Davanti ad una bottiglia di Marthàs Wineyard
 

di Marzia Possenti ed Elio Guerriero 



"Mi sono bevuto il cervello." pensava Elio tra se e se "Passare la notte a scrivere una confessione proprio quando oggi la sicurezza è tutta sulle mie spalle".
Seduto accanto all'autista nel parcheggio dell' O'Hare fumava nervosamente una Celtique Papier Mais e beveva a grosse sorsate quello che gli americani chiamano "black coffee".
Non appena, tre sigarette e mezzo termos dopo, la concentrazione di nicotina e caffeina nel suo sangue raggiunsero l'equilibrio necessario per attivare il suo metabolismo, scese dalla macchina incamminandosi verso gli arrivi.
Il crampo che lo stringeva allo stomaco si sciolse quando la vide arrivare ma senza allentare la sua tensione.
Si scoprì con ribrezzo a valutarla con sguardo professionale, cercando ansiosamente dietro il suo incedere sicuro e dietro la sua volitiva fermezza, una debolezza sufficiente ad infrangere la sua apparente solidità; con sollievo non riuscì a trovare nessuna crepa nella sua corazza. "Forse questa volta non ho sbagliato" pensò, ma l'angoscia continuava a tenergli compagnia.
Appena lei lo notò, Giorgio le andò incontro, prendendole la valigia:
"Ciao pulzellina, sei molto migliorata rispetto all'ultima volta che ti ho vista! Hai fatto un buon viaggio?"
La condusse al parcheggio, la fece accomodare dietro, dopo averle preso la borsa ed estrattone il telefonino, dicendole: "scusami, pulzellina, ma devo anche preoccuparmi della sicurezza".
Quindi si sedette accanto all'autista e parlò brevemente in due telefonini.  La stanchezza della notte insonne e l'angoscia che lo opprimeva come una cappa da settimane si dissolsero, la sua mente era di nuovo lucida e scattante; la caccia poteva iniziare. Si accese un'altra Celtique e fece cenno all'autista di partire.
Sam seguì il percorso concordato, tra uno svincolo e l'altro, un paio di uscite con rapido rientro, brevi accelerazioni e lunghi rallentamenti. Dopo venti  minuti, Elio si sentì sicuro: a parte Fred ed Orrie a seguirli c'era solo una motoclicletta; quando i suoi due angeli custodi gli confermarono la sua valutazione, Elio fece cenno a Sam di procedere; l'auto, sempre seguita dalla sua scorta e dal motociclista, uscì dalla motorway puntando verso un complesso edilizio nei sobborghi; l'autista entrò in una rampa, attivò la sbarra con la tessera magnetica e parcheggiò accanto ad un'altra macchina, su cui i tre salirono per poi uscire da un'altra rampa su una strada diversa.
Marzia fu colpita dal cambiamento di Giorgio: occhi brillanti, narici frementi, muscoli tesi come un predatore pronto allo scatto, le diede la spiacevole impressione di un lupo alla caccia, eccitato dall'odore del sangue.
Per un altro quarto d'ora, l'autista guidò in maniera imprevedibile come prima, poi la tensione si smorzò, Giorgio si rilassò sul sedile, mentre la macchina entrava in centro, puntando diretta verso le Sears Towers per parcheggiarvi nei fondi.
Giorgio accompagnò Marzia fino agli ascensori, la fece scendere al 15¼ piano e la condusse ad una haute couture: "Scegli quello che ti piace di più; una cosa per un cocktail tardo pomeriggio."
Marzia era apparentemente rilassatissima, guardava i modelli, ne provò qualcuno, sempre concentrata nell'esigenza di scegliere tra due modelli, come se solo da questo dipendesse il futuro del mondo, poi si decise prendendo qualcosa di estremamente semplice:
"Non vorrai mica portarmi ad uno di quei noiosissimi cocktail party da alta società, vero? Se questa è la prova da superare per parlare con i tuoi amici temo proprio che non li vedrò mai! Come ti ho già detto sono un veterinario, non una delicata pulzella dell'alta società..."
"Non pensarci nemmeno. Ci sarai solo tu, io e i Due Motori, cioè i due pezzi più grossi..."
"E allora perché in lungo? Che razza di convenzioni avete in questa vostra strana setta segreta..." disse facendo l'occhietto ed anche Giorgio scoppiò a ridere; poi con un tono molto più serio: "Sicurezza, solo sicurezza. Te lo ho scritto; devi consegnarti nuda e sola.
Dobbiamo pretendere che ti cambi completamente." e di nuovo provocandola: "Ma non vorrai mica che ti costringiamo a metterti un misero paio di jeans, magari un po' larghi come l'ultima volta... Noblesse oblige."
In attesa che il vestito fosse realizzato, dopo un rapido salto per comprare scarpe e borsetta, Giorgio condusse Marzia all'ultimo piano del grattacielo, offrendole uno spuntino e le mostrò il panorama della città commentandolo e segnalandole gli aspetti più significativi.
Ora che non c'era più l'eccitazione della fuga, Marzia riconobbe in Giorgio lo stesso atteggiamento del loro unico incontro, quell'atteggiamento affettuoso ed un poco sfottente da fratello maggiore; ma questa volta le sembrò che fosse un poco forzato, come se lui avesse un cruccio che voleva nascondere.
"C'è qualcosa che non va... cos'è che ti preoccupa? Sarai anche un bravo attore ma non ci vuole poi molto per capire che hai un pensiero fisso che non ti lascia tregua. Se sei preoccupato per me non temere: sono io che ho fatto questa scelta, tu non sei responsabile delle conseguenze." gli disse sorridendogli affettuosamente.
"Si vede? No, ho fatto la notte in bianco. Non per questo incontro; sono io che sono in crisi; da quando ti ho incontrata..." Poi si controllò e riprese il tono di fratello maggiore: "Eh, brava pulzellina, che sbatte le ciglia nella speranza di farmi tradire sull'incontro di stasera. Non mi permetterei mai di rovinarti la sorpresa!"
Anche il tono di Marzia divenne quello di una sorella: "Sono seriamente preoccupata per te... a farti scucire sull'incontro di stasera
non ci provo neanche, tanto lo so che sei uno ligio al dovere!"
Il tono della ragazza sembrò mettere Giorgio a disagio e la sua battuta suonò falsa: "Non preoccuparti per me. Preoccupati per te, piuttosto, che hai fatto la scelta sbagliata!"
Marzia si rese conto che il suo cruccio non era l'incontro di stasera ed i problemi di sicurezza; su quello ridiventava immediatamente freddo e calcolatore o magari affettuoso; lo stesso di una volta, insomma.  Era invece nei momenti morti che il suo cruccio riemergeva, ma capì che parlarne lo metteva solo a disagio.
Dopo un oretta ridiscesero in sartoria e Marzia provò il vestito, Giorgio pagò e la condusse downtown, con una terza macchina, al Blackstone Hotel, un grosso albergo liberty un pochettino demodè.
Mentre si dirigevano all'ascensore, Giorgio commentava: "Dall'ultima volta il servizio è un po' peggiorato. Personalmente preferirei provare l'Hilton di fronte; anche lui liberty, naturalmente. Ma qui il servizio è ancora buono e l'altro è ancora terra incognita"
Da che era entrato nell'albergo, Marzia rivide il Giorgio di prima; quella titubanza, quella specie di forzatura, di cruccio erano spariti; era di nuovo lucido e calcolatore come nell'altro incontro; il tono scherzoso ma affettuoso aveva di nuovo la stessa sincerità di allora.
"Vedi pulzellina, io devo essere responsabile della nostra sicurezza, della sicurezza della nostra tana. Devo garantirmi che tu non abbia nessun ammenicolo con te. Conto sulla tua collaborazione" Arrivò alla stanza e bussò; la porta fu aperta da una cameriera giapponese che salutò Marzia genitilmente "Ti affido alle cure di Eko. Chimatemi quando sei pronta. Suppongo che tu voglia portare qualcosa con te?"
Marzia estrasse dalla valigia una copia del libro di Buendia e una stampa della versione elettronica dall'Atalanta Fugens." Giorgio li consultò un attimo e commentò: "Del Buendia abbiamo più di una copia dove andiamo. Proprio la stessa edizione. Quindi puoi lasciarla qui.  Per queste faccio le fotocopie e portiamo loro, va bene?"
Rientrato nella sua stanza, invece di farsi una doccia, Elio preferì un bagno: l'acqua bollente dissolse l'eccitazione della fuga, la stanchezza dell'insonnia, la tensione dei muscoli ma non  la sua angoscia. Per tutto il giorno la aveva valutata, testandone la determinazione e convincendosi che aveva fatto davvero la scommessa giusta, che lei era il condottiero al cui fianco valeva la pena di combattere. Ma ora si rese conto che la sua sicurezza era solo il pallido riflesso della sicurezza di lei e fu colpito da un'agghiacciante pensiero: "Se lei fallisce perde tutto, anche la consapevolezza di aver fallito; ma a me resterebbe il rimpianto di una promessa svanita."
Quando Eko lo chiamò, Giorgio bussò alla camera, anche lui elegantissimo. Guardò un attimo Marzia, provocandola: "Guarda come è cambiata la mia pulzellina da come era in quella cella."
Poi il tono affettuoso diventò gelido, quasi brutale: "Per condurti a questo incontro senza correre nessun rischio devo porti
un'ultima condizione. Se decidi di non accettarla" scrollò le spalle "le spese sono tutte su di noi: la camera resta a tua disposizione per queste due notti e considera tutto questo un nostro regalo. Ma sei vuoi partecipare all'incontro, devi accettare di venire bendata ed
ammanettata: dobbiamo essere sicuri che il nostro covo resti segreto. Accetti?"
"Come ti ho già detto sono io che ho fatto questa scelta liberamente, e sono pronta a prendermi la responsabilità ed a farmi carico delle conseguenze. Certo che accetto, altrimenti perché me ne sarei andata in giro per mezza Europa?!" rispose con fare deciso.
Marzia intravide nel suo sguardo freddo e calcolatore un guizzo di sollievo, quasi di gratitudine; le strizzò l'occhio e ritornò al suo tono scanzonato: "allora, madame, mi dia la mano, che il boia la attende..." porgendole il braccio...
Quando scesero nell'atrio, qualcuno si volse a guardarli: Elio lanciò un'occhiata allo specchio, ed infatti non avrebbero sfigurato in una buona matinée; cosa lo colpì di più era la fierezza di lei: camminava come una regina condotta al patibolo.
Sul marciapiede li aspettava una limousine, di quelle con i vetri stile specchio per non fare vedere dentro.
Giorgio le aprì la portiera di dietro e la fece salire, mentre lui si sedette accanto all'autista.
Nella macchina  c'era anche un uomo, una guardia del corpo, seduto  accanto a Marzia.
Mentre la macchina si immetteva nel traffico e Giorgio iniziava a togliersi il papillon dicendo: "Questa tortura non la sopportavo più; ora mi sento di nuovo libero",  la guardia del corpo gentilmente chiese a Marzia di porgergli le mani dietro la schiena e la ammanettò e le bendò gli occhi con un foulard, stringendo delicatamente, solo quel tanto che era necessario.
Poi ridacchiò e disse: "Non ho mai capito come faccia il capo a trovare tante belle agnelline disposte ad offrirsi per i suoi sacrifici".
La battuta fece cadere il gelo; Marzia poté cogliere la reazione di Giorgio quando sentì di nuovo il fumo delle sue puzzolenti sigarette francesi. "No, questa volta non è così, non sto portando una vittima al sacrificio. Lei non è Matelda." - pensava Elio fumando nervosamente - "Non deve essere Matelda!". La guardò a lungo, studiandola, cercando di percepire la sua ansia, le sue paure, la sua angoscia, ma si rese conto che stava solo percependo le proprie reazioni.
Quando, dopo una mezz'ora di traffico, la macchina rallentò, come se imboccasse un viale, e si fermò, la guardia sciolse la benda e Marzia si trovò dentro un ampio garage, davanti, ad un ascensore aperto.
Giorgio le aprì la portiera, la aiutò a scendere e, senza toglierle le manette, la diresse verso l'ascensore.
Le strinse la mano sul braccio, come per darle forza o farle coraggio, e improvvisamente la spinse con violenza sulla schiena facendole cadere a terra nell'ascensore. Prima che Marzia, ammanettata con le braccia dietro la schiena, potesse reagire, la porta si era già chiusa e l'ascensore era sceso ai fondi.
La porta si riaprì davanti ad una cella: un letto, una tavola ed una sedia; la stanza era illuminata da luci incassate sul soffitto.
La prima cosa che colpì Marzia fu l'enorme pulsante rosso sulla parete del letto; poi vide una televisione e immediatamente anche una telecamera che inquadrava la stanza.
La televisione si accese  inquadrando un uomo anziano, il cui volto le ricordò Fred Astair.
"Ben venuta tra noi, signorina. Era tanto che desideravamo avere in mano un membro di Pathos per riuscire a cavare da lui delle informazioni. Le siamo molto grati di essersi offerta. Naturalmente il nostro problema adesso è come ottenere queste informazioni; abbiamo fatto dei tentativi su una precedente vittima ed abbiamo scoperto che siete curiosamente immuni a scopolamina, pentothal e
droghe del genere per cui dobbiamo, alas!, andare giù sul duro. Non si preoccupi, non siamo come i suoi precedenti carcerieri; fare il
villaine va bene, ma c'è un limite; credo che se decidessimo di torturarla sverrei prima io di lei; brutta figura, no?
L'unica strada realistica dovrebbe essere agire sui suoi terrori inconsci; che so, farla calare lentamente in un pozzo dove strisciano dei serpenti; o legarla sul letto e farle correre sul corpo una Vergine Nera; o cose del genere; quelle bellissime cose che si trovavano nei romanzetti di quando ero giovane io... Ma come scoprire quale è la sua vera paura? Faremmo una figura da cretini se non azzeccassimo alla prima, non trova? Ma la scelta è facile, c'è un'unica paura che ogni essere umano ragionevole e Lei evidentemente è ragionevole, se no non avrebbe neanche pensato di contattarci...
Un'unica paura, dicevo,  che ogni essere umano ragionevole condivide: la morte.
Una morte dolce, lenta, ma sicura...
O Lei collabora con noi, signorina, oppure è questo che le offriremo.
Questa cella è completamente isolata e tramite il condizionatore  immetteremo un miscela di aria ed anidride carbonica, variando lentamente le percentuali fino a quando non ci sarà più aria. I nostri tecnici ci garantiscono che, cinque minuti più, cinque minuti meno, questo succederà in tre ore a partire da ADESSO".
E contemporaneamente i condizionatori iniziarono a funzionare introducendo aria forzate e un grosso display si accese riportando 2:59:59 ed iniziando lentamente il suo count down.
"Avrà il tempo di riflettere su cosa fare; se avrà deciso di collaborare, fosse anche all'ultimo minuto, basta che schiacci quel grosso pulsante sul letto ed interverremo immediatamente. Lei è una persona intelligente e spero che quindi capirà che dei banali
trucchetti possono rimandare la sua morte forse di un giorno, ma non ci sarà una seconda possibilità. Se Lei schiaccia quel pulsante e poi non risponde, la richiuderemo in questa stanza, attiveremo la macchina ma disattiveremo il pulsante.
Se Lei spera di poter mentire, sappia che prima di lasciarla libera verificheremo le sue affermazioni; ed in certi casi sarà facile perché
certe cose su di voi già le sappiamo. Più di quello che lei può credere ma meno di quello che noi vorremmo. Purtroppo.
È per questo che siamo ridotti a ricorrere a questa spiacevole messa in scena.
Se deciderà di collaborare, inizi a rispondere alla nostra prima domanda: vorremmo sapere chi sono e dove vivono quelle sette persone che voi chiamate i doppi-link. Ma questa è solo la prima delle nostre domande...
Ha a disposizione ancora 2 ore e 57 minuti per decidere cosa fare... Faccia buon uso di queste ore.".
Lo sguardo di Marzia corse per un attimo all'orologio che stava segnando 2: 57:34, poi lentamente prese la sedia la dispose di fronte alla telecamera e vi si sedette rigidamente.
Poi puntò lo sguardo contro l'obbiettivo: "mi avevi promesso una morte dolce e rapida, Giorgio... non sei stato di parola! Sai benissimo che non tradirò mai i miei fratelli. Non m'interessa quanto sappiate di noi: evidentemente non è abbastanza e da me non saprete altro. Addio Giorgio, mi dispiace soltanto di averti considerato un amico fedele, è stato un grave errore da parte mia pensare che potessimo essere dalla stessa parte, anche soltanto per una volta, contro la venuta degli angeli sterminatori e la rovina del pianeta. Spero soltanto che, quando troverete un altro figlio di Psiche disposto a giurare di proteggervi, esso non abbia saputo della mia morte per mano vostra, altrimenti temo proprio che la vittoria finale sarà degli inquisitori. Non siete degni di camminare nella saggezza del Signore del Doppio Spirito se non sapete neppure riconoscere un alleato quando vi si presenta ed a questo punto temo proprio che tutti gli sforzi del Caramuel saranno vanificati in poco tempo dai nostri nemici. Come ti dissi già una volta: per gli altri universi non garantisco, ora neppure più per questo."
Tacque immobile, fissando la telecamera senza mai rimuovere lo sguardo.
Elio si sentì preso dal panico ed ebbe la tentazione di voltare la testa, ma resistette: "Sarebbe tradirla, abbandonarla al suo destino, come abbandonai Matelda" pensò fra se. E così rimase a guardarla, leggendo nei suoi occhi lo stesso ultimo sguardo di Matelda; quella muta supplica che il ricordo aveva deformato in un'accusa spietata.
Da giovane, Elio aveva inflitto sofferenza ed aveva goduto dal dolore altrui, ma questa era un'esperienza completamente diversa dalla sua e cercò invano di capire cosa volesse dire sapere che quanto prima i tuoi polmoni sarebbero rimasti senza aria, cosa volesse dire immaginarsi già quale sarebbe stata l'agonia del proprio corpo. Si chiese che cosa avrebbe inflitto la sofferenza finale, se il dolore fisico o il panico scatenato da un'immaginazione incontrollata; cercò invano di non farsi distrarre dagli impulsi del proprio cervello che segnalava la carenza di nicotina, ma fumare gli sembrava un insulto, e continuò a fissare la donna rigida ed immobile seduta sulla sedia, a fissare lo sguardo che lo stava fissando.
Continuando a  decifrare gli impulsi subliminali di quel corpo e di quella mente sofferenti, Elio si convinse ben presto che non avrebbe perso la propria scommessa, che quella donna non avrebbe mai ceduto. Dopo un’ora la sua convinzione divenne certezza. Resistette a lungo al proprio impulso ma quando il display scattò indicando 1: 29:59 si rivolse a Lord: "Ha vinto; dammi retta non cederà mai. È inutile che andiamo avanti"
Lord rispose con dolcezza: "Te ne sei accorto solo adesso? Il mio mestiere è leggere le anime altrui. E lo so già da più di un'ora che quella ragazza non cederà mai."
"E allora perché continuare, perché farla soffrire. Perché non chiudi quella maledetta macchina?"
"Questo è un rito di passaggio; bisogna completarlo fino alla sua consumazione. Solo così dal crogiolo potrà emergere la forza interna che darà equilibrio."
Elio tornò a guardare la ragazza e, come la prima volta,  nei sotterranei del Conde, gli parve di riconoscere in lei Matelda; sospirando tornò ad allacciare il proprio sguardo con quello di lei.
"E non è il solo rito, questa notte" mormorò Lord; Elio sussultò e gli lanciò un'occhiata in tralice; quando lo vide sorridere, rabbrividì chiedendosi quanto Lord sapesse del suo passato.
Gli ultimi dieci minuti furono un tormento: soffocato dalla crisi di astinenza dalla nicotina, la sua attenzione continuava freneticamente a dividersi tra il gruppo di medici ed infermieri pronti ad intervenire, l'orologio che stava scandendo gli ultimi minuti ma che ad Elio dava l'impressione di essersi lentamente rallentato,  la giovane donna ancora rigida seduta sulla sua sedia ma che stava boccheggiando, pallida e paonazza allo stesso tempo, Lord col dito pronto a schiacciare il pulsante.
Poi, finalmente, Lord fermò quella macchina infernale e la lettiga entrò nella stanza a portare soccorso.
Marzia era ormai caduta in uno  stato di torpore ed a tenerla insieme era solo la sua volontà a non cedere davanti ai loro occhi impietosi; ma sempre più spesso il suo sguardo correva al display implorando che corresse più in fretta , che segnalasse finalmente la sua morte.
Poi sentì  una vampata di aria fresca, come se fosse in montagna, voci, passi, rumori, aria.
L'aria fresca nei suoi polmoni sciolse la tensione che l'aveva tenuta insieme fino a quel momento e svenne.
Poi sentì una mano che stringeva la sua, il suo respiro di nuovo calmo, l'aria di nuovo pura; aprì gli occhi e vide Giorgio chinato su di lei. Le strinse ancora la mano, le sorrise: "Sono fiero di te, pulzellina; ero sicuro che avresti passato la prova"; si chinò su di lei,  sfiorandole la fronte con un accenno di bacio, le sussurrò all'orecchio: "Grazie!" e si allontanò bruscamente, riprendendo il suo tono pratico e calcolatore: "il dottore dice che stai benissimo; devi solo riprendere le forze, ma sarai di nuovo come prima in una decina di minuti. Noi ti aspettiamo giù di sotto, non c'è nessuna premura. Riposati un poco se devi; devi essere lucida, adesso, per convincerli".
Marzia si rese subito conto che quella cappa d'angoscia che lo aveva attanagliato tutto il giorno si era dissolta e le dispiacque di non avere abbastanza forza da tirargli qualcosa contro, quando prima di uscire, Giorgio le disse: "Prima di scendere, però vai a rifarti il trucco; ti è colato giù il mascara e conciata così non riusciresti a convincere neppure Satana ad accettare la tua anima gratis".
Marzia lasciò la stanza una ventina di minuti dopo, ritrovandosi in un ampio ballatoio su cui si aprivano molte altre porte ed una scala che scendeva. Sentì delle voci e iniziò a scendere arrivando in un salotto in cui erano seduti Giorgio, l'uomo che assomigliava a Fred Astair e una terza persona che si alzarono di scatto.
L'uomo del televisore: "Signorina benvenuta fra noi, e ci perdoni di esserci permessi di farle passare il nostro rituale".
Giorgio: "Se decidessi di vendere l'anima a Satana, saresti già una Camminante; pensaci!".
Marzia: "Io sono figlia di Psiche, lo sai, e non potrei mai tradire i miei fratelli ed il mio signore, ma come vi dimostrerò fra poco la collaborazione fra di noi sarà dettata dall'univocità non solo d'intenti."
L'uomo del televisore: "Credo che sia giusto seguire il suggerimento di... Giorgio?... Ossia usare tutti pseudonimi. Chiamatemi... Giovanni Battista" al che gli altri due scoppiano a ridere.
Il terzo: "E me... chiamatemi Nicola..."
Giorgio: "Perché? S. Nicola è il protettore dei ristoratori?"
Nicola: "No, affatto. Ma è pugliese come me!"
Giorgio: "E la mia pulzellina, la chiamerei Giovanna. Come quella d'Arco".
In quel momento entrò il cameriere e dispose sul tavolo salatini, schegge di formaggio grana, crakers e cose del genere; e poi quattro
bicchieri da borgogna ed una caraffa di cristallo che conteneva del vino rosso.
Giorgio: "Grgich?"
Giovanni Battista: "No: Joe Heitz Marthàs Vineyard, 1974..."
Giorgio: "Accidenti!" poi si rivolse a Marzia sorridendo: "Hai fatto colpo pulzellina. L'ho bevuto solo una volta e sapessi con chi..."
Marzia: "Sarei proprio curiosa di saperlo, ma probabilmente non me lo dirai mai! In ogni caso non si può dire che trattiate male i vostri ospiti... sono sicura che il mio signore apprezzerebbe"
Cogliendo un guizzo divertito negli occhi di Giovanni Battista, Marzia si sedette sulla poltrona, sorseggiò con calma il vino ed assaggiò qualche crackers,  studiando intanto attentamente i loro volti, cercando di capire quanto potessero aver creduto in
quello che Giorgio aveva riferito loro, quanto sarebbe stato difficile convincerli che il Signore del Doppio Spirito, Aureliano Buendia e Psiche erano la stessa entità.
Infine prese il libro di Buendia e mentre lo sfogliava cominciò a parlare: "un libro davvero interessante, conoscete l'autore? Io sì, da molto, molto più tempo di quanto possiate pensare. Parla di tante cose, di storie narrate, di narratori, di nuove e vecchie realtà, perfino dei sette pilastri, come li chiamate voi. C'è anche un meraviglioso dialogo fra due personaggi che la critica ha sempre ritenuto essere Cristo ed il Diavolo... ma non è così: uno dei due è il mio signore, Psiche, oppure potete chiamarlo Aureliano Buendia, lo scrittore, l'agitatore di spiriti, o infine Signore del Doppio Spirito, colui che ha guidato i vostri passi fin qui, perché potessimo incontrarci, perché unissimo le nostre forze per sconfiggere i folli piani di quelli che ormai chiamo "Inquisitori" (e dati i loro metodi direi che il soprannome si confà alla perfezione), coloro che già una volta tentarono di aprire la Grata e furono fermati dal Caramuel e che oggi stanno tentando di nuovo l'impresa. Io sono giunta qui seguendo le tenui tracce lasciate dal mio signore prima di lasciarci, le indicazioni di Psiche sono state molto chiare: dovremo unirci a coloro che adorano il Maligno, perché alcuni di loro sono suoi seguaci: per secoli vi ha istruiti perché controllaste l'Assenza, perché evitaste un utilizzo sconsiderato delle sue energie e dei suoi poteri. Ma il vostro compito principale era far sì che la porta per il Paradiso restasse chiusa, che gli angeli sterminatori non arrivassero a questa realtà. Questa è la missione che il vostro signore ha affidato a voi ed a noi ed è per questo che dovremo collaborare."
Mentre parlava, si rendeva conto che erano molto interessati, sorridenti, concilianti; le sembrava di avere insomma un buon pubblico; l'unico a reagire diversamente era Giorgio che la  ascoltava concentratissimo e teso; le sembrò di nuovo nervoso, anche se ogni tanto le sorrideva e le strizzava l'occhio per farle coraggio.
Giovanni Battista, con un sorriso di simpatia: "Certo ed in effetti stiamo già collaborando assieme per combattere questi Inquisitori. Giorgio ci ha riferito di quanto le è successo... "lasciò cadere la frase, ma con un tono sottinteso di solidarietà, di amicizia, "Non c'è bisogno di parlare come combattere queste malvagità... anche nel vostro movimento, mi permetta; non solo il satanismo, né gli inquisitori sono l'unica maledizione dell'umanità.
Ma Giorgio ci aveva parlato di una sua proposta molto più specifica. Una collaborazione tra Noi e gli uomini di Psiche a proposito dei Quattro Semi. Vede noi siamo molto ecumenici... siamo disposti a collaborare con chiunque se questo ci permette di esaudire la missione affidataci dal Signore del Doppio Spirito. Con chiunque." Le sorrise di nuovo e la sua  faccia onesta e franca incoraggiarono Marzia "A maggior ragione con Lei. Ci parli francamente, ci dica come potremmo esserle utili, ci dica l'obbiettivo che vuole ottenere.
Se l'obbiettivo è nella direzione del Cammino segnato dal Signore del Doppio Spirito, sarà nostro piacere, forse nostro dovere, renderci utili. Resti pure sul vago sui dettagli tecnici; non la abbiamo invitata qua per scoprire qualcosa su Pathos, così come Lei non è venuta qua per scoprire qualcosa su di noi. Se un'alleanza è utile, un'alleanza sarà fatta; se no, il contatto che abbiamo iniziato potrà esserci comunque utile nel futuro, a Lei come a noi..."
"Avete ragione, ci sono altre piaghe ben peggiori che ne minano l'essenza fin dalle radici. Purtroppo la corruzione si origina anche dal Pathos, alcuni miei fratelli stanno lavorando per essa senza rendersene conto e quando lo scopriranno sarà troppo tardi: ormai per l'umanità sarà la fine. Per questo sono qui oggi, per questo mi sono esposta in prima persona, senza inganni, in piena coscienza delle mie azioni e pronta a pagarne le conseguenze anche se saranno mortali. L'offerta che vi ho fatto tramite Giorgio è strettamente legata a questo desiderio di salvezza per l'umanità. E d'altro canto è legata anche ai desideri del mio signore, del Signore del Doppio Spirito, di Aureliano Buendia: i Pilastri del Pathos ed i loro servitori stanno lentamente inquinando questa realtà, portandola ad una lenta ed atroce agonia. Non c'è scelta, i Pilastri dovranno lasciare questa realtà per evitarne la fine. Buendia stesso la pensava così e lo ha
affermato più volte nei suoi scritti. L'unico modo per permettere la loro partenza è riunire le parti del Seme: la Spada, la Lancia, la Pietra e la Coppa. Il Seme stesso soffre della sua separazione e si sta lentamente corrompendo, non ci è rimasto molto tempo prima che sia troppo tardi. Per questo sono qui per chiedervi di aiutarmi a sottrarre la Lancia, a portarla in un luogo in cui possa essere riunita alle altre parti del Seme, custodita da chi vorrà riunire il Seme e non tenerlo diviso. Non tutti i miei fratelli si rendono conto di cosa sta succedendo, oppure non vogliono ammettere che la loro presenza sta corrompendo questa realtà, perciò la mia scelta mi creerà non pochi nemici. D'altronde sono in grado di fornirvi tutte le informazioni e le indicazioni necessarie per recuperare la Lancia
in modo che ci sia il minimo rischio per chi verrà coinvolto nell'azione, da entrambe le parti. Quest'azione mi costa molto in termini di sofferenza personale: per questo non voglio che alcuno dei miei fratelli venga ferito... ed anche voi, ora, siete miei fratelli. In cambio vi chiedo di consegnarci la Spada da voi custodita. Potremo tenere entrambi gli oggetti in un luogo noto ad entrambe le parti: a me ed a voi. In questo modo potranno essere riuniti al momento giusto e voi stessi non ne perderete il controllo. Questa è la mia proposta."
Giovanni Battista continuava ad ascoltarla con interesse, annuendo più volte mentre descriveva la situazione: "Mi permetta, ma non credo che Lei possa essere sola in questa impresa. Se è così Le faccio i complimenti. Ma certo questa sarebbe una complicazione. Tutto sarebbe molto più semplice tecnicamente se Lei avesse già degli alleati dentro Pathos..."
Marzia: "Ho i miei contatti, ma vorrei che restassero nell'ombra: non voglio che si espongano in prima persona per poi rischiare la Morte. Per voi sarò l'unico contatto conosciuto. Sappiate comunque che sono perfettamente in grado di fornirvi un piano preciso al millimetro per entrare nel luogo in cui è custodita la Lancia e che questo piano non richiede l'utilizzo di molte persone. Preferirei che l'infiltrazione vera e propria fosse portata avanti soltanto dai vostri uomini, io sarò in posizione strategica, in grado di aiutarvi alla minima difficoltà. Non crediate che i miei alleati siano molti: siamo pochi ma molto ben organizzati e possiamo contare su di un
appoggio interno per ogni evenienza, durante il furto. Queste informazioni dovranno essere note soltanto a voi: in poche parole non dovranno uscire da questa stanza pena il totale fallimento della missione".
Giovanni Battista: "Questo resta inteso."
Interviene Giorgio, col suo stile pratico: "Se sono disponibili ad agire pur restando nell'ombra, la cosa diventa fattibile. Vedi, pulzellina, noi abbiamo dei problemi non dissimili dai tuoi: la maggior parte dei nostri fratelli considererebbero questa alleanza un
tradimento. Non abbiamo forze da mettere in campo per questa impresa. L'unica cosa che potremmo fornirti è la 'tecnologia'. Noi siamo capaci di far sì che la mente di un uomo possa occupare il corpo di un altro uomo. Come credi che Brother Berghoff abbia studiato la Lancia? Occupava uno di questi zombies, li faceva penetrare nella casa della Signorina Nella e lanciava i suoi poteri tramite loro. Questo è quello che possiamo darti: dei corpi da controllare tramite i quali tu ed i tuoi amici possiate agire. Tra l'altro quante persone possono servire? E voi potreste mettercene la metà?  Così sarebbe equa: voi le informazioni, noi la tecnologia ed entrambi assieme i membri del commando".
Marzia: "È più che sufficiente: ci basteranno pochi uomini, al massimo 5 o 6, per l'azione vera e propria. Noi faremo da coordinatori ed assieme guideremo l'intera operazione".
Giorgio: "Cinque o sei zombies te li posso garantire e 3 dei nostri; se tu puoi garantire 2 o 3 dei tuoi a controllare i loro zombies..."
Marzia: "Posso garantirvi me stessa ed un'altra persona... direi che sono più che sufficienti, se gli zombies sono 5. Il piano d'infiltrazione vi verrà comunicato il giorno prima di agire, ma abbiamo poco tempo. So per certo che un gruppo di miei fratelli decisi a tutto pur di non partire sta cercando la Spada e vi assicuro che sono molto abili".
Giorgio: "Allora è fattibile."
Giovanni Battista "Mi permetta di fare una critica negativa: lei ci dice dove è la Lancia. Noi dovremmo rubare la Lancia insieme a voi
ed aggiungere anche la Spada. Non mi sembra che la divisione sia uguale..."
Marzia: "Vi sto offrendo di riunire due pezzi, di controllarli assieme. Da soli non potreste mai mettere le mani sulla Lancia, ve lo assicuro".
Nicola: "Sì,  ma noi sappiamo che la Coppa è già in mano di Pathos. E qui mi deve chiarire una cosa: o la Coppa non è in mano vostra e a cosa serve unire la Spada con la Lancia. O  è in mano vostra e perché non ci offrite anche la Coppa? In questo modo la divisione dei compiti sarebbe equa; noi la Spada, voi la Coppa; ed insieme prendiamo la Lancia".
Marzia: "La Coppa non è completamente sotto il nostro controllo. Ho bisogno di contattare i miei alleati per prendere accordi in tal senso. Se mi permettete di fare una telefonata..."
Giorgio le porse un cellulare indicandole di uscire dalla portafinestra. Marzia si trovò in uno spiazzo cinto da una balaustra. Una ricca scala  scendeva tra il giardino fino ad un altro spiazzo con balaustra, proprio sul bordo del fiume.
La Madre Badessa scese in giardino e telefonò a Selvasius: "Disdici immediatamente questo numero appena terminerà la comunicazione. Ora ascoltami: loro sono disposti a darci la Spada se noi uniamo agli altri pezzi la Coppa: sei d'accordo? Sì? Benissimo! Questo vuol dire avere tre pezzi riuniti, ossia aver quasi ricostruito il trasportatore. Le modalità di consegna dovranno essere discusse, mi lasci carta bianca? Perfetto. Ci sentiamo appena esco da qui, per sistemare i particolari dell'azione. Miao!"
Marzia tolse la comunicazione e rientrò "La cosa è possibile. I tre pezzi dovranno essere riuniti. Abbiamo già un luogo sicuro in cui portarli e del trasporto si occuperanno uno di voi ed uno di noi. Ma vorrei farvi un'ultima richiesta: vorrei che questa nostra alleanza non finisse qui, che si prolungasse fino al termine di quella che ormai è diventata la nostra missione. Io sarò il vostro contatto e Giorgio vi farà da tramite.
L'ideale sarebbe che del trasporto ci occupassimo proprio noi due, ma vedremo di definire i particolari nei prossimi giorni. Per particolari intendo il luogo d'incontro per la consegna della Spada e della Coppa ed il trasporto assieme alla Lancia nel luogo di custodia".
Giovanni Battista : "Mi sembra una buona proposta." Poi si rivolse a Nicola: "Ho dimenticato altre cose da chiedere?"
Quando Nicola fece cenno di no, Giovanni Battista si rivolse a Giorgio: "puoi per favore mostrare il giardino a Giovanna, mentre noi riflettiamo su questa proposta?"
Giorgio si alzò, le porse il braccio e la guidò oltre la porta finestra nel giardino che scendeva verso il fiume.
Nel momento in cui uscì, mormorò amaramente: "D'accordo che non sono uno dei Tre Motori e forse non lo sarò mai, ma avrebbero potuto chiedermi la mia opinione; per molte altre cose mi hanno già consultato... È vero che forse è meglio così; non credo che avrei saputo cosa dirgli; le tue affermazioni mi hanno confuso. Però indicarmi la porta a quella maniera..."
"Non prendertela, non ne vale la pena: quando sarà il momento sicuramente ti metteranno al corrente di tutto... eppoi ci sono molti modi di convincerli che sei degno della loro fiducia, non ti pare?" le rispose sorridendo.
"Scusami, pulzellina. Io ti scarico addosso i miei problemi quando avresti bisogno di supporto".
"Io ti ho scaricato addosso la responsabilità della mia vita, e non è poco!"
Giorgio le sorride, come per darle fiducia: "Te la sei cavata meravigliosamente. Non so cosa ti diranno. Non saprei neanch'io cosa dirti. Ma sappi che anche se fallisci, il fallimento non sarebbe colpa tua. Sei stata davvero convincente".
"La tecnica non vale nulla se non raggiunge lo scopo per cui è stata creata. Se non li convincerò il mio fallimento sarà completo ed
indiscutibile. Ma non pensiamoci ora, parliamo d'altro, ho voglia di passeggiare un po' all'aria fresca e di liberare la mente da questi pensieri gravosi".
Scesero lentamente le scalinate fino a raggiungere la riva del fiume e si sedettero su una panchina guardandolo scorrere lentamente.  Giorgio aveva di nuovo ripreso il solito carattere e chiacchierava cercando di distrarre Marzia e di calmare la sua tensione.
Rimasero lì per una ventina di minuti, fino a quando, Nicola  li  chiamò, facendo loro cenno di salire.
Quando giunsero in cima alla scalinata, Giorgio la trattenne un attimo e le sussurrò: "In bocca al lupo, sorellina!"
"Fra i miei fratelli non sarebbe un augurio molto apprezzato, specie negli ultimi tempi, ma a me fa piacere lo stesso. Grazie per il tuo appoggio, qualsiasi cosa succeda".
Rientrarono nel salotto. Giovanni Battista  e Nicola erano sorridenti ed i bicchieri erano stati riempiti.
Giovanni Battista: "La sua proposta è stata accettata".
Marzia: "Ne sono veramente felice. Da questo momento in poi possiamo considerarci alleati."
Giorgio fece un sorriso a Marzia e le strizzò l'occhio, prendendo il bicchiere e facendole un cenno velato di brindisi.
Nicola: "Resta solo da chiarire i dettagli e vedere se possiamo metterci d'accordo definitivamente. Del resto, quello che Lei ci ha detto sul Signore del Doppio Spirito è esattamente quello che ci disse Buendia quando si rivolse a noi".
Marzia vide Giorgio impallidire e la sua mano stringersi nervosamente intorno al calice. Mentre Nicola continuava a parlare Giorgio rimase immobile, la tensione scaricata nella presa della mano.
Nicola: "Di conseguenza non abbiamo nessuna difficoltà ad offrirvi due o tre dei nostri uomini se voi mettete in cambio due o tre dei vostri. Vi offriamo gli zombies necessari ed il nostro potere in modo che ognuno di voi controlli il suo uomo. Non si preoccupi, se voi, come credo, avete dei poteri, essi possono essere usati attraverso questi zombies.
Insieme così prenderemo la Lancia e ve la consegneremo.
Adesso arriviamo alla Spada. Le garantisco che la Spada è protetta ed è, per modo di dire, in mano nostra.
Marzia: "Benissimo! Sono certa che il Seme apprezzerà la sua riunione, almeno parziale".
Nicola:  "Non solo ma gli uomini che la hanno custodita non sono seguaci del Signore delle Mosche, ma sono uomini del Signore del Doppio Spirito. Questo è quanto ci ha chiesto Buendia quando ci ha dato l'incarico di custodire la Spada per voi di Pathos".
Sentirono un rumore  secco: lo stelo del bicchiere di Giorgio si era spaccato con uno schiocco netto per la tensione della sua mano.
Giorgio si alzò di scatto ed uscì dalla porta finestra.
Nicola smise di parlare, lanciò uno sguardo perplesso verso Giovanni Battista che gli fece cenno di non preoccuparsi.
Marzia, vedendo Giorgio appoggiarsi alla balaustra e fumare nervosamente chiese: "Potete scusarmi un attimo, per favore?" e si alzò per andare da Giorgio. Lo raggiunse sorridendogli con la massima comprensione: "tu conoscevi Buendia, vero? Gli hai parlato e di lui non sapevi tutto quello che sei venuto a sapere ora. Se mi sbaglio correggimi, ma la tua reazione ogni volta che senti quel nome lascia intendere proprio questo. Coraggio, cosa ti aspettavi? Dovresti aver capito che Psiche ha molti volti e che non ama scoprirli tutti in una volta. Noi siamo venuti a sapere del Signore del Doppio Spirito soltanto quando ci ha lasciato".
Lui si voltò, guardandola. C'era un accenno di lacrime nei suoi occhi, ma le sorrise.
Quando le parlò, Marzia fu colpita dal tremito della sua voce; era come se stesse cercando di ritrovare forza: "Sorellina, e tu sei venuta qui a parlare con me? Proprio quando devi concludere quell'accordo per il quale hai offerto la tua vita?"
Con slancio la abbracciò, come per cercare un supporto nella calma di lei, una certezza nella sua forza; poi: "Vieni. Non è niente. Ora dobbiamo rientrare" e tenendole il braccio sulla spalla, la forzò a rientrare.
Quando rientrarono, Giovanni Battista sorrise a Marzia con affetto.
Giorgio: "Scusatemi. Scusatemi. Riprendiamo."
Nicola: "Non credo che ci sia più molto da dire; credo che l'accordo sia perfettamente chiaro".
Giovanni Battista: "La sua proposta di cooperare fino alla partenza è ovviamente accettata: credo che la persona giusta come tramite sia proprio Giorgio. Non solo, l'ovvia scelta per il nostro collaboratore nell'Operazione Lancia è lui".
Giorgio, molto secco: "NO!" Poi di nuovo calmo, ma sotto la voce si avvertiva una tensione contenuta a fatica: "È ovvio che io debba essere il tramite giusto. E sono felice e fiero di farlo. Ma non sono la persona giusta per collaborare al furto. È meglio se affidiamo l'incarico a Brother Belbo. Pulzellina, fidati di me. Ti posso proporre come collaboratore un uomo che è meglio di me, altrettanto onesto, altrettanto abile, altrettanto fedele al Cammino. E, a differenza di me, non si è mai sporcato. La mia partecipazione attiva potrebbe far fallire il progetto. Non sono degno. Fidati di me: io sarò accanto a voi nella preparazione, nel controllo, nella messa a punto; io garantirò il tutto per te, te lo giuro. Ma a rubare la Lancia voglio che vada Belbo. Non voglio che la missione possa essere corrotta".
Giovanni Battista:  "Spero di riuscire a convincere Giorgio a cambiare posizione. Ma Belbo è comunque un'ottima scelta. Credo che dovremmo brindare..." ed aprì uno Champagne vecchio di una quarantina d'anni...
Chiacchierarono amabilmente per una quindicina di minuti, poi Marzia si alzò per ritirarsi in camera.
Elio la seguì con lo sguardo mentre saliva la scala, apprezzandone la sicurezza, la volitivà, la fermezza; si sentì fiero di essersi schierato al suo fianco ed amareggiato di non poter combattere per lei.
La tensione che aveva sorretto Marzia durante tutta la giornata e che la aveva animata nella lunga riunione si spense quando lasciò la stanza.
Elio si sentiva spossato e salì anche lui in camera a contemplare i frammenti di certezze che la riunione di oggi aveva infranto. Mentre cercava tra queste nuove rivelazioni un bandolo intorno a cui riorganizzare la propria vita, si sedette automaticamente al computer ed aprì la posta. Lo colpirono subito due messaggi dal titolo "Scutum Maleficorum": erano Belbo e la Signorina Nella che gli comunicavano quanto sapevano sulla magia dei Purificatori. Erano conoscenze parziali e alquanto distorte ma assieme permisero ad Elio di mettere in giusta prospettiva la protezione con cui avevano schermato le Grate del Paradiso.
Improvvisamente intravide una promessa, un cammino che avrebbe potuto giustificare i suoi errori e dare un senso alle sue azioni, che gli avrebbe permesso di affrontare di nuovo lo sguardo di Matelda senza arrossire. Rimase a lungo a contemplare questo riscatto, finché sentì bussare alla porta ed andò ad aprire. Quando vide che si trattava di Lord si rese conto che aveva proprio necessità di un padre confessore.



 


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