CRONACHE DAL PICCOLO NULLA
di
Eterodossi


Capitolo 6 - tana per Vinicio!

La mattina nuovo giorno, umore subito pessimo: Maman mi ha appena spiegato che il padre di Massimiliano, un avvocato vedovo dai modi spicci e le idee lineari, ha fatto trasferire il figlio in un posto dal nome gentile, dove lo terranno sotto pilloline per chissà quanto tempo a friggergli il cervello. L'idea che un mio amico si trovi in una clinica perché ho commesso una leggerezza mi angoscia.

Non ho nemmeno voglia di occuparmi di Quintilio. Il solo pensare alla Casilina mi dà il voltastomaco.

Devo inventarmi qualcosa per tirar fuori dai guai Massimiliano.

Chiedo a mamma se se la sente di andare a parlare col padre, offrendo ospitalità in casa Meltemi, come migliore terapia per farlo riprendere. Può spiegare che in casa nostra Massimiliano avrebbe tutta l'assistenza necessaria e potrebbe superare il trauma vivendo a contatto con l'ambiente dell'amico perduto.

Maman conosce bene Giannelli senior abbastanza da sapere che riuscirà a convincerlo: la mia è una buona idea. All'avvocato non piace l'idea di avere un figlio fuori di testa e la proposta di farlo parlare con la madre del 'fantasma redivivo’ per convincerlo della realtà gli sembrerà sensata, logica e quindi praticabile.

Dopo una telefonata melensa e formale gli accordi sono presi per il giorno successivo: appuntamento di Silvie col medico che ha in cura Massimiliano per questo tentativo di riportarlo con i piedi per terra.

Per ora non ci sono stati contatti da parte dell'organizzazione di Ognuno, quindi mi ritengo libero da impegni.

 

Forse potrei fare una visitina a Carla e poi forse troverò la forza di riandare a seguire le tracce di Quintilio, per arrivare alla ragazza. Invece mentre sto andando all'agenzia di Casting a fare una sorpresa a Carla, suona il telefonino.

Mi ritenevo male: è la Venturi che chiede dove sono, dove sto andando. La voce è simpatica come le foto al Verano.

- Cava signova, quello che sto facendo è affav mio. Non penso che lei abbia il divitto di contvollave i miei movimenti. - rispondo seccato.

Per nulla impressionata dalla mia reazione, mi chiede seccamente cosa sto facendo a riguardo dei simpaticoni incontrati in metro.

Sto guidando e non posso stare tanto al telefono.

Lei sa che abbiamo preso i documenti 'a quello grosso’ e vuole che teniamo sotto pressione gli inseguitori del prof; questa mattina sono veramente di pessimo umore. Le rispondo senza pensare che forse questa donna ha in mano il mio destino:

- Signova Ventuvi, cvedo che sia venuto il momento di fave una chiacchievata. Il mistev 'gvosso del metvò' sappiamo chi è e dove tvovavlo, ma è solo una pedina, pesantuccia, ma una pedina. Se non mi spiega qual'è la situazione in cui ci stiamo muovendo, chi è il pvof, chi sono i nemici, e sopvattutto chi sono io, non cvedo che si possa fave molto di più. Penso pvopvio che lei ed io dobbiamo incontvavci.-

Il mio tono è duro e risoluto. Non è una trattativa..

Invece mi risponde che adesso è molto impegnata con la clinica. Appena troverà un buco in agenda ci vedremo in ambulatorio. Poi attacca, o la linea cade, non so.

- Vaffanculo tVoja!!!  - penso ad alta voce, - te il tuo pvofessove del cazzo!!!-

Dirigo la macchina verso Prati. L'ufficio di Carla, la Casting Media Europa, è vicino al Lungotevere Oberdan. Arrivo in pochi minuti e trovo un parcheggio proprio a Piazza del Fante. Giorno fortunato!

Il portone risponde al numero 35. C'è l'etichetta della Casting sul citofono, in bella evidenza. Sto per suonare. Poi mi dico che è meglio fare una passatina dal bar. Ci vuole qualcosa di forte, per calmarmi dall'arrabbiatura con la Venturi.

Mentre sorseggio il mio grappino, cerco di immaginarmi la scena dell'incontro con Carla.

- Ciao, passavo di qui e ho pensato di salutavti...-

No, banale. Meglio:

- ...e ho pensato di venive a vedeve la topaia in cui lavovi...-

Mmm, non va.

Perché ci sto andando? Perché ho voglia di rivederla, parlare con lei, dirle le cose che non le ho mai detto. Tornare a far parte della sua vita...

Mentre continuo a pensare, pago la consumazione e torno al numero 35.

Suono il citofono con decisione.

- Casting Media Europa- risponde una voce da segretaria.

- Pev favove,- dico dopo essermi schiarito la voce, - cevco la signovina Pescocostanzo.-

E intanto i pensieri si accavallano nella mia testa.

Si, questa volta voglio essere sincero. Questa volta non voglio nasconderle i miei sentimenti. Soprattutto non voglio averne paura. E voglio conoscere Giulia. In fondo sono io suo padre. Se non fosse per me, non sarebbe nata.

Ehi!, ma che sto pensando! Se nemmeno la conosco, questa Carla!

E poi che diritto avrei di coinvolgerla nella mia storia? Non so nemmeno se sono davvero vivo e quanto durerà la mia esistenza? No, potrei procurarle solo guai.

- Bbzbzhzz... terzo piano- dice la voce al citofono. Capisco solo la seconda parte della frase, ma non importa. Mi sto già allontanando.

Mentre salgo in macchina, ho un attimo di ripensamento. L'istinto mi dice di tornare indietro, di salire quelle scale, di dirle che mi trovavo a passare di qui e... Mi immagino il suo sorriso, gli occhi luminosi, che esprimono la gioia di rivedermi...

Metto in moto con rabbia.

Ritorno sul lungotevere. Non so bene dove andare. Per ora mi dirigo verso San Pietro. Strappo lungotevere Oberdan con un'unica tirata di terza e violento l'asfalto con la quarta chiodata.

Il primo semaforo rosso, naturalmente. Frugo sul cruscotto incazzato tra le cassette, i pacchetti vuoti, gli accendini, il pupazzo dell'uomo ragno:

- Ci deve esseve un'altva dannata sigavetta! -

Il mendicante tiene la stampella ficcata nell'ascella del mezzo braccio disgraziato e appoggia la ciotola sul bordo del finestrino, il mio finestrino. Con torsioni da epilettico, stritolato dal boa nero della cintura di sicurezza raggiungo il portafogli nella tasca della giacca tenendo anche in mano un pacchetto che dovrebbe contenere un paio di speranze di sigaretta, l'accendino e il pupazzo mentre vorrei pure borbottare tipo 'C'hai una sigavetta?'.

La cicca gliela chiederei se non fosse lui a dire:

- Prendilo, prendilo, prendilo...-

Ha gli occhi rovesciati. Trance. Sulla ciotola c'è un santino folle, tutto rosso e nero. È per me, è mio, lo prendo. Il mendicante barcolla all'indietro e si spalma sul marciapiedi a metà carreggiata. Confusione, io e altri automobilisti scendiamo a fare la parte dei buoni samaritani. Il moncozoppo si sta già riprendendo, si lamenta aggiungendo assurde bestemmie in ciociaro. Dopo brevi confabulari e frasi di circostanza i samaritani se ne vanno per le loro strade. Io per primo, so che è un po’ colpa mia, ho sentito una ventata di aldilà spirare dalla porta socchiusa di un Ade soffiante messaggi alle spalle del disgraziato.

Il santino ha il verso che è tutto un programma:

Ninja Jesus - can your saviour throw shurikens? http://www.ninjajesus.com/

C'è un primo piano di Gesù, coi classici boccoli e barba biondi, e con espressione intensa sta per scagliare lo corona di spine a mo’ di frisbi chiodato.

Dietro c'è un invito alla prima di 'Fists of Gods' e un messaggio in caratteri gotici rossi:

"Dicono che sopra la terra nera

la cosa più bella sia una fila di cavalieri, o di opliti, o di navi.

Io dico:

quello che s'ama"

Deve essere un messaggio proveniente dalle mie nuove origini. Deve essere di MOMM: non si capisce che vuole, forse è il massimo che riesce a fare. Se si prendono il disturbo di impossessarsi di un mendicante per mandarmi un brano di Saffo ci deve essere un buon motivo. È un indizio? O un avvertimento?

Sempre più perplesso intasco il santino e riprendo la mia strada.

Piazza San Pietro. Sono al centro della piazza e mi guardo intorno. Perché mai sono venuto fin qui? Incrocio decine di sguardi, una frazione di attimo di contatto, non hanno niente da dirmi, non ho nulla da spartire con loro. Sguardi indifferenti. Sorrido beffardo. Se sapessero! Ehi, pellegrini, avete appena sfiorato con lo sguardo un morto tornato in vita! Voi che per fede credete alla resurrezione al terzo giorno, di un corpo che era tutto intero, come la mettete con me, che torno a percorrere le strade del mondo dopo quasi cinque anni dalla cremazione? IO sono IL miracolo!

Senza accorgermene mi ritrovo all'interno della Basilica.

Perché questo ambiente mi è familiare?

Devo chiedere a mamma se sono stato battezzato o cresimato qui.

Poi, all'improvviso, un nome mi esplode in testa.

PADRE NAVARRA.

Un senso di angoscia si impadronisce dei miei pensieri. Padre Navarra, io, io?, Max, la stanza proprio sotto quella del Papa. La convocazione. Il suo cadavere. Il volto dell'Eterno che si estingue nella putredine della morte. Il Padre ci lascia. Il Pathos implode. Non ci saranno più gli Dei. Cos'è adesso il mondo?

Non voglio saperlo. Non sono ancora pronto a capire.

Io sono Alain Meltemi. E non ho nulla da fare a San Pietro.

Quasi di corsa esco dalla basilica, torno verso il parcheggio, accidenti quanto l'ho lasciata lontana 'sta macchina!

Passo davanti all'edicola e compro la Repubblica. Spero che nella pagina degli spettacoli si parli di "Fists of God". Metto in moto. È meglio cambiare aria. Una visitina al vecchio buon Quintilio, tanto per accertarmi che goda buona salute. E poi chissà che oggi non sia giorno di coro?

 

In zona Casilina fermo la macchina e sfoglio il giornale. Non trovo traccia alcuna di "Fists of God".

Mi ripropongo di fare una scaletta delle cose da approfondire in questa storia.

Appena a casa mi collegherò in rete per cercare notizie di questo cavolo di spettacolo. Sembra più l'invito ad un raduno di fans di un qualche predicatore pazzo che uno spettacolo teatrale

- Savanno mica Gnola e Ciack?- mi chiedo, e mi scappa un ghigno di autocompiacimento per la stupida battuta.

Temo che potrò scoprire di che si tratta solo andando all'appuntamento. Guardo con più attenzione il santino per memorizzare luogo e data.

 

A ben leggere mi accorgo che è una specie di promo, il trailer di un film che è una sceneggiatura che è un ideona che è un modo di vivere. Ho la sensazione che questa roba arrivi dallo stesso luogo da cui vengono la biondina che ferma il tempo, la sensazione che MOMM sia coinvolto nei peggio modi e io stesso. Il luogo invisibile da cui si vedono tutti i luoghi, so che esiste un posto così: allora perché non mi mandano un messaggio chiaro?

Già. Perché?

- Comunque sarà meglio non coinvolgere Carla. Potrebbe essere pericoloso, o comunque noioso. -

Saggio pensiero o meschino alibi?

Dopo un'ora di osservazione, mi rendo conto che non ci sono movimenti particolari nel fortinofficina della 'Quintilio family', e anzi il movimento sembra minore del solito.

 

Faccio quattro passi verso la parrocchia. Non è giornata di coro, ma il prete che ho incontrato l'altra volta mi nota, qualcuno deve averlo avvisato che stavo gironzolando là fuori, e mi riferisce che il parroco ha detto che mi incontrerebbe volentieri e lui è sicuro che domani sera verso le nove sarà libero dopo il rosario....

 

Bene, non mi resta che tornarmene a casa.

Pina mi ha preparato la merenda. Insiste che mi devo nutrire, per crescere sano e robusto.

Dopo essermi rimpinzato di focaccine e spremuta d'arancia, corretta naturalmente con abbondante brandy, comincio a girare in rete. Vado all’indirizzo del ninjajesus. Uhm, carino. Cose da pazzi, ma affascinanti. Saving the world from its Sanity.

Inferno, Paradiso. Gusti musicali, qualcuno coincide con i miei, Marilyn Manson, per esempio.

Però, i miei di chi? E poi i giochi. Ma qui si gioca anche a soldatini in rete? Mi convinco sempre di più che MOMM abbia a che fare con questa storia.

Approfitto del collegamento in rete per cercare documentazione sui disagi della periferia. Sto cominciando a pensare all'articolo da scrivere sul Casilino. Un po’ di denuncia, un po’ piccante, un po’ scandalistico.

La giornata scivola lentamente verso la sera. Cosa mi aspetta per il prossimo futuro?

Provo a fare un breve elenco.

Domani mamma deve occuparsi del problema Giannelli.

Forse riuscirà a farlo portare come ospite qui a casa nostra. Poi dovrò trovare il modo di farmi accettare da lui.

Verso le 21 devo andare all'appuntamento col parroco. Non so bene cosa penso di ottenere da questo colloquio. Forse qualche informazione in più su Quintilio e sulla sua misteriosa donna. Ma non ho molte speranze di cavarci qualcosa di utile.

E Carla. Troverò uno spazio anche per lei?

 

Non credo. Mentre entro in camera strascicando le mie ciabattone preferite - seppure ancora un pochino naftalinose - brandendo una flute sussurrante di kyr imperiale, mi cade l'occhio sullo schermo del PC e i risultati delle ricerche lanciate prima di cena. Una notizia di agenzia richiamata proprio dalle parole chiave sulla zona della Casilina.

- Giovane meccanico grave dopo aver assistito a combattimenti tra cani.-

Squilla il telefono.

E pure il telefonino. POVCA TVOIA VOTTA IN CULO. Poggio il kyr.

 

Al telefono lascio la mamma, la sento che confabula melliflua; ho fatto bene a rispondere al telefonino, è tutto nel polso, la magia del vecchio cacciatore: è la segretaria della Venturi.

Si scusa per l'ora, ma la 'dottoressa’ le ha chiesto espressamente di farmi avere il suo messaggio in ogni modo; sento tanta paura nella sintassi che recapiterebbe un postit anche all'inferno, se così istruita dalla stronzissima chirurga.

Bofonchio formalità e ottengo in cambio la convocazione alla clinica domani mattina per 'un cambiamento nelle condizioni generali del paziente’.

Bofonchio che veramente il preavviso è troppo ristretto, avrei già altri impegni. Comunque farò di tutto per esserci. Chiedo se devo avvertire qualcun altro interessato allo stesso paziente, o se ci ha già pensato lei.

 

Quando attacco mi siedo davanti al PC. Anche se il nome è protetto capisco dagli altri dati (meraviglie del significato della praivasi in Italia...) che il "giovane uomo ricoverato in stato di shock con delle morsicature di cane, probabilmente procuratesi durante un incontro clandestino di lotta tra cani, un piaga... ecc ecc" è Quintilio. Trovato la mattina alle nove a Pietralata, è all’ospedale ‘Sandro Pertini’ sotto inchiesta.

- Morsicature di cani? I cani di Manuel? Quintilio era arrivato a Manuel? -

Cerco altre notizie ma questa è proprio polvere di cronaca.

Una vocina in testa mi dice che mi sto dimenticando qualcosa.

 

- Ah, cazzo!, l'altra telefonata!-

Cerco Silvie e la trovo davanti al TG4, senza audio. Emilio Fede si esibisce come mimo: è irresistibile...

- Maman...-

- Dimmi cavo... hai visto che nella posta c'è una lettera di quel negozio di fumetti di cui avevi la tesseva?-

- Sì, sì, ci vado quando ho un po’ di calma. Chi eva al telefono?-

- Niente, gente della Cavitas. Hanno tvovato il nostvo numero in tasca a un senza casa, povevino, ci deve esseve qualche evvove.-

Ne conosco solo uno di senza casa e quello forse è un 'evvove’. Manuel. Se lo stavo cercando, adesso so dov'è - se riesco a ottenere l'attenzione della mamma - forse dovrei mettermi davanti al televisore e fingermi Fede, un tempo lo sapevo imitare bene.

- Maman, posso sapere ESATTAMENTE cosa vi siete detti o devo fave una seduta spiritica e chiedeve a papà!?-

Silvie alza piano gli occhi azzurri, anche se non sa cosa, ha fatto qualcosa per farmi innervosire. Conosce le contromisure per il mio pessimo carattere: mi relaziona attentamente sulla telefonata, alla sua età tiene ancora tutto a mente, ma non lo fa vedere.

Erano degli operatori del Centro Caritas a Termini, dicevano di avere dei problemi con un utente, niente di grave, una forma di amnesia, aveva in tasca il nostro numero, hanno provato a chiamare, sono stati molto gentili e si sono scusati, lei gli ha raccontato di quella volta che...

Sono già in camera mia a prendere la giacca e le chiavi della macchina.

 

A quest'ora trovo parcheggio facile e non è passato molto tempo tra quando ho capito che ‘loro’ sono arrivati a Manuel e questo minuto in cui attraverso via Marsala al piccolo trotto zoppo e aggiro l'autopompa dei pompieri che è lì per motivi che non mi interessano.

La mensa Caritas è indicata da un cartello e non fatico - tra 'sono un giovnalista’ e 'mi avete chiamato’ - a entrare dietro le quinte della macchina assistenziale alimentata a buonismo clericale. Dopo un turbinare di spiegazioni in cui spendo il mio ghigno migliore con le operatrici cicciotte, il savuarfer signorile con le suore e la mascella di granito coi ragazzi, il nome 'Vinicio’ e i dettagli riportati da mamma, arrivo ai miei uomini, operatori di strada. Lei sembra l'incarnazione della maialina di Duffy Duck, lui è un siciliano che potrebbe fare lo spacciatore a Caltanissetta con la stessa faccia e lo stesso capello monoblocco a onda.

Mi dicono che da pochi giorni si presentava abitualmente per un caffè o un panino, due chiacchiere un barbone spagnolo o francese, che - sì - si faceva chiamare Vinicio, o Manuel; uno a bassa soglia di rischio, tranquillo e abbastanza pulito; lo avevano notato proprio perché sembrava un utente da zero problemi. Invece proprio loro lo hanno incrociato a piazza dei Cinquecento, che vagava con l'occhio sperso. Aveva con se i suoi cani, uno malamente ferito, prima che qualcuno chiamasse la polizia lo hanno convinto a seguirli al centro.

Mi fanno vedere il referto medico interno, da che si fidano che devo essere suo amico, hanno riconosciuto l'accento che condivido con Maman...

Mungo altri dettagli.

Manuel non sembrava sotto effetto di alcool, ma era in preda di un grave disordine mentale. Non ricordava dove alloggiasse, i nomi degli operatori; quando gli hanno chiesto cosa era successo a lui e al cane, non ha saputo che dire, anche se guardava le ferite del mastino con pena e sorpresa. Buco, buco completo.

L’iniziativa passa al benefico duo e mi chiedono diretti se il ‘mio amico’ non faccia uso di droghe. Nego. Loro stessi non sanno crederci, anzi: sul corpo di Vinicio non solo mancano segni di un qualche tipo di abuso chimico recente, ma sono anche scomparse le ferite al collo che si era fatto medicare tre giorni fa!

Liste di domande mi piovono nella coscienza buia: chiedo del cane facendo gli occhi a feritoia.

Anche qui l'argomento è delicato. Il medico ti dice che se non avesse visto la premura di Vinicio e l'attaccamento del cane al padrone spagnolo, forse lo avrebbe denunciato per maltrattamento. Sembrava che il cane avesse affrontato un qualche tipo di grosso felino che gli aveva piantato le grinfie e  fatto danni brutti; lui non è un veterinario ma ha qualche esperienza coi cani: ferite che lasciano il segno ma non pericolose. Un'altra cosa strana è che c'erano solo due lesioni, una nella groppa e una nel torace, insomma esclude un combattimento tra cani.

Per il barbone può solo parlare di una grave forma di amnesia di origine ignota.

Dicono che sono riusciti a ricostruire dove Vinicio vivesse dai pezzi di carta che aveva addosso, anche il mio numero, poca roba; visto che si comportava normalmente non si sono sentiti di chiamare il DSM e lo hanno accompagnato alla pensione col patto di andare a trovarlo domani.

La parola 'domani’ è coperta dal mio saluto; in un roteare di giacca e convenevoli veloci, dirigo per la pensione che mi fa senso.

 

 

PATHOS © 2001
Associazione di Letteratura Interattiva