SCELGO QUELLO!

 di Carlo Fedele e Silvio Gomiero


La Luna.

Piena e alta nel cielo.

Poco importa che in questo momento io sia nella villa del Giudice.

Essa continua a guardarmi esattamente come allora.

Non saprei dire cos’è che mi suggerisce questa sensazione, ma guardandola non posso non tremare constatando che è tutto dannatamente uguale a quella notte, anche il suo pallido e luminoso sguardo su di me.

Sono seduto sul cornicione del terrazzo, fa freddo, decido di rientrare.

Attraverso la porta finestra e nuovamente la Sorte gioca beffarda con la mia vita: un raggio di Luna mi sorpassa illuminando la mia immagine su un antico specchio.

Sorrido a quello che vedo e ripenso a quello che ho vissuto…

 

E’ piena notte, l'antica rocca di Sarzana è deserta a causa del freddo mentre i
numerosi faretti la illuminano dandole un che d'incantato.
Le macchine vengono parcheggiate più in basso.
Scendiamo in sei.

Siamo in pieno inverno, eppure due persone  non sembrano minimamente accorgersene, mentre si avviano verso l’apice della rocca seguiti a breve distanza dai restanti.

Lentamente ad un’occhiata di quello che si rivela essere Horus, Luis e Micans abbandonano la comitiva andando ad occupare i due posti precedentemente assegnati.

Il primo si va ad acquattare su una delle torri della rocca con visuale su tutto l’interno ed il circondario che osserva attraverso il cannocchiale del suo fucile di precisione.
La seconda si va a nascondere in un anfratto oscuro proprio sull'unica entrata del piazzale della rocca appoggiando amorevolmente la mano sulle impugnature delle sue due fide katane.
 
Nel piazzale il mio signore e suo fratello Eraclito procedono a tracciare con polvere d'argento mista a qualche goccia del loro sangue, un ampio triangolo e le altre forme necessarie per la celebrazione del rito.
Due vertici vengono occupati dalle Note.
Nel terzo si pone Abrham Figlio di Merlino che sostituisce fisicamente il padre.
Linee mediane della stessa polvere partenti dai lati si incontrano al centro
del triangolo dividendo questo in tre sezioni uguali.
Al centro mi trovo io, e fra le mani stringo una coppa in metallo contenente un liquido denso, ottenuto mischiando sangue delle due Note a quello mio il tutto sciolto in una dose di assenzio e miele.

Che dolce profumo!

Mi spinge a provare sensazioni meravigliose; come una moderna sirena mi invita ad affondare nelle sue purpuree profondità…

Sollevo gli occhi, non è ancora il momento di abbandonarmi ai Desideri.
Mi guardo intorno e vedo che in ognuna delle tre sezioni è stato tracciato un simbolo sempre della stessa polvere argentata.
In quello il cui vertice è Horus, il simbolo alchemico di Venere.
In quello il cui vertice è Eraclito, il simbolo alchemico di Mercurio.
In quello il cui vertice è Abrham/Merlino, il simbolo alchemico di Giove.
Sulla mia fronte è tracciato il "P" greco del Pathos con il sangue mischiato delle Note.
Nel momento in cui la Luna, quella Luna, e’ alta nel cielo inizio a sentire dai tre vertici del triangolo salmodiare un canto:

" Ascoltaci Padre Sovrano, che la Tua benedizione torni a scorrere nella
Rete, che Desiderio Potente travolga ogni scoglio, che Enigma Impalpabile
sciolga ogni nodo, che la Tua suprema volontà ancora una volta decida il
Fato dei Tuoi figli mortali e dei Tuoi Figli Immortali, ora che l'ultima
battaglia del Pathos si avvicina ora è Tempo che Necessità prevalga e che
Sorte e Morte tornino a aiutare tutti i Tuoi figli, mortali ed Immortali..."

Le auree delle due Note si accendono improvvisamente e come in risposta lo stesso succede ad Abrham che viene circondato dall'aura dell'essenza di Suo Padre, segno che il Desiderio dei tre Figli rimasti del Sovrano è ora totalmente concentrato su di un unico scopo, la riaccensione del flusso di Destino.
Le linee di polvere argentata improvvisamente si illuminano e poi si incendiano mentre nello stesso istante il simbolo del Pathos sulla mia fronte si fa rovente come a rispondere al Desiderio dei tre Immortali.
Finalmente posso perdermi e con cupidigia e trepidazione ingurgito dalla coppa il liquido dolce e stordente accettando così il dono delle Note.

Subito una visione:

Vedo l’intricarsi dei mille Destini possibili, come una miriade di fili che si intrecciano in una complicatissima e inestricabile matassa.

In un punto vedo il Sommo Horus splendente nella sua aura azzurra, che con occhi di fuoco sembra seguire un filo ben preciso che io non riesco a riconoscere fra i molti.

E alcune parole giungono alle mie orecchie:

- Scelgo quello! -

Mi volto e vedo il Nobile Eraclito sorridere compiaciuto mentre tende un dito apparentemente nella stessa direzione dello sguardo di Horus.

Subito il filo visto dal mio signore si illumina e come in risposta noto il grande Stregone Merlino annuire soddisfatto circondato da un’aura dello stesso colore.

Seguo la scia luminosa e immediatamente vengo proiettato in un intricato tunnel.

Ed ecco l’uscita.

Sembro cadere, ma forse sto volando; vedo sotto di me infiniti sprazzi di una rete prima scuri e quasi morti e tre grossi nodi luminosi che prima sembravano sbarrare il passaggio a scariche veloci.

Poi improvvisamente i tre nodi iniziano a pulsare come cuori e subito le scariche ricominciano ad attraversare i tronconi spenti illuminandoli e ridando vita a decine di altri piccoli nodi precedentemente lasciati in una fredda solitudine.

Sgrano gli occhi mentre non so perché ma gelide lacrime mi solcano le guance.

E sono tornato.

Mi guardo intorno e vedo gli Immortali abbandonati in un totale stato di incoscienza ed estasi.

Il senso di pace, di benessere, che sembra pervaderli, influenza anche me.

La mia mente e il mio corpo sembrano ancora fluttuare nel Tempo.
Poi come un fiume in piena l'energia travolge tutti e infine una sferzata, un colpo di frusta, ci colpisce alla nuca come se un elastico teso al massimo venisse rilasciato all'improvviso.
Le Note crollano a terra esauste.

Le osservo ancora una volta prima di accasciarmi anch’io.
Il sonno si e’ impadronito di loro, ben presto toccherà anche a me.

A fatica raggiungiamo le autovetture parcheggiate nel piazzale sottostante.
L’ultima cosa che vedo sono i miei fratelli che ci raggiungono preoccupati…

 

Mi riscuoto, sono a casa.

Sono io, non c’e’ dubbio, eppure fatico a riconoscere la figura che ricambia il mio sguardo allo specchio.

E’ tutto uguale eppure quegli occhi non sono i miei.

Faccio ancora fatica ad abituarmi al fatto che non devo portare più  gli occhiali.

In quella notte ho visto qualcosa di negato all’uomo; Morte ha toccato i miei occhi per permettermi ciò, ma ha lasciato la sua impronta indelebile.

Ormai iride e pupilla sono un’unica cosa; un pozzo nero circondato da un mare bianco come quella Luna che continua ad osservarmi divertita.

Mi chiedo se tutto ciò fosse effettivamente necessario ma, alla fine, ha importanza?

In fondo…

Era Destino.

 


Si ringraziano per la partecipazione:

Fabio ( Eraclito )
Silvia ( Micans )
Luigi ( Luis De Blanck )
Francesco ( Abrham )
Simone ( Merlino ) ma solo in spirito ;-)))


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