'hai i ricordi di Alain, giusto? E il prof ti ha tirato su, giusto? Quindi il prof sa mettere e togliere le cose dalla testa della gente..."

"Non è completamente esatto, Manuel - lo interrompe Alain, scuotendo la testa pensieroso - Te l'ho detto. Non ho i vivovdi pvecisi del signov Meltemi, ma sto vivendo molto intensamente le sue sensazioni, le sue incazzatuve, i suoi gusti ..."

"Quindi bisognerebbe scoprire se qualcuno ha visto in giro il prof o altri nella zona del delitto, sapremmo chi è l'Artefice... chi è l'Artefice, già. Perché se almeno sapessimo se Quintilio è stato ferito prima o dopo essere stato resettato, sapremmo se chi ci ha ridotti a tutti e due cosi' ce l'aveva con lui o con me, ergo se era il prof o un nostro nemico. Resta da capire che interesse c'è a resettare entrambi, ma quello è secondario"

"Abbiamo già pvovato a chiedeve in givo, ma pave che nessuno ti abbia notato. Pev quanto ne sappiamo, potvebbe esseve stato il tuo cane!" dice quasi ridendo Alain, anche se poi i suoi occhi ridivengono subito cupi, come se il breve spazio di una battuta fosse più di quello che può sopportare in quel momento.

"Ovviamente escludiamo a priori che sia stata Ker, che poverina si è presa la sua dote di mazzate e vorrei sapere pure come. Perché la mia cana non è magica pure lei vero? Almeno qualcosa di plausibile in tutto sto puttanaio ci deve essere...Che poi tutta sta cosa onirica e implausibile non può non essere legata al barbone in trance: se il dilemma non fosse tanto nel volantino quanto nella situazione in cui ti è stato dato? Cosi' si capisce pure chi voleva fartelo leggere, che poi magari è lo stesso stronzo che mi ha ridotto male il cane...."

"Non so, potvemmo tovnare al semafovo - lo interrompe Alain - dove mi si è avvicinato il bavbone, ma non cvedo che potvemmo tvovave infovmazioni utili. Si è vipveso e se ne è andato con le sue gambe, neanche vicovevato è stato. Possiamo solo chiedeve al giornalaio o al lavavetvi se quel tizio bazzica la zona. E poi fovse l'unica stvada è quella di tvovave dove si viuniscono questi ninjajesus di mevda. Ova ti lascio vicino alla pensione. Chiedi al padvone di casa che cosa hai fatto ievi mattina. Io intanto faccio qualche telefonata e qualche vicevca in intevnet. Stai attento a quello che fai. Non fave nulla senza che ci sia io alle tue spalle. NON ACCETTAVE CAVAMELLE DAGLI SCONOSCIUTI!"

 

Presi noi da elevatissime discussioni, la macchina ci porta di nuovo alla stazione e entra da sola nel palazzone di cemento dalla gigantesca P in mattonelle di cemento scuro, vigilato dalla madonna dorata. Ci dividiamo per risolvere il fascio di incombenze - appuntamento per rivederci: alle otto a piazza Barberini per andare a parlare col prete del coro di Quintilio.

 

Vinicio ripassa ancora dalla casella postale nel caso la fatina ci avesse depositato un regalino, lo spettacolo dei cadaveri delle buste è rimasto lo stesso invece.

- Come ho fatto a farmi fregare cosi'? Forse i cani me lo sanno spiegare.-

Alain chiama Silvie per sapere a che punto è con il recupero della sanità mentale del povero dott Giannelli. Quella risponde parlando molto sul vago e piano.

- Capisco che il mio amico è ancora a casa a prendere il te' con la torta al limone di Pina, che le cose stanno andando bene e che non può far capire che al telefono sono io, il resuscitato che non esiste. Che forza la mia vecchia!-

 

Vinicio risale in pensione dopo aver salutato i suoi piccoli, da qualche parte in camera deve avere la spazzola che gli piace tanto; è un ottimo strumento per sembrare un barbonaccio che tiene puliti i suoi cani e può fare qualche domanda al proprietario della pensione, il lubrico signor Volturnio.

In quel momento Alain si prende una bella postazione InteVnet accanto a due americane decisamente cicciotte, hanno dei fazzolettoni in testa alla 'mammamiaPasquaalleporte' che gli deprimono la libido alle ginocchia. Sotto non scende mai, proprio mai.

La prima ricerca è sul libro del Professore. Sarebbe forte averne una copia e capire qualcosa delle idee del nostro uomo. Magari c'è la foto nella quarta di copertina! Invece non ce ne è traccia. Né foto, né libro. Stupore? Stampato in poche copie in una città subito incenerita in una nazione cancellata dalla faccia della terra. Sarebbe strano che l'editoria nazifascista fosse sopravvissuta al Grande Nulla.

- Che razza di idee... Ci vorrebbe MOMM con i suoi legami in tutta Europa per far mettere una pistola in bocca a qualche vecchio libraio estone! Niente da fare: nessuna traccia del libro.-

A Vinicio il prosaico Volturnio inizialmente fa il vago, bella giornata, non ci sono più le mezze stagioni, galleggiano nell'insulso per qualche frase e quando il basco gli chiede di quella mattina, di quella certa mattina ignota anche a lui gli caca l'uovo d'oro senza neanche coccodè: il gestore chiede come Vinicio non ricordi, non si ricordi che ha ricevuto una telefonata dalla signora che ha la stessa voce - lui ricorda bene le voci - di quella che ha preso la stanza e fatto arrivare la sua roba? Non ricorda neanche che poi ha fatto una telefonata che ha pagato con due monete da cento quelle nuove che nessuno vuole e danno in elemosina e che ha parlato gentilmente con una donna? Che ha preso i cani e è uscito?

"A proposito: quel giorno che hanno fatto al tuo cane?"

- Se lo sapessi, lo dissi, Volturnio.-

La memoria è un altro uomo.

 

Trovato e trovato nella rete informatica, quel brano di Saffo non è legato a nessun tema particolare; lo stesso ad Alain piace ripassare qualche brano, per un tempo infinito legge le poesie della greca. Si rialza come scudisciato: telefonata cellulare. È Zoppi. Alain paga, esce. Insulta pesantemente: l'avvocato gli dice che manda le info aggiornate sulla Venturi! Per posta elettronica!

"Li movtacci tua! Devo vientvave nell'intevnet!"

 

Questa volta mi scelgo un PC accanto a una coda bionda nella seconda fila più lontana e mi affretto senza curarmi del cassiere che mi ha visto uscire il minuto prima. Mi siedo sbatacchiando la sedia di proposito ma quella è troppo presa da qualche chat in inglese, ha pure dimenticato le cosce che esplorano il mondo circostante in lunghezze generose, deve essere un'inglesina sui vent'anni. Sempre state sul cazzo le inglesi e dunque anche questa ce la metterei volentieri: prendiamo il file di Zoppi e magari abbiamo il tempo per farci dare il telefono. Potrei fingere di non saper aprire explorer per chiedere il suo aiuto - no, c'è un limite alla stupidità dei metodi di rimorchio. Invece a quella di Zoppi deve essere ancora tracciato: k e k di file. Quando leggo mi accorgo che ce ne è di roba, in effetti.

"Tiziana Venturi, nata a Roma... Orfana di padre da piccola. Medico Università la Sapienza. Rianimazione, università di Berlino. Patologa. Master alla Columbia. University of Bagdad."

È un sacco di roba.

-        Come si stampa qui?-

E-posta di Luca Zoppi. CV della Venturi:

Tiziana Venturi,

nata a Roma, 30 aprile 1958,

di Venturi Mario, macellaio, e Giuseppa, nata Maffuz, profuga libica, casalinga.

Orfana di padre il 4 marzo del 1972, travolto da ignoto pirata della strada.

Studentessa modello, cursus studiorum brillante nei risultati e quasi incessante nel ritmo. Completa gli studi al classico 1977 con ottimi voti, poi 1983 Laurea in Medicina, Università la Sapienza. 110 e lode, Medicina interna, tesi sulla chimica delle zone interne del cervello. Informazioni sulla specializzazione in Italia insufficienti, ma in quel periodo: 1984-85 corso speciale in Rianimazione, Virchow Clinic of Freie Universität di Berlino. Si reca spesso a Berlino Est. Comincia a pubblicare articoli. Due-tre all'anno. Si specializza nel 1986, anche qui massimo dei voti.

Sappiamo che già in questo periodo il professor Olimpo Ognuno finanzia i suoi studi e vive con la madre del soggetto (La madre cambia il cognome e prende quello del professore nel 1988). La figlia subito prende parte a un corso di due anni all'Università di Ginevra, Departement de Pharmacologie, Anesthesiologie et Soins Intensifs Chirurgicaux.

Nel 1989 scrive pochi articoli su riviste mediche, è l'unico anno in cui non segue qualche corso.

1990-1991, visita per otto mesi il Department of Pathology & Microbiology & Forensic Medicine, Jordan University of Science and Technology. Una pratica presso il Ministero Esteri per il risarcimento di un incidente stradale la nomina come presente a Baghdad, nel settembre '91.

A dicembre 1991 apre la sua collaborazione con la clinica che mi hai detto a via Bertoloni. Lei e i suoi collaboratori sono specializzati in recupero e riabilitazione di persone in stato di coma. I loro servizi sono molto cari, inoltre hanno una politica di privacy molto stretta. Non è chiaro dove effettuino le terapie, ma all'Istituto Superiore di Sanità le pratiche sul loro 'Centro' sono celate da una coltre burocratica che ancora non sono riuscito a penetrare.

Da dieci anni la tua dottoressa viaggia per mezzo mondo, è spesso in Svizzera e Germania. Partecipa a brevi congressi a Corsi mensili delle Università di Medicina di tutto il mondo, scrive articoli, ma dall'apertura dello studio le sue attività sono abbastanza riservate.

Nel 2000 ha partecipato alle attività del BioMechanik-Labor, Universitätsklinikum Benjamin Franklin, Freie Universität Berlin, ad esempio, ma non si sa per cosa fare.

Residente a via Barletta 22, Roma.

Parla tedesco francese inglese spagnolo.

Salute

Luca Z.

 

L'aria fresca porta l'odore della ferrovia - l'atmosfera è proprio di una parrocchia la sera tardi: l'aria di un'imboscata della Presenza... Ci entriamo con le mani in tasca e agguanto la prima figura che vedo in un corridoio:

"'Sera... cerchiamo il parroco per il gio..."

"Sono io. Puntualissimi. Fatemi la cortesia: accomodatevi qui nel mio ufficio. Arrivo subito. Grazie. Bene."

Si allontana sui tacchi delle scarpe d'ordinanza della divisa da prete.

"Ci verranno le emorroidi a passare il tempo seduti davanti alle scrivanie di mezza Roma."

"Sono sicuvo di avev letto un cavtello che dice che qui si può fumave. Accendo pvesso la povta. Guavdo se tovna mentve vovisti tva la sua VOBA..."

"Io?"

"Tu, tu..."

Vinicio si alza preoccupato di affrontare il piano di lavoro ingombro di carte, fax, pacchetti, libri e prima che sposti niente il suono dei tacchi di ordinanza ci avvisa del ritorno del nostro:

"Eccomi qui, a vostra disposizione, carissimi. Sono sempre lieto di fare rete con i mezzi di informazione; sapete bene come queste zone, che erano considerate poco, siano adesso il vero cuore attivo della città, e le parrocchie sono in prima linea. Sapete quanti ristoranti etnici ci sono in questo quartiere? tanti. Un quartiere multiculturale. Cosa vi interessa in particolare? Abbiamo tutta la serata."

Il ghigno di Alain si stira anche un po' troppo, sembra un gatto brizzolato che abbia trovato dei topini che non sanno ballare o far rotolar rocchetti.

Ripassa a mente la scaletta del programma:

- Mi presento come Eros Marchetti, giornalista free. Dopo un inizio generico sul tema dell'articolo, passo a parlare dei suoi parrocchiani, specialmente quelli del coro, specialmente i Lucchi. E da li' sempre più in particolare di Quintilio. Ho saputo che ha avuto un brutto incidente. Ma come sarà successo? Chi frequentava? Eh, questi giovani d'oggi! E la sua ragazza. Da quanto frequenta la parrocchia. Poverina, mi farebbe piacere intervistarla sul suo impegno sociale...-

I Lucchi aggiustano le macchine dei sacerdoti a gratis e non mancano una benedizione pasquale. Vengono al coro tra i bassi senza infamia e senza lode. Quintilio sta cosi' male? Pensavo fosse solo caduto dal motorino! Domani li vado a trovare. La sua ragazza è apparsa neanche un mese e mezzo fa, da un'altra zona. Perché venisse a cantare qui? Non dava spago a nessuno, caruccia ma distaccata. Forse si è capito che forse ha detto che forse abita a Casalpalocco, Acilia. Cosi', forse.

Prete-Alain                 0:0            X

Tra le nullevolezze si fa l'ora dei vampiri. Usciamo che il prete ci ha rintronato di chiacchiere. E esce con noi, dice che deve andare a trovare un parrocchiano. Al primo incrocio gli facciamo tranquilli:

“Da che parte VA?” Lui si butta:

“A destra.”

- Sbagliato, barbagianni.-

"Noi abbiamo la macchina più avanti. Arrivederci."

Ci allontaniamo inosservati:

"Cercava di seguirci alla macchina?"

"Magavi è solo un'impvessione..."

 

Lungo il tragitto da via Casilina a Via Volturno piani per domani:

“Dunque, non abbiamo cavato un vagno dal buco.”

- Della bionda, come si chiama?, Zoe?, sappiamo meno di prima. Forse abita a Casalpalocco, forse. Grande indicazione! Forse però, se c'entra con le condizioni di Quintilio, prima o poi cercherà di avvicinarlo, magari per accertarsi che taccia per sempre. Quindi dovremmo metterci a sorvegliare il Pertini.-

“In compenso Zoppi mi ha dato molte infovmazioni sulla Ventuvi. Il suo legame con i tedeschi sembra piuttosto fovte.”

Leggo a Vinicio il file che ho stampato nell'internet point.

Ancora non abbiamo capito chi sono i nemici. Il nostro compito dovrebbe essere quello di proteggere il Professore. E allora forse è il caso di andarlo a cercare nella metropolitana, dove si nasconde. Chiedo a Vinicio se se la sente di bazzicare tra i suoi simili (può ancora apparire come un barbone, se vuole) e farsi suggerire il modo per infilarsi nei sotterranei della metropolitana, chiedendo magari un posto sicuro dove ci si può rifugiare quando si è nei guai.

 

Da telefonata precauzionale Alain scopre che Giannelli se ne è tornato a casa, dove proseguirà le cure, prima di cena e intenzionato a sospenderle. Luce verde per Alain.

Vinicio prende i cani e si fa dei giri. Mangia, poi va a caccia di graffitari. Ogni n-1 tempo si gira di scatto e infama qualcuno che gli sta alle spalle.

Ci sarà un posto a Roma dove stanno tutti i punk-a-bestia seduti per terra coi cani e le bottiglie e i dread locks colorati e i piercing... e ci sarà un posto alternativo con tutta la feccia hip hop: loro sanno per forza come si entra in metro e chi ci sta.

Il posto è accampato a Termini, in un angolo del piazzale bus, dietro una delle entrate della stazione. I punk-a-bestia non mi tritano di botte e non solo per la comune alleanza canina; loro sono dei poveretti che credono di essere dei poveracci. Io sono un poveraccio che si finge un poveretto. Mi accampo. Porto del vino. Non puzzo troppo di vomito, non puzzo troppo di polizia, per principio mi lasciano in pace. Fingo di riconoscerne uno. Mi sbaglio, gli dico che mi pareva di averlo visto ai tempi in cui Kaos 1 taggava ancora. Faccio la parte del vero bohemien-clohard, il barbone per scelta stile ottocento. Merce rara. Parlando del più e del meno si organizza.

Fatte ‘ste cose Manuel torna a dormire.

 

Alain torna a casa.

Lasciata la strada, mi avvicino alla porta già familiare. Potrà esserci un luogo sicuro dai demoni, lo sanno i Mangiatori di Morti che un uomo non può essere offeso nella sua casa?

Non c'è parentela tra lo sguardo di Maman che ha aspettato in piedi il suo Alain e quello dell'insonne Volturnio per Vinicio: i cani stanno bene e il tuo amico si riprenderà presto, credimi.

Sono troppo preso per fare chiacchiere inutili, con un certo nervosismo scosto le lenzuola per il mio corpo pensieroso: il tempo passa e non maciniamo che acqua, tutte strade chiuse e nella nebbia che ci avvolge qualcuno può arrivare al professore. La cosa più chiara è proprio che se questo succede verrò risucchiato dal Piccolo Nulla, tutto questo mi verrà strappato, tutto questo da cui è troppo presto per separarmi, troppo presto per rinunciare a tutto - anche all'interruttore della stanza.

Piomba l'oscurità e fisso i contorni neri della camera con l'ansia che sarà una notte di sonno difficile. Invece sento l'oblio arrivare come un'onda, affondo piano nel tepore del letto - il mio letto di stanotte.

Quanto ho dormito? Prima di arrivare su questo vialetto tra i pini?

Gli aghi scricchiolano sotto le scarpe perché sono oltre le siepi, il vialetto di pietra mosaicato dal sole potente che cade tra i rami che profumano. Deve essere una gran villa.

In cui vive una bambina!

Appare, veloce scende di corsa per il vialetto senza vedermi. Nel vestito bianco a fiori rossi e le scarpette nere corre a braccia aperte verso l'amato bene, corre felice verso il padre mancato. Mi giro per vedere dove finisce il volo di Giulia, le braccia del padre che ride alla fine del viale, l'abbraccio di Sobek!

Il latrato mi sfonda l'orecchio prima che il cane mi travolga!!

“Cado!!!”

Mi sveglio.

Sono nel mio letto. Il tepore è quello e il ricordo di un maledetto incubo.

Mi ributto subito a dormire, appena il corpo sente le lenzuola e il cuscino, l'onda di Morfeo lo ricopre.

Gli aghi scricchiolano di nuovo dietro la siepe, la bambina corre tra le macchie di sole, mi giro verso il suo traguardo e la bestia mi è subito addosso!

Mi risveglio. Stavolta non ho avuto la sensazione di essere gettato a terra dal peso della belva di Seth, ma è stato tutto più breve. Ci devo riprovare - se guardo l'orologio non mi riaddormento.

Abbracciami, Morfeo di Roma.

Vedo solo il sorriso sotto i capelli neri a caschetto che corre nel vestitino. Non riesco neppure a girarmi. I cani mi sono subito addosso - cerco di resistere! Niente da fare. Neanche mi sveglio subito. Sono nel deserto illuminato dalla luna. Fa un freddo dannato che già conosco; sono in piedi nella pianura morta gelata. Intorno caracollano cani nervosi, non muovo un muscolo - questo provvedimento di difesa non deve durare a lungo.

Prima una voce trapassa la notte, è quella sarcastica della biondina:

"Bel tentativo, professore... Peccato."

Poi mi sveglio, incazzato. Stanotte di riprendere a dormire non se ne parla:

i nostri avversari stanno prendendo il sopravvento nel Piccolo Nulla. MOMM o il Professor OOOO ha cercato di dirmi qualcosa in cui c'entra una bambina - ma non c'è riuscito. Forse non è una bambina, deve riferirsi a qualcosa - di sicuro. Comincio a vestirmi per andare a cercare un bar.

 

Mentre bevo una vodka in uno squallido e semideserto bar aperto di notte, penso a quanto è appena accaduto.

Devo assolutamente parlare di questo con Manuel. Forse anche lui ha avuto sogni e incubi. Il sogno ha risvegliato in me un desiderio che avevo cercato di reprimere: voglio rivedere Carlotta, parlare con lei, conoscere Giulia.

Appena possibile la chiamerò.

 

È la mattina di un nuovo giorno.

Alain all’ospedale Pertini, al telefono con Vinicio:

"Salute...”

“Poi sarei io quello che fa dello spirito fuori luogo...”

“Hai fatto un sogno?”

“Ho fatto un sogno. Chi cazzo è Sobek?”

“Senti, fovse è meglio che mi vaggiungi qui. Da quello che mi hai detto e da quello che ho appena visto, mi sembva che la nostva amica Ventuvi sappia e faccia più di quello che ci vuol fav cvedeve. Fovse è il caso di accevtavci su come sta Quintilio, ti aspetto".

Intanto telefona a Carlotta per invitarla a cena.

Alle 10:00 ancora non è successo niente. Alain ha fatto un campetto di cicche fuori dell'ospedale aspettando i familiari di Quintilio che giace nella sua stanza. Stranamente, non si vede nessuno che sembri una miniatura Armory in carne e ossa.

Manuel Fernandez detto Vinicio chiama dunque Pistoia, il numero dove sanno di Attilia procurato attraverso Pilar: parla con un esagitato di cui sente i muscoli pompati pure per telefono. Costui gli dice che organizza trekking e corsi di survival e gnosi interiore; arti marziali nell'appennino tosco-emiliano e quella volta, sì, venne una biondina carina con quattro amici. Tutti magoni delle arti marziali, taciturni ma gentili e cortesi. Dovevano essere tipo una squadra di questi che fanno survival nei paesi del nord Germania, Svezia. Almeno due erano proprio degli stranieri. Di loro non sa dire molto; solo che erano esperti e riservati. Ci si poteva scherzare e parteciparono onestamente a tutte le attività, arrivando primi in tutte le gare, tranne in quella con i nunchaku. Non ti sa dire altro, l’indirizzo dell'iscrizione di Attilia e dei suoi si riferisce sempre alla casella postale a Trento. Siccome però per telefono non puzza e non digrigna i denti e sul lavoro Pathos non infama a raffica, con un po' di insistenza riesce a scoprire che in quella occasione strinsero una specie di amicizia con un altro partecipante al corso, che si mostrò molto interessato ai loro metodi e che passò pure qualche sera in tenda a parlare 'dinonsochecazzodicosedireligione' con gli Ottan Ash , la squadra di Attilia. Anzi se ne andarono assieme. Poi incontrò questo Giovanni Rigillo, per caso a Bologna e questo gli disse che allora stava ormai alla scuola di Attilia. Lui non capì di cosa si trattasse. Il tizio Riccardo non l'ha più visto ma di lui ha l’indirizzo di quando fece il corso da lui. Rattamente Vinicio chiama: trova una signoretta di Parma che dice che il figlio non vive più da lei, si fa sentire regolarmente ma di rado, lavora per una specie di polisportiva all'estero. Non sa dare altri dati se non che:

Riccardo è adulto fa quel che vuole e lei la mamma non si preoccupa di non sapere i dettagli; guadagna bene e non ci sono motivi di fare domande; lo aspetta per stasera, passa a salutarla perché è in viaggio con i suoi amici in Italia - vanno a un campo di trekking nel sud.

 

Alle 11:00 Vinicio ha rimpinzato se’ e i cani di cornetti e saputo che le stazioni della metro sono ben sorvegliate; è facile entrare ma impossibile restarci la notte, a meno di avere la copertura del personale della stazione. Chi fa casino viene subito segnalato alla sicurezza, delle caricature di agenti che si cagano sotto da soli ma menano quando in tre o più.

Proprio uno di questi apostrofa Vinicio che passa davanti all'uscita della ‘Linea A’:

"Capo, ancora co’ 'sti cani?"

Alle 11:40 Vinicio chiama Alain:

"Egun on... Indovina che ho scoperto?"

"Divevtimi, stavo pev metteve le vadici davanti a questa mevda di ospedale..."

"Alla stazione ho scoperto che il giorno delle pulizie di Pasqua nel mio cervello avevo preso la linea A della metro con i cani..."

"Sai che scopevta, avevi il biglietto in tasca e i cani evano con te e sono stati feviti quando hai incontvato l'impvesa di tvaslochi mnemonici..."

"Ho fatto un giro per le stazioni e ho trovato dove mi hanno già visto uscire con i cani, quel giorno... Sono a Ottaviano, a via Barletta..."

"E questo che Cvisto vuol dive?"

"Non c'è bisogno di essere volgari tutti e due. Vuol dire che quel giorno sono andato a casa della Venturi!"

"NON MI VIVOLGEVO A TE! C'è un'ambulanza e sono venuti a pvendeve Quintilio! Una ambulanza pvi-v-ata! Ti lascio, la seguo."

Alle 13 di questo giorno Quintilio, sempre in coma profondo, viene ricoverato nella clinica privata a via Bertoloni. Non la vediamo, ma la cosa è sotto il controllo della Venturi.

 

Sto cercando di mettere insieme in modo giusto il numero della Venturi, ma per tre volte sbaglio qualche cifra. Forse recentemente c’è stato un grappino di troppo.

Al quarto tentativo ci azzecco, e mentre il telefonino comincia a dare segni di chiamata, vedo con la coda dell’occhio un essere superagitato che viene nella mia direzione correndo, con la lingua di fuori e i capelli dritti. Ravvicinato, quell’essere assume le sembianze di Vinicio, e a portata di suono sento anche la voce di Vinicio che blatera frasi sconnesse. Mi sa che è proprio Vinicio, che vorrebbe blaterare qualcosa sul fatto che fidarsi non è bene e non fidarsi è bene. Raggiunta su un numero di cellulare l'ineffabile Tiziana Venturi è assai sorpresa di sentire le mie proteste per il 'prelievo' dell'inanimato Quintilio: non si occupano loro medici della clinica proprio di persone in coma, guarda caso? Non può darsi che avendolo sotto cura possiate scoprire qualcosa su di lui?

Non è uno di coloro che vi hanno aggredito e legato a chi minaccia il professore da cui dipendiamo tutti?

E il “tutti” me lo dice in tono allargato. T – u - t – t – i .

Vinicio fa gestacci, non vompeve non vedi che pavlo, lo stizzisco. Continua imperterrito, io non lo ascolto, mi giro con aria disturbata, faccio un gesto con la mano, chiudo gli occhi, tappo l’orecchio, faccia disturbata lo tengo a distanza con una mano in faccia tipo quindicenne che litiga col fratellino di due anni.

E finalmente arriva il calcio in culo

Mentre taglio corto la lama di ghiaccio che la Ventuvi ha al posto della lingua mi sfregia l’orecchio telefonico in perfetto stile biblico.

So che è in 'macchina con autista' dal tono, il tono dell'altro pianeta. Forse è anche lei una creatura transitata per il Piccolo Nulla, la gelida rivelazione del Piccolo Nulla. È gelido anche il tastino rosso del telefonino. È fuori Roma per lavoro e non possiamo incontrarci.

"È fuori Roma, dalla madre," azzecca Vinicio.

"Ha povtato la madve fuovi Voma e messo Quintilio nella clinica, pevché?.."

"La madre sa del Piccolo Nulla, sono stato da lei, non ricordo che mi ha detto, ma il suo sorriso... il suo sorriso aveva quell’aria rasserenata di chi ha visto il patibolo e può ancora raccontarlo in giro.

Non so come spiegarti, ‘sta salope ci ha detto di non ascoltare la mamma, ma non ha senso.

Non aveva senso specificare ma la ranatoro non è scema... solo che sa chi comanda... eppoi non me la sovvengo ma c’ho presente la sua voce. Ha resistito al ribaltone, non è normale.

Eppoi che caffè che faceva...”

“Ti vicovdi il caffè... la voce... non ti vicovdavi me ma il caffè della Ventuvi seniov. Puzza di occultismo a un miglio.”

“E poi c'è un'altra cosa che hai detto sbagliata."

"E cioè?"

"Non tengono i pazienti alla clinica. C'era scritto nei documenti che mi hai fatto vedere. Non curano i comatosi fottuti a via Bertoloni. Ci ha imboscato lo sfortunato bisontino."

"Ci vimane solo un posto."

"La metro."

"La metvo."

"È più facile andare a dare un'occhiata durante il giorno. Ho incontrato il professore di giorno. Non ricordo dove e come, ma sono sicuro che se lo rivedo lo riconosco. I punk-a-bestia mi hanno detto che di notte è difficile entrare e restare, taggano ai depositi che stanno fuori. Hanno detto che mi faranno sapere se vedono strano, mi hanno preso in simpatia: il che indica a che sottolivello stanno...

Da che stazione partiamo a cercare?"

"Sei sceso a Vittorio Emanuele e andavi verso Anagnina per portave la sportina rossa."

"Ho fatto già un sopralluogo. Col biglietto mi fanno pure entrare. La cosa buona della metro di Roma rachitica è che non ci sono molti posti per nascondersi. I graffitari dicono che non c'è nulla di strano tranne un paio di posti…“

"Andiamo in questi posti. Ce la facciamo adesso?"

"Sicuro come il sole, uomo."

 

 

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