IN CERCA DI MAMMA

di Alexandra De Ambrogiis e Andromaca Gualtieri
con la partecipazione di Dossuye e Angelo De Sarzana


La riunione di Isthar a Sammezzano è terminata da un po’, sono alla guida della mia Slk200 sempre scattante e fedele. Vago senza sapere bene dove andare, il tempo scorre, dovrei chiamare Angelo… eravamo d’accordo che lo avrei fatto appena possibile per dirgli cosa avevo deciso di fare… ma ancora non so.
È l’alba quando fermo dolcemente la macchina in un piccolo parcheggio, il tergicristallo ha lasciato una piccola scia di goccioline sul parabrezza… la rugiada mattutina fa brillare il verde prato che si apre davanti a me, sullo sfondo le rovine di un Tempio conosciuto si stagliano contro il cielo che mostra la luce del sole appena nato. Che coincidenza, che bizzarra unione di Desiderio, Sogno, Destino ed Enigma mi hanno portata fin qui… resto sospesa nei miei pensieri per un tempo indefinibile a sedere nell’amata auto. Unico rumore i suoni del motore che si sta raffreddando dopo il lungo correre. Mi riscuoto all’improvviso, prendo il portafoglio dalla borsa appoggiata sul sedile posteriore e ne estraggo una e–mail lisa e spiegazzata, con i bordi rovinati per le tante volte che l’ho letta. Prendo un evidenziatore verde e scendo chiudendo accuratamente la portiera. Apro il bagagliaio faccio scorrere la zip della 24 ore e prelevo un paio di fuseaux azzurri ed un fine e morbidissimo maglioncino di cachemire dello stesso colore, mi tolgo il vestitino di seta e i sandali a tacco a spillo e con un brivido di freddo butto il tutto in macchina, mi infilo l’abbigliamento più comodo e consono e calzo un paio di Superga Blue, rintracciate in un angolo nascosto del bagagliaio, che poi chiudo con un colpo secco. Alzo gli occhi e l’Abbazia di San Galgano mi chiama a sé. Mi pongo al centro di quella porta su Desiderio, mi siedo nella viva erba bagnata che ha vinto la sua battaglia sulla fredda ed arida pietra, apro il foglio di carta, il cui contenuto conosco ormai a memoria e comincio a sottolineare i punti che mi possono aiutare… Ho deciso, ho bisogno di parlare con mia Madre.

“È quasi l'alba...
E IO SONO...
Sono ancora...
Il mio nome è Shammuràmat Desiderio di Concordia...
Sono Andromaca, sono Medea, sono Aracne!
[…]
Per questo scrivo... ora che ho ritrovato tutta me stessa nel mio corpo...
ora che sono nuovamente Shammuràmat.
Sono qui, io ci sono!
[…]
Comunque sappi e dillo agli altri, a tutti, a tutto il Pathos: noi ci siamo!
Siamo Rimaste!
Shammuràmat, Desiderio di Concordia”

Leggo e mi distraggo, alzo gli occhi… tra le nuvole in cielo alcune lettere sembrano stagliarsi nette “ordine gerarchico e libertà, libertà ed ordine gerarchico”… c’è qualcosa che mi sfugge, una nota stonata.
- Mamma ho bisogno di te, dove sei? – sussurro a me stessa lentamente in quel silenzio sospeso tra mondo reale e pensiero.
Ricomincio a leggere e provo a formulare ipotesi… Nella notte del botto Shammuràmat ha fatto lo stesso rituale di Dubbio, Demetra e Morgana che so essersi fuse in un’unica essenza, potrebbe essere che in questi mesi di confusione Lei abbia cercato di avvicinarsi alle sorelle… Angelo sa dov’è Demetra e quindi l’essenza delle Tre Streghe… dopo lo chiamo e chiedo se vuole seguirmi nella ricerca ed aiutarmi. È anche vero che la peculiarità principale di Mamma è la curiosità e dubito che sia stata ferma tanto tempo. L’amore per noi suoi figli era immenso nella sua forma Divina e nella sua forma umana è quindi probabile che mi sia passata vicino, più volte, che ora sia ad un passo da me ed io nella mia cecità non la veda… Scuoto la testa i capelli mi schiaffeggiano all’improvviso e riportano all’ordine. Una cosa per volta! Un passo alla volta!
Vado alla macchina prendo il cellulare e compongo un numero. Uno squillo e subito una calda voce mi risponde riconoscendomi:
- Ciao Angelo, ho bisogno di te - dico semplicemente.

I miei pensieri erano lontani dal luogo in cui mi trovavo, erano con Lei come sempre da quando erano finite le nostre vacanze. Mai avrei immaginato quanto potesse mancarmi il suo sorriso, il profumo della sua pelle e i suoi splendidi piedi(;o]).
Così passeggiavo crogiolandomi al sole settembrino, non più caldissimo, ma sufficiente a scaldare la mia pelle e che con il suo calore attenuava la mancanza di ciò che mi scaldava veramente. Lo squillo del cellulare mi riportò al presente e il nome apparso sul display mi provocò un tuffo al cuore, era Lei. La sua voce era decisa ma nascondeva un’inquietudine che al momento non compresi.
- Ciao Alex, sono a tua disposizione come sempre - le risposi.
Cosa non avrei fatto per quella donna.
Le dissi dove mi trovavo, le diedi l'indirizzo.
- Raggiungimi, ti ...ehm... a presto -

Ho un attimo di esitazione sul quel "ti..." di Angelo, per quanto mi costringa a mantenere un certo distacco nei suoi confronti ogni giorno che passa mi sento sempre più legata a lui e la cosa mi spaventa... poi distolgo la mente e faccio un sorriso questo è un problema che affronterò a tempo debito...
- Ok tesoro un paio di ore e sono da te –
Monto in macchina visibilmente sollevata, con lui a fianco sarà tutto più semplice. Accendo il motore do una sgassata come a provarne la potenza mentre a due mani raccolgo i capelli in alto sulla testa e li lego con un nodo. Retromarcia nel parcheggino, infilo una cassetta e parto sulle note e la calda voce negroide di Anastacia e, su quella canzone che rispecchia il mio stato umorale melanconico, canto con lei:

"There is no rose without a thorn,
no rain without the storm
There is no laughter without tears,
no wisdom without years
In a world gone crazy,
torn between the roads that we must choose.
Win or lose.
If every soul should lose its way,
if every face should lose its name
tell me who's gonna stop the rain?
Each day another boy and girl
sets foot into this world
One reaches out to touch the sky,
one never learns to fly 
Where is it written in the stone
that any child should walk alone,
out on their own?
If no one tries to end this game,
or find a way to ease the pain.
Tell me who's gonna stop the rain?
Who's gonna stop the rain?
I said who's gonna stop...the rain?
How many rivers must we cross before we learn
that the flood is rising high,
and the bridges all have burned.
Each time another dream is washed into the sea,
it's another piece of you,
it's another piece of me
Sure as the blood runs through your veins,
sure as the falling rain 
Wèll taste the tears of each defeat,
the bitter and the sweet, yeah
As the days grow colder,
wonder if wèll ever see the sun
when winter comes.
If no one stands to take the weight,
if no one answers to the blame
tell me who's gonna stop the rain?
If every soul should lose its way,
if every face should lose its name.
If no one tries to end this game,
or find a way to ease the pain,
tell me who's gonna stop the rain?
If no one stands to take the weight,
if no one answers to the blame,
tell me who's gonna stop?
Who's gonna stop, the rain?"

Angelo dice che trova strana e poco ortodossa la mia maniera di parlare, sentire, chiamare mia Madre. Mi dice che c'è poca devozione che dovrei concentrarmi sul Pathos tutto e non su un singolo punto, anche se cardinale, di esso... la cosa mi da’ da pensare, i giorni in cui mi si è rivelata sono lontani, ma ancora vividi in me... sono blasfema se dico che il rapporto era paritetico?... E neanche così riesco a spiegarmi a me stessa... Non c'era timore né cupa reverenza in me... ho così tante cose da chiederle... dove sarà?...
Il nastro scorre, la mente vola come la macchina e presto mi ritrovo in prossimità del luogo d’incontro, mi soffermo su un ciglio a motore acceso e chiamo Angelo:
- Ciao tesoro, sono qui mi vieni a prendere? -

La mattina del sabato, in tarda mattinata una telefonata di De Sarzana annuncia il suo arrivo alla villa di Morgana per il primo pomeriggio, accompagnato da una sua amica, Alexandra.

Dopo pranzo Dossuye si mette di vedetta in giardino in attesa dei nuovi arrivi.
Quando suonano al cancello non aspetta neanche il solito annuncio del maggiordomo, si fionda verso il viale ed attende...

Quando vede risalire le due figure si avvicina e schiocca un bacio sulla guancia di De Sarzana e subito dopo controlla se tra le sue mani ci sia qualche pacchetto infiocchettato...

- Ciao Angelo, sai che il gattino che mi hai regalato la volta scorsa è diventato un bel micetto?  E questa tua amica chi è? Me la presenti? -

- Ciao, io sono Dossuye, benvenuta nella mia casa. Ci troverai un bel po' di gente... non sto a presentarti tutti... sono tanti.
Come mai da queste parti? -
Alexandra ha il volto un po' tirato, indice di stanchezza e grande incertezza, ma mentre porge la mano a Dossuye il viso è rischiarato da un sorriso largo e sincero, leggermente intimidito:
- Ciao Dossuye! Io sono Alex, sono felicissima di conoscerti, in realtà ti avevo già vista a Sarzana, ma in quel frangente non ho ritenuto fosse il caso di presentarmi ;-) Immaginavo ci fosse tanta gente qui, come è giusto che sia. ;-) Sono venuta a chiederti consiglio ed aiuto se vorrai darmelo. Ho qualche problema...-

Con la scusa di una passeggiata e di due pettegolezzi da "ragazze" Dossuye prende per mano Alex e la trascina con sé verso il laghetto, ai piedi della collina.
Il posto è incantevole.
Il laghetto è circondato da alti salici piangenti che si specchiano nelle acque scure.
Alex le cammina a fianco silenziosa e tranquilla.
Su un lato si vedono canne di fiume e larghe foglie di loti, appena appena ingiallite dai primi brividi autunnali.
Il sentiero conduce ad alcune panchine di pietra rivolte verso l'acqua.

- Mi piace molto questo posto. È così diverso da quello dove sono nata...
Vengo qui quando sono triste... vengo qui da sola e sto seduta a guardare il lago, in silenzio.
Sono stanca di essere chiamata sorella da quelli che ci hanno sempre chiamate streghe.
So chi sono, li conosco fin troppo bene, so che credono di farmi piacere...
Ma non sono mai stata una stupida: so anche che, nella maggior parte dei casi, lo fanno perché vogliono qualcosa da me...
A volte vorrei farli sparire tutti, questi fratelli ingombranti e starnazzanti, pieni di prosopopea e di superbia al punto da supporre di essere sempre i benvenuti. Vengono qui e credono di essere a casa loro.
Armi, stupidi rituali... e che altro ancora dovrò sopportare?
... scusami Alex.
Ogni tanto mi dimentico di dover essere una bambina. Dimentico di giocare la mia parte nel modo che tutti si aspettano da me.
Ho dodici anni, ma dentro di me ne ho così tanti da non poterli più contare.
Ho vissuto millenni di vite, ho amato migliaia di uomini, ho generato centinaia di figli. Ed ho dodici anni.
Ricordo i volti e le sensazioni di ogni amante che ho avuto. Di ogni figlio che ho cullato. Di ogni sorso delle molteplici vite che ho assaporato. Ed ho dodici anni.-

Dossuye rimane in silenzio a guardare il lago, le mani strette in grembo.
Infine alza il viso verso Alex.

- Scusami... avevo bisogno di dire quello che mi passava per la testa. Abbi pazienza.
Siamo venute qui perché tu volevi parlarmi e finora ho parlato solo io.
Ora tocca a te. -

- Streghe... ho sempre trovato affascinate questo... "titolo"?... "nome" lo trovo riduttivo - è un pensiero espresso in un sussurro, Alex non sta guardando Dossuye ma fissa un punto indefinito del lago, gli occhi stretti a sottili fessure come a voler far luce nel caos dei suoi pensieri.
- Temo che tu abbia ragione, l'uomo è spesso ipocrita ed egoista ed altrettanto spesso alcune Note si fanno contaminare in questo senso dalla loro parte umana, almeno questo è il mio pensiero. Mi vergogno perché anch'io sono qui per ottenere qualcosa da te e questo non è giusto. Mi hai fatto riflettere su svariate cose e quindi ti dirò cosa avrei voluto chiederti e ti dirò anche perché non lo farò - una breve pausa, uno sguardo veloce ed un sorriso fugace - Sto cercando mia madre Desiderio di Concordia, ho premura di trovarla sempre per quel difettuccio umano chiamato "egoismo", mai mi ha sfiorato l'idea che magari lei non volesse essere trovata, che sapesse esattamente dove eravamo e magari non le piacesse ciò che siamo diventati per cui potrebbe volerci stare lontana. Comunque sia volevo facilitarmi il lavoro chiedendo a te se sapessi dov'è. Anche questo non è giusto. Nei tuoi confronti, ma anche nei suoi. La pigrizia e la fretta sono cattive consigliere. Ora ritengo che non potrei serenamente guardarla negli occhi e chiamarmi sua figlia se qualcuno mi aiutasse a rintracciarla. È un percorso che devo fare da sola- Un'altra pausa - Devo comunque ringraziarti perché ancora una volta sei stata tu a donare, mi hai aiutata a riflettere a chiarire le mie idee, mi hai impedito di commettere un errore di cui mi sarei sicuramente pentita. Ora ti chiedo, posso io fare qualcosa per te? -

- Oh Alex, ma questo non è chiedermi "qualcosa", è solo domandare un'informazione!!
In ogni caso dovrai trovare Desiderio di Discordia da sola perché io non  so assolutamente dove sia, anche se per un attimo credo di aver percepito  la sua presenza a Sarzana, ma questo può voler dire solo che è in giro da  qualche parte e che è stata coinvolta nella ricostruzione della rete.
Cercala, io partirei da dove è stata vista l'ultima volta anche se ormai  la pista sarà fredda e buona caccia.
E se vuoi fare qualcosa per me fa questo:
pensa a me come a Dossuye, senza ammucchiarci sopra altro tipo Madri,  Sorelle, Streghe, Dee e Puttane Sacre.
Sono una e sono io.
E… - Ti guarda con aria speranzosa - Che mi aiuti con un problema di matematica che non so fare? –
Alex scoppia in una risata cristallina: - Ommamma mia Dossuye non avresti potuto chiedere cosa più difficile - e poi sempre sghignazzando - credo che la mia ex prof di matematica ancora abbia il ricordo nefasto dei miei terribili voti e della mia impertinenza, ma facciamo così, si dice che due teste pensano meglio di una, se me lo fai vedere riusciremo a risolverlo, non c'è niente che due donne messe insieme non riescano a fare se vogliono.–

Nel pomeriggio monto in macchina ed arrivata a Firenze cerco un bar, il meno affollato e più fornito di guide telefoniche toscane e liguri.
Cominciando dalla provincia di Lucca per passare a Massa, La Spezia, Livorno etc etc mi faccio tutte le province che esistono da Lucca verso Genova inclusa e chiamo tutti gli ospedali e le cliniche chiedendo se Andromaca Gualtieri vi è stata ricoverata dal 29 ottobre 2000 più facile il 30 stesso mese ed anno, ad oggi.
Quando trovo resistenza dico che è mia madre che è sparita e che la sto cercando in ogni ospedale d'Italia e uso tutto il mio charme per convincere a darmi queste informazioni. Niente fortunatamente, solo inutili chiacchiere sul fatto che ho tardato tanto a cercarla… ma che ne sanno loro, perché la gente non sta zitta invece di dar fiato alla bocca per dire ovvietà?!
Vado in Via San Gallo alla sede di Magistero Università degli Studi di Firenze che ho frequentato per qualche anno ed in cui ho ancora degli amici.
Chiedo di accedere alla Biblioteca, sono ancora iscritta.
In biblioteca cerco tutte le cronache bianche e nere e tutti gli annunci economici e mortuari e anche gli altri annunci AAA Cercasi amico/a per tenera amicizia (beata tecnologia... in Via San Gallo gli archivi sono microfilmati) delle testate toscane e liguri in primis poi passo a quelle nazionali. Parto sempre dal 29 Ottobre 2000 per arrivare ai giorni ns. 
Leggo estraniandomi completamente dall'ambiente circostante, solo io e lo schermo. Compilo una richiesta di stampa riportando i riferimenti che le compaiono al termine di ogni articolo microfilmato... Da uno passo all'altro - Il Botto - sussurro mentalmente, un velo d'angoscia mi offusca lo guardo per un attimo, poi riprendo...

… sabba satanico sulle Alpi Apuane Lucca - 29 ottobre 2000. Ieri notte, in una villa isolata sulle pendici delle Alpi Apuane, si sono consumati i riti pagani di alcune sette operanti…

Passo oltre…

Mercoledì 1 novembre
Una quarantenne come tante che però appare a prima vista un po' confusa si presenta ai commercianti del centro storico e al momento di pagare tira fuori una banconota da 500mila lire. Quindi, tra una parola e l'altra, magari consegnando anche altri soldi per arrivare a una cifra tonda e facilitare il resto da parte del negoziante, finisce per riprendersi la banconota, non pagare la merce e a sparire facendola franca.
Ne sanno qualcosa un paio di negozianti che negli ultimi due giorni hanno inoltrato negli uffici di viale Cavour della questura regolare denuncia contro ignoti. Pare che altri commercianti del centro abbiano subito lo stesso trattamento preferendo però lasciar perdere.
A questo punto gli uomini dell'ufficio controllo del territorio rivolgono una sorta di appello ai negozianti, invitandoli ad avvisare subito il «113» qualora dovessero trovarsi davanti alla "signora" che si presenta per comprare con una banconota da 500mila lire e dal fare sospetto.

Una risatina di gola mi sfugge subito ricacciata da un secco "stttttttt" proveniente dal fondo della sala, ma il sorriso permane mentre leggo fra le righe la firma cubitale "ANDROMACA"... Bene questa è la prima traccia...
Vediamo se ce ne sono altre così chiare... un pensiero... prendo la full time ed scrivo una nota "Chiamare Zio Armando" .... sarà mica in prigione???... sotto la nota precedente scrivo "chiedergli di chiamare i suoi amici ed informarsi se Mamma è stata arrestata"–

Giovedì 2 novembre
La squadra mobile della questura diretta da Giuseppe Macaluso sta indagando sul furto avvenuto ieri notte in una villetta bifamiliare ultraprotetta di tre piani in periferia e di proprietà di un impiegato.
Non è stato un furto come tutti gli altri. Questa volta, a parte un orologio e un cannocchiale, a essere portati via sono stati otto fucili, quasi tutti calibro 12 da caccia, e sei pistole, Beretta quasi tutte calibro 22. Le armi, regolarmente detenute, erano custodite in una sorta di cassaforte-armadio che i ladri hanno aperto con incredibile perizia. Oltre a pistole e fucili sono sparite delle munizioni.
Il furto è stato messo a segno nella notte, mentre il proprietario dormiva e che quindi non si è accorto di niente fino al risveglio. A questo punto ha avvisato la polizia.

Penso Mmmmmmm che se ne fa Andromaca di quelle armi... non le sa usare! Non le piacciono!!! Mah... Nota: chiedere ad Angelo se ne sa qualcosa... Oddio Angelo!!! Prendo il cellulare e mando un messaggio: "La ricerca procede, lenta ma procede, ho bisogno di te, di al tuo interlocutore delle 20.00 che se ti tocca dovrà vedersela anche con me Smack!" sorrido ed invio.
Riprendo la lettura... Leggo articoli su articoli… nessun'altra informazione sulle indagini del furto d'armi alla villetta pare, almeno dai giornali, che nell'anno non siano state ancora rintracciate né utilizzate... nessun altro furto del genere in zona... una miriade di scippi, truffe, piccoli furti... qualcuno l'ha fatta franca, altri sono stati arrestati nomadi o extracomunitari, il nipote di un'anziana signora le ha rubato in casa la pensione per comprarsi cocaina, non trovo più nulla che attiri la mia attenzione a riguardo... noto però che questo tipo di articoli hanno un brusco calo numerico alla fine di novembre... come se la città diventasse di colpo molto più tranquilla... Ancora furtarelli ma più rari... In agosto 2001 nessun furto nelle villette (piene di turisti) della Versilia… nelle grosse città semi vuote è un'altra faccenda. Tolgo gli occhiali e li appoggio un attimo in grembo mentre fisso il monitor interdetta… gli occhi mi bruciano e mi dolgono, guardo l'orologio, per cena vorrei essere alla Villa, stampo tutto ciò che ho trovato chiedo gli orari d'apertura del giorno seguente ed esco. Mentre raggiungo la macchina chiamo lo zio e dopo i dovuti convenevoli gli chiedo, chiaramente, ciò che mi preme.
Dopo un tempo che mi pare lungo ma non lo è affatto squilla il cellulare Lo zio è preoccupato...
- Che hai a che fare tu con quella tizia? Ma che razza di gente frequenti?

Andromaca Gualtieri è stata indagata in passato tre volte dall'Interpool per alcuni furti d'opere d'arte ma prove non ce ne sono mai state... questo però non significa che non ci siano persone più che certe della sua non estraneità ai fatti. In ogni caso non si sa nulla di nuovo su di lei e non si trova in alcun carcere italiano né estero, né è stata fatta alcuna segnalazione su di lei da almeno tre anni. Ma nonostante sembri essersi ritirata forse faresti bene a non avere nulla a che fare con lei sai?-
- Zio stai tranquillo... Lo sai che la tua nipotina è saggia e casca sempre in piedi ;-) Grazie del tuo aiuto come sempre!!! Un bacio alla Zia ed alle figlie ora devo proprio scappare, grazie, grazie, grazie – clic
Interrompo la comunicazione... e sospiro di sollievo…
...in macchina sono pensierosa... ‘Domani torno in Biblioteca’…
Alex ripensa alle parole di Dossuye: "Oh Alex, ma questo non è chiedermi "qualcosa", è solo domandare un'informazione!! In ogni caso dovrai trovare Desiderio di Discordia da sola perché io non so assolutamente dove sia, anche se per un attimo credo di aver percepito la sua presenza a Sarzana, ma questo può voler dire solo che è in giro da qualche parte e che è stata coinvolta nella ricostruzione della rete. Cercala, io partirei da dove è stata vista l'ultima volta anche se ormai la pista sara' fredda e buona caccia."

L’indomani in biblioteca rileggo gli articoli della ricerca dei primi giorni dopo il botto...
Poi uno mi si pianta davanti…

Clik Emergenza campi nomadi, vertice fallito Palazzo Vecchio accusa la Regione: "Manca una strategia". Entro il 10 novembre Domenici vuole chiudere le "Draghe"
FIRENZE, - La riunione di Palazzo Bastogi, in Regione, per affrontare l'emergenza Rom è fallita. Per essere più esatti non è servita a nulla, perché non c'è stata nessuna strategia, nessuna indicazione operativa, sulla quale confrontarsi e trovare una via d'uscita. Così si è espresso ieri
mattina, poco dopo la riunione, il sindaco di Firenze. Leonardo Domenici ha convocato una conferenza stampa improvvisata in sala Clemente VII.

Rivolgendosi all'assessore regionale alle politiche sociali, Angelo Passaleva, ha chiesto alla Regione: «Maggiore chiarezza nell'individuare insieme gli obbiettivi».
Il sindaco di Firenze, ha spiegato che non si vuole passare come chi vuole scaricare su altre regioni questioni e problemi sui Rom. «la Toscana – ha detto - non ha mai pensato di chiedere riunioni per obbligare qualcuno a prendersi gruppi di Rom, Kosovari o quant'altri. Fra l'altro, essendo presidente dell'Anci (l'associazione nazionale dei comuni, n.d.r.) credo nel rispetto dell'autonomia comunale».
Le necessità che si sottopongono alla Regione sono, ha spiegato, sostanzialmente due. Occorre, innanzi tutto, realizzare un progetto strategico per superare i campi, per esempio; e anche per una «assunzione di responsabilità collettiva». Con una strategia che è già individuata nella
legge regionale n.2 del 2000, che prevede finanziamenti precisi e che possano far realizzare «aree» che non sono affatto uguali ai «campi». La seconda necessità è legata al problema del finanziamento degli interventi. Non c'è, ha detto Domenici, solo l'emergenza immediata da risolvere. Dopo un po', i termini del problema diventano quelli della gestione, dell'assistenza ai Rom, dei servizi loro necessari. Tutti obbiettivi ai quali non si può certo pensare con la legge 2 da sola (1 miliardo e 200 milioni i fondi complessivi disponibili all'anno e per tutta la Toscana, per giunta).
Ecco, dunque, perché, ha spiegato il sindaco, la Regione deve muoversi: «Non chiedo pacchi regalo alla Regione. Ai comuni dico mettiamoci d'accordo. Alla Regione, dacci delle risposte». Gli impegni presi all'indomani della morte della piccola Silvana, bruciata nel campo del Poderaccio, vengono riconfermati. Dopo le soluzioni d'emergenza per i 52_ Rom rimasti senza roulotte, per i quali ci vorranno sistemazioni definitive (diverse dall'ospitalità a Montedomini o all'Albergo popolare),ci sono i 150 delle «Draghe» da portare in posti più decenti. Entro il 10 novembre Domenici vuole «chiudere» le «Draghe». Sessantadue dei 150 hanno chiesto asilo politico; 31 di questi sono minori e mentre tutti e 62 verranno sistemati dalla Caritas, dei restanti 60, 70 (oltre i 20 che verranno espulsi) se ne occuperà il volontariato (Arci e Madonnina del Grappa). E per 11 dei 52 del Poderaccio, che resterebbero come problema irrisolvibile, sarebbe stata trovata una sistemazione fuori Firenze.
Sulla riunione di ieri, alla quale hanno partecipato una quindicina di comuni, intanto, la Regione ha emesso un comunicato in cui vengono riportate alcune assicurazioni date dall'assessore Passaleva: «È nostra intenzione non lasciare da soli i comuni a gestire questa situazione».


Un ricordo affiora, un lungo racconto che sua madre le ha fatto ‘Infanzia Violata’ lo chiamava…
‘Devo chiamare Haba, devo andare a casa sua… Lei mi porterà a casa di Mamma’
Driiiiiiiiiiiiinnnnnnnnnnnnnnnnn
- Ciao Haba cucciola, come va? Ascolta, sto cercando Mamma e non intendo desistere finché non la trovo. Se non erro abiti vicino a casa sua... ti ha per caso dato una copia delle sue chiavi di casa? Ti posso chiedere di accompagnarmi a casa sua... ho bisogno di ispirazione e penso di poterla trovare lì... Che fai domani? Potrei essere da te per le... diciamo 10 di mattina? -
- Va bene tesoro, passa, io le chiavi le ho – Risponde lei dolce come sempre.

Il giorno dopo alle 10 arrivo da mia sorella a prenderla… ho un paio di fouseax scoloriti a chiazze, scarpe da ginnastica ed un maglioncino informe. Sono struccata i capelli sono legati severamente sulla testa in una crocchia, non ho gioielli, alla spalla una borsa di cuoio.
Driiin - Ciao Haba, come vedi sono puntuale... sei pronta? Possiamo andare? Guidi tu? - Durante il tragitto in macchina sono pensierosa:
- Haba tu eri con Andromaca nella ricerca di Riccardo Sismondi... quando Aracne ha preso il suo corpo... cosa mi sai dire di ciò che è successo subito dopo? Cosa mi dici della tribù dei Phuri Dae secondo te è possibile che in tutti questi mesi lei sia stata in un campo Rom? -
- Non so, da quando è in Andromaca non ricordo abbia avuto a che fare con i Rom... Però, a ben ragionarci... forse non sarebbe un'idea così sbagliata... se vuoi tentare tutte le piste sicuramente questa non la devi tralasciare...– Anche Haba è perplessa mentre parla.

- Eccoci arrivate!- Haba, che aveva poi preso la guida, parcheggia e si avvia ad aprire la porta di casa di Andromaca...

La casa è piccolina, isolata, vicina al bosco, due piani e il più basso è seminterrato.
Un piccolo giardino pieno di erbacce davanti alla finestra, un cancelletto ed una terrazza bianca con qualche vaso dove le piante hanno sofferto la mancanza di cure più ancora del giardino... si capisce che da parecchio nessuno se ne cura più... La persiana si apre un po' cigolando e poi la porta a vetri di legno dà accesso alla casa, odore di chiuso...
La prima stanza è una cucina-salotto con un caminetto nell'angolo a destra, polvere sui mobili...
Parecchi libri sono accatastati ovunque, un computer a sinistra e un ficus ormai completamente secco... c'è il bagno e un'altra stanza e il letto è rifatto anche se vi sono abiti mollati un po' in giro e sono tutti di colore nero...
Anche la casa è disabitata e si vede, è chiaro che nessuno c'è entrato da tempo.

Mentre mi guardo intorno alla ricerca di qualche indizio, comincio a dare una ripulita, tolgo la polvere, spazzo, arieggio le stanze, ciò che sposto per pulire lo rimetto poi nello luogo originale (spolverando guardo tutto) cerco un po' d'olio per la persiana e la faccio smettere di produrre quel suono raccapricciante, mi dà ai nervi, poi passo in giardino e tolgo tutte le erbacce, mi prendo cura delle piante, tolgo le foglie secche e le annaffio.

Riguardo da capo stanza per stanza: in cucina entro nel camino e ne faccio una dettagliata perlustrazione interna, controllo tutti i libri per vedere se trovo qualche foglietto o qualche appunto li apro e li scuoto, apro gli armadi e guardo nelle tasche anche qui alla ricerca di qualche biglietto o qualche oggetto strano Metto un po' all'aria gli abiti che erano sul letto, poi li stiro e li rimetto nell'armadio.
Intanto penso che forse mia Madre sarà felice di trovare la sua casetta in ordine...
Poi il computer... A questo punto mi volto indecisa verso mia sorella: - Haba... ho ciacciato un po' dappertutto... ma il PC... dici che posso invadere così la sua privacy? No, il computer non lo guardo.–

Nulla... in effetti sembra persino strano... tenendo conto da quanto tempo fa la ladra e da quanto è nel pathos non si capisce come possa non esservi nulla... certo c'è una cassetta degli attrezzi piuttosto fornita di lime da ferro, fili e sbarrette di metallo... pinze ecc, un vero assortimento di corde e aggeggi da scalata, ma nulla di veramente strano...
O forse... chissà non è così strano visto che in fondo se non lo sa una ladra quanto è facile entrare in casa altrui, chi dovrebbe saperlo?…

Verso il tramonto accompagno Haba a casa sua, la ringrazio e la saluto con un grosso abbraccio ed un bacio a fior di labbra. Sembra strano, ma non sono delusa dal non aver trovato nulla, forse lo sarei stata se fosse stato il contrario... Quindi sfreccio via, come se avessi un appuntamento...
Nel tragitto svuoto la testa da qualsiasi pensiero, il giorno prima tremavo all'idea, lo stesso la mattina mentre mi vestivo... sono arrivata alla conclusione che non devo programmare niente, fare e basta, accada ciò che deve.

…Arrivo presto in provincia di Pisa...
La zona si vede che viene spesso utilizzata da camper e roulotte ma è deserto.

Risalgo in auto e mi dirigo verso Firenze e il campo delle Draghe. Ci vuole un'oretta per raggiungerlo oramai sono le 22.00 passate. Non appena mi avvicino è chiaro che è occupato; spengo fari e motore in tutt'uno e mi inoltro badando bene a fare molto rumore all'interno dell'agglomerato.
Appena mi bloccano chiedo se è possibile parlare con la Baba più anziana.
Il tono è sottomesso e rispettoso mentre dico di aver bisogno di aiuto.

Gli uomini che mi hanno fermata non rispondono e non fanno nulla, mi lasciano dove sono, senza farmi avanzare oltre ma senza mandarmi via. Un po' per volta altri si avvicinano: uomini, ragazzi, donne e bambini... mi guardano con sorpresa e perplessità ma nessuno parla. Le persone vanno e vengono, osservano quella bionda che è arrivata da sola all'inizio della notte nel
loro campo. Una bambina si avvicina di più e nessuno la ferma. Il suo faccino è sporco e i piedini sono scalzi, mi si pone di fronte e mi fissa negli occhi intensamente senza dire nulla neanche lei... poi una manina si solleva a toccarmi una mano, non me la sfiora solo, me la stringe piano
come a volermi confortare e subito dopo scappa via di corsa.

Il tempo passa... un po' per volta arrivo a percepire quanto sia vasto il campo, quante persone vi si trovano... le voci arrivano da lontano perforando la bolla silenziosa in cui mi trovo, i visi si danno il cambio, sembrano aspettare qualcosa anche se nessuno fa nulla...
Attendo ancora un po' ferma ed in piedi nella posizione dove sono stata bloccata poi sussurro ancora:
- Non posso andarmene, proprio non posso.-

L'attesa continua senza che nulla cambi, la notte si fa più fredda ancora eppure sembra che nel campo ci siano sempre persone che si danno il cambio attorno a me.

La piccola folla comincia a dividersi in due: qualcuno si avvicina. È vestito di gonne multicolori e avanza a fatica, zoppicando e appoggiandosi pesantemente ad un ragazzo.
Quando la debole luce della notte lo permette vedo che è una donna e sul suo viso è disegnata una fitta ragnatela di grinze.

Resta a lungo in silenzio scrutandomi mentre suoi occhi sembrano leggere qualcosa che solo lei può vedere.
Quasi sobbalzo quando mi si rivolge con due sole parole: - Ti ascolto.-

Comincio a parlare senza riflettere - Già una volta i miei fratelli hanno invaso la tua casa per chiedere il tuo aiuto che hai benevolmente dato, mi scuso per essere tornata io a riformulare una richiesta in molto simile, per poco diversa, cerco mia Madre, una Figlia di uno dei Sette, la stessa la cui essenza fu rapita con il piccolo qualche tempo fa... Cerco Lei od il corpo che la custodiva...-

La donna sembra ponderare le parole, il viso inespressivo, poi la risposta:
- Quale diritto hai di cercarla? Dici sia tua Madre... perché non sai dove sia allora? Perché dovrei crederti?-

Ogni parola una staffilata in petto, non nascondo niente, le emozioni mi si leggono in volto:
- Non so quali siano le risposte che ti aspetti da me... Anch'io mi sono chiesta quale diritto io abbia di cercarla e questa è la ragione per cui ho atteso tanto. Se vorrai ascoltarmi proverò a condurti nei miei pensieri... -
Attendo un cenno d'assenso, poi comincio con cautela a parlare, temo di non riuscire a spiegarmi...
- È ormai passato quasi un anno da quando eventi indiscutibili ed angoscianti hanno sconvolto la ns. specie, umani e Dei hanno subito un terribile lutto, molti umani sono morti, molti dei hanno fatto ritorno in seno a chi li ha generati. Siamo stati sparpagliati come solo un gigantesco ordigno può fare ed oltre ad aver perso fratelli, sorelle, madri e padri... diversi i legami, ma orrendamente simili i dolori... da allora abbiamo arrancato alla ricerca di ricostruire il perduto, alle volte cercandoci, spesso non trovandoci... ciò che è oggi è solo un bieco riflesso di ciò
che fu. Lei, mia Madre quel giorno lontano è stata a noi strappata, o almeno così credevamo...
Mesi dopo ci é giunta una sua lettera che ci rassicurava della Sua presenza, ma nel contempo esprimeva tutto il suo dolore per quanto accaduto. La lettera era stata scritta il giorno dopo i tristi accadimenti, ma per volere di Destino recapitataci con grande ritardo... Ho allora creduto che Lei stessa avesse cosi Desiderato, che volesse rimettere insieme le tre Sé Stessa prima di tornare a noi e nel rispetto di ciò sono restata da sola, cercando di prepararmi a riabbracciarLa potendole presentare una figlia di cui essere fiera. Altro tempo è trascorso e di Lei non abbiamo
avuto più notizie, anche se sento in me che sta bene. Ora ho io una domanda... Quale diritto ha un uomo di imporsi a chicchessia? Amo la libertà in tutte le sue forme, la mia risposta è ‘non ne ho alcuno, il mio è Desiderio, bisogno di Lei e come tale è mio dovere inseguirlo, quando l'avrò trovata sarà Sua la libertà di respingermi o accogliermi'... Non ci sono ragioni per cui dovresti credermi o almeno io non ne ho da fornirtene, ti chiedo solo di ascoltare le tue emozioni e poi decidere...-
Taccio in attesa…
La sua espressione è contrariata mentre ascolta:  - Tu parli di cose che non sono per le mie orecchie. Ma io sono vissuta già a lungo e sono già molte le cose che non che non avrei dovuto sapere. Farò conto di non avere sentito e gli altri sono troppo lontani per averle ascoltate per errore. Devi però stare più attenta quando parli di certi argomenti perché potresti mettere in pericolo chiunque le ascolti.-

Resta poi in silenzio a lungo osservando ogni reazione alle proprie parole, sembra incerta... poi:
- Stavo aspettandoti e sei arrivata finalmente... anche se speravo in una persona più saggia viste le sue condizioni... Ma hai ragione dovrà essere lei a decidere... ma se ti seguirà dovrà essere per sua precisa volontà perché solo in quel caso non la fermerò.-

Senza dire altro si alza e lentamente si allontana, scambia poche parole con uno degli uomini poco lontani e sparisce verso l'interno del campo. L'uomo fa cenno di seguirlo e si avvia in un'altra direzione sempre all'interno del campo. Roulotte, camper, furgoni, auto, baracche, panni stesi e un vago sentore di cibo, fuochi, buche e rottami... e gli zingari che mi guardano  attraversare il loro mondo in silenzio.

Arriviamo davanti ad una roulotte piuttosto grande e in ottime condizioni, ci sono dei vasi pieni di fiori come a formare un piccolo giardino mobile davanti all'entrata, l'uomo avanza e bussa con rispetto poi mi fa cenno di attendere allontanandosi.
Dopo poco una voce femminile che mi ricorda qualcuno chiede: - Chi è? Entra pure ho appena fatto del tè, è bello caldo...-

Con l'animo in tumulto socchiudo piano la porta... entro silenziosamente: - Ne hai fatta una tazza anche per me Mamma?- Un timido sorriso, molto incerto come se non fossi certa di cosa potermi aspettare...

Il tempo di vedere che è sempre lei: i capelli lunghi e neri, i chiletti in più e gli abiti neri, anche se porta una lunga gonnellona al posto degli usuali pantaloni, le note di Dowland creano un dolce sottofondo, poi la vedo girarsi di scatto, sorpresa, mentre mi scruta: - Mamma?...-

Poi più calma: - Mi spiace dovertelo dire così ma io non ho figli, non ne ho mai avuti. Credo proprio tu abbia sbagliato persona. E poi non ti conosco... non sei certo del campo tu... anzi, mi domando come puoi essere arrivata fin qui...-

La serie di domande resta sospesa nell'aria prima che Lei finisca di seguire un qualche suo ragionamento che la porta a sorridere riprendendo: - Scusami, sono inqualificabile... hai bussato alla mia porta e io ti ho offerto un tè, sei mia ospite, accomodati, anche se non sono tua madre possiamo berlo ugualmente insieme e così avremo anche il tempo di parlarne... in fondo non ti avrebbero lasciata arrivare fino a me senza un buon motivo. Ho della crostata di more che ho fatto io oppure dei biscotti confezionati... ne vuoi?-

Quindi si volta e aggiunge una tazza al tavolino cominciando a servire il tè... - Avanti, non restare sulla porta... entra o il tè finirà per raffreddarsi.-
- Sembra comunque che tu non ti ricordi di me, d'altro canto siamo state insieme molto poco ed è trascorso un bel po' di tempo, quindi mi ripresento, sono Alexandra De Ambrogiis... - un sorriso amichevole...
A queste parole resta con la tazza in mano a guardarla: - Ricordarmi? Scusa ma prima mi chiami mamma... ora dici che ci siamo conosciute... allora sapevi già che non potevo essere tua madre...- il tono appena venato di allarme, - Forse faresti bene a parlare chiaro Alexandra sai? Cosa stai cercando qui? Cosa vuoi da me? Dove e quando ci saremmo conosciute e perché?- Resta come indecisa un attimo e poi aggiunge con un filo di voce: - E con che nome mi hai conosciuta?-
- Ho detto conosciute? La mente umana e le sue emozioni giocano brutti scherzi... È vero ci siamo conosciute poco più di un anno fa ed una parte di te l'ho riconosciuta come Madre: la parte chiamata Aracne... mi chiedi con che nome ti ho conosciuta ebbene ti ho incontrato come Andromaca Gualtieri, poi mi hai presentata Medea, quindi Aracne ed infine Shammuràmat...-
- Un po' troppi nomi per una persona sola mi pare... Parli di parti e questa cosa non la capisco... E poi perché una parte dovresti averla riconosciuta come madre? Io so che non posso esserti madre, né tua né di nessuno, il dottore ha detto che non ho mai partorito, quindi anche se ci siamo conosciute un anno fa e tu sei stata abbandonata alla nascita non sono io tua madre.- Poi più dolcemente, - Mi dispiace dirti questo ma davvero, tua madre sarà da qualche altra parte e tu stai perdendo il tuo tempo se continui a pensare possa essere io...-
Ho un'espressione decisissima in volto, molto serena nel contempo... il mio sorriso è dolcissimo mentre parlo:
- Non sono troppi nomi se si chiama con un nome diverso la sfaccettatura che la propria personalità ci propone a seconda degli eventi... non sei mia madre naturale, sono nata da un'altro ventre... tu sei mia Madre per l'empatia che ci unisce e ti ho riconosciuta appena entrata qui, sei madre anche di altre figli e, se me lo permetterai, ti condurrò da loro, perché loro, noi abbiamo bisogno di te e tu di noi ora più che mai... ma non voglio spaventarti o confonderti...
Chiedimi ciò che vuoi ed io per quanto conosco ti risponderò... il medico ha ragione comunque non hai mai "partorito"...– e calco sulla parola partorito.
Si accende una sigaretta e si alza a prendere un portacenere: - Altri figli?... Ci sono altri che mi chiamerebbero madre?... E chi sono? E perché allora non sono qui con te?- Non si capisce se è più spaventata o confusa, - E poi... andare con te da loro? Perché? Perché dici che avete bisogno di me? Mi sembri cresciutella per avere bisogno di una madre aggiuntiva... E poi che non ho mai partorito te l'ho detto io ora, dici di chiederti ma cosa sapresti di più tu a riguardo?-
- Tu hai molti figli, Marco Tengu per esempio, Nemus... ed hai me... ma vorrei farti ricordare di loro con calma... dimmi tu una cosa se posso permettermi... La tua memoria, quanto va indietro nel tempo? Sbaglio se penso che si fermi al 30 Ottobre dello scorso anno? –
- Ma che nomi sono questi?  Marco Tengu? È di origine straniera? E di dove? E Nemus che razza di nome sarebbe? A me comunque non dicono nulla...- Sembra pensare velocemente, una certa curiosità sembra affiorarle negli occhi... ma è solo un attimo e non sono certa di averla vista davvero...
- Ho una domanda a cui vorrei rispondessi davvero però... per quale preciso motivo pensi che i miei ricordi non vadano oltre il 30 ottobre dell'anno passato?-
- Tengu è il nome di un demone corvo delle montagne, quando lo riconoscesti come figlio lui ti disse: 'La mia rinascita è la tua rinascita, da oggi sarò Tengu, e servirò con amore la mia nuova madre’... questo non ti ricorda niente? E Nemus quando ti riconobbe come Madre ti disse: 'Io ora sono Nemus, Il Nessuno, protettore di Aracne’... anche questo non ti ricorda niente? -
...Mi guarda con occhi vuoti... anche se si vede lo sforzo di cercare nella memoria...
- Loro hanno bisogno di te, della tua guida della tua saggezza, della tua capacità di mettere Concordia, il Pathos sei tu, tu con i tuoi fratelli e le tue sorelle, davvero non ti ricordi?... scuote piano la testa... hai scritto una lettera a tutti noi... - Mi frugo nelle piccole tasche dei fuseaux e ne tiro fuori un foglio sgualcito che le porgo, una preghiera muta in volto, la mano trema leggermente, tesa verso mia madre: - Vuoi leggerla? -
… Lei allunga una mano... un po' tremante e prende il foglio...

...È quasi l'alba...
E IO SONO...
Sono ancora...
Il mio nome è Shammuràmat Desiderio di Concordia...
Sono Andromaca, sono Medea, sono Aracne!
mentre legge qualcosa accade... la sua espressione sembra cambiare...

E oggi è la mattina del 29 ottobre 2000...
Quindi... il Rituale delle Tre Streghe ha funzionato...
Grazie Morgana, grazie Demetra, grazie Dubbio...
grazie per la speranza che ci avete dato...


Solo ieri... ero alla clinica, sì quella dove avevamo riposto e custodito la Pietra
dopo che l'avevamo recuperata... Dovevamo partecipare al Rituale di Disforia e appena saputo il luogo da Demetra ci avviammo verso Lucca e Villa Lenzi con un furgoncino di Nimrod.

Oltre noi due c'erano Faust, Pandora, Es, Diana Fujimori ed Idolo. Non hai idea della confusione... la Pietra... credo...ha fatto qualcosa.... In autostrada il furgone si è fermato, le auto ci evitavano: non so come ma parevano non avvedersi neppure di noi...
Poco alla volta sono apparsi come dei varchi, nel modo in cui era già avvenuto alla clinica e abbiamo visto la baita, anzi era lì, dove eravamo noi... ma c'era anche Villa Lenzi.
Ci siamo trovati in un luogo che era tre luoghi insieme, sovrapposti dal potere del Seme riunito.

Poi sono iniziati alcuni rituali... quello di Euforia: vedevo gli officianti di fronte a me e agli altri... la Pietra, che tenevo nelle mani, svanì e si unì a Lancia, Spada e Coppa, le voci dei partenti intonavano parole arcane...
I Discordanti si riunirono immediatamente in piedi dove si trovavano levando le loro voci in un Rituale proprio...
Altri ancora fra cui intravidi Solone ed altri si appartarono in un altro Rituale di cui mi sono ignoti finalità ed effetti.

Faust, Idolo ed io restammo soli sotto il controllo di una dissuadente mitragliatrice dietro cui riconobbi Envir...
Non ho mai avuto confidenza con le armi... è stato istintivo spostarmi... mettere fra me e l'arma prima Faust, poi i discordanti che officiavano e poi anche il corpo di Elio G. che intonava per i partenti, fino a nascondermi dietro del pesante mobilio accatastato su un lato della stanza...

Avevo da poco raggiunto quel riparo e chiamavo Demetra al cellulare quando un gruppo alla cui testa mi parve di scorgere Cassandra entrò nella stanza sparando all'impazzata, ci fu confusione, vidi Faust cercare di opporsi a Flavius che aveva una pistola in mano, ma non fu lui a colpirlo... forse una pallottola degli attaccanti... o forse Envir... Nessuno di quelli impegnati nei rituali venne colpito: il potere del Seme era la loro corazza, ma Faust cadde in un lago di sangue e Idolo, sebbene
ferito, lo trascinò nonostante la confusione fin dove io mi riparavo balbettando parole concitate sull'attacco a Demetra che avevo in linea... Fermai l'emorragia di Idolo ma per mio Fratello, per tuo Padre, mia povera Habanera, non potevo più fare nulla...
Demetra non rispondeva più... era caduta la linea?
Eppure sentivo la sua voce... mi sporsi e la vidi... cercava di capire che fosse accaduto lì, dove fossi e quando mi vide venne quasi a prendermi per mano... la seguii con Idolo e arrivammo al luogo dove il Rituale delle Streghe era in attesa di iniziare...
Capii allora sentendo ancora il salmodiare degli Euforici arrivare da poco lontano che aveva sentito gli spari ed era venuta a cercarci...

Ci disponemmo... Persino Rimpianto, mio fratello Gilgamesh, apparve dalle ombre, il viso trasfigurato dalla luce, sotto gli stracci che lo celavano, ansante, reggendosi alla sua spada di bronzo, come un bastone. Si avvicinò e baciò Morgana, unendosi a noi.

Michaela centrale, focus del rito con il domino bianco. Il triangolo delle streghe (Morgana, Demetra e Dubbio) in domino nero. Il cerchio dei celebranti (note ed alterazioni). Il quadrato dei fuochi (quattro candele)

Un suono di tamburi... il figlio di Nella Portieri li suonava in un angolo a sud credo... Il ritmo lento all'inizio per diventare man mano più ossessivo fino alla frenesia finale.
Al centro un vaso pieno di terra scura con una piantina. Sul vaso, all'esterno erano incise lettere rosse. Michaela aveva in mano un grande uovo d'argento e un calice di cristallo con incisa una grande ankh,  pieno del sangue dei partecipanti

Michaela versò poche gocce di sangue sulla terra salmodiando:
Le parole si levarono risposta dopo risposta...
Ognuno recitò la sua parte...

Poi Michaela aprì l'uovo estraendone tre lunghi nastri di seta rossa (riuniti in un unico nodo centrale da lei trattenuto) che vennero passati prima al triangolo interno e poi al cerchio esterno.
Sui nastri i nomi dei celebranti, scritti con il loro sangue.
Ciascuno se ne legò.
Nuovamente le voci s'intrecciarono
Alla fine del salmo le tre Streghe recisero di netto i capi del nastro rosso, Michaela estrasse un nastro verde dall'uovo e lo porse loro. Le Streghe si portarono al di fuori del cerchio dei celebranti e lo racchiusero in un cerchio di nastro verde, che recava scritto più volte un nome di donna, recitando.

Dubbio, Demetra e Morgana uscirono dal cerchio e a turno pronunciarono delle frasi...
Tutti rispondemmo e le Streghe all'esterno del cerchio legarono i capi del nastro verde racchiudendo i celebranti ed intonando ancora:
Lo scudo è compiuto. Fuggite
Fuggitevi pur voi profani
È Gaia che regna, domani
Altre storie, altri canti, altre vite

L'ultima strofa  venne ripresa da tutti i celebranti con ritmo incalzante, sempre più rapido e ripetuta per sette volte mentre il cerchio si muoveva ruotando verso sinistra accompagnato dal battito dei tamburi fino ad un'ultima fortissima rullata finale...  dopo di che le luci si smorzarono, rimasero accese solo le candele e cadde il silenzio...

Le tre Streghe, Demetra, Dubbio e Morgana non c'erano più... solo i loro mantelli a terra...
Poi il buio... pensai che non avrebbe funzionato perché mi sentii strappare Aracne, la Nota, dal corpo...

Invece ero lì... ero ancora lì, intorno vedevo le Alterazioni ma non i miei Fratelli, le mie Sorelle... ma pare non mi vedesse nessuno... non capivo, il legame tra le tre personalità che fanno di me Shammuràmat era debole... Mi resi conto che di me c'era solo Aracne...

Cominciai a vagare tra il luogo di un rituale e l'altro guardando, osservando, curiosa come sempre, ascoltando...

Si aprì l'Abisso, una voragine oscura... i Guardiani si affacciarono e guardai allibita voi, i nostri Figli, che non vi accorgevate dell'accaduto... sembravate ignari... Mi vergognai per voi... così orgogliosi, così ingenui... Avrei voluto avvisarvi del pericolo ma non sentivate... non sentivate la mia voce, non sentivate il mio tocco su di voi...

Dov'erano i Messaggeri? Poi li vidi... quattro figure luminose, o forse quattro intense luci che si avvicinavano a quattro di voi, tre delle luci si avvolsero e poi furono assorbite dai corpi dei prescelti: uno era il mio piccolo Tengu, poi Flavius e Lucio Napoli... una rimase un poco ancora...
Luminosissima vicina a Misha... non lo toccò... non si avvolse intorno a lui... non entrò fondendosi col suo corpo... scomparve semplicemente così come era apparsa...

E io tremai... Forse uno dei Messaggeri era stato rifiutato... E il varco era pronto a vomitare i Guardiani...

Erano meno del necessario ma li vidi combattere... Quei corpi umani che ora erano pervasi di forza sovrumana combatterono instancabilmente e al loro fianco vidi le Note che ricordarono d'essere state Messaggeri che non furono da meno... Raffaele, Ariele, Michele...

Vidi però uscire un Demone femminile, voluttuoso e seduttore che sedusse Paolo Campbell cancellandolo dalla realtà... Un'altra figura in un oscuro mantello si avvolse intorno a Diana Fujimori, come a fagocitarla, e anche lei scomparve...
Un Demone rabbioso, violento e distruttore si avventò su Luigi Iago e su Damien mentre una figura defilata osservava, da parte, per poi scomparire in fretta fuori, lontano verso la città dormiente... come fosca nube, seguita lentamente dalle altre sfuggite come lei agli Angeli...

Siete andati via, avete portato via i corpi degli empathici caduti... ma troppo avete lasciato dietro...
Vi ho visti sconsolati chiedervi dove fossero finite le Note... Tu invece Habanera sapevi anche troppo bene dove fosse tuo Padre...

Per questo scrivo... ora che ho ritrovato tutta me stessa nel mio corpo... ora che sono nuovamente Shammuràmat.
Sono qui, io ci sono!
Ti spedirò questo foglio, che ho scritto al tavolino di un bar ancora aperto... o forse hanno appena aperto? Il legame tra Aracne e questo corpo mi pare più debole... e lo diventa sempre più... e la confusione mi sta travolgendo...

Comunque sappi e dillo agli altri, a tutti, a tutto il Pathos: noi ci siamo!
Siamo Rimaste!

Shammuràmat, Desiderio di Concordia

Al termine del foglio solleva lo sguardo... i suoi occhi mi trapassano... e sono viola!
Ricordo bene quegli occhi: mi hanno già letta fin nel profondo quando mi ha accettata come figlia.
Un brivido mi parte dal cuore  e saettando si dipana e si srotola verso l'alto nel collo e nelle braccia... verso il basso nel ventre e raggiunge l'utero, contemporaneamente giunge alle mani, che si decontraggono, per lasciarlo uscire le ovaie mandano uno spasmo in quella rinascita propria... si riunisce nell'aria mentre i polmoni si svuotano del respiro che avevo trattenuto... un giramento di testa nell'ebbrezza di averla ritrovata...

Il suo portamento cambia, è chiaramente Aracne a parlare: - Pathos? I miei Fratelli? Quanto tempo è passato?...-
Poi il colore viola scompare e torna il castano scurissimo della donna che non ricorda chi è... Pare confusa... e mi guarda sorpresissima: - Cosa è stato? Chi era? Lei  ti conosce davvero come dicevi tu ed è dentro di me... Cosa è?...-

- Sei tu, è parte di te è Pathos, Desiderio di Discordia o Concordia, Aracne è ancora in te, se me lo permetterai ti aiuterò a ritrovarla, è la fusione di due emozioni meravigliose, una parte vitale del motore di questo mondo, senza la quale siamo menomati...–

Comincia a passeggiare su e giù per la roulotte, prende oggetti, li sposta, li rimette dov'erano...
- Io non so, mi fa paura! Ho tanto desiderato recuperare la mia memoria e ora questo?...-

Torna a sedere al tavolo e si versa del tè... ne rovescia metà... si alza a prendere una spugnetta, pulisce e inizia a stringere la tazza fra le due mani... resta in silenzio diversi minuti... interminabili minuti...
- Però devo sapere... devo...- mi guarda ora decisa, c'è sempre paura nei suoi occhi ma è determinata, - Verrò con te, ma tu devi raccontarmi tutto, tutto quello che sai del mio passato e di quello di quell'altra... E giura che non dirai a nessuno per ora che mi hai trovata, prima voglio conoscere... rivedere quel Tengu e quel Nemus, deciderò io se dirlo ad altri! Ho una casa? Con le mie cose? Mi ci puoi portare?-
Mi alzo accosto la sedia al tavolo mentre dico - Cosa stiamo aspettando? La mia macchina è qui fuori... hai un mazzo di chiavi di cui non ricordavi la provenienza? - Sorrido ora veramente serena...
- L'unica cosa che avevo dietro... mi hanno detto che non c'era verso di togliermelo di dosso: uno zainetto nero... niente documenti ma c'era un portatile ma non sapevo la pass e non mi fidavo a darlo a qualcuno... e si ci sono anche delle chiavi... aspetta che lo prendo...-
Si precipita ad uno sportello e fruga per un po' finché riemerge con lo zainetto: - Eccolo! Sapessi quante volte ho rigirato fra le mani quanto c'è dentro...-
Sorrido ancora, un po' per rassicurarla, ma anche perché Andromaca con il suo modo di fare semplice, spontaneo, immediato, mi ha sempre fatta sentire come una sorella maggiore, bizzarro accostamento, sorella e figlia di quella donna stupenda nelle sue quattro forme...
Prendo le chiavi della macchina e dico: - Io quando vuoi sono pronta a riaccompagnarti a casa, vuoi prima salutare la Baba?-
- Si, non so se sarà ancora alzata ma le devo davvero molto... Mi ha accolta qui, mi ha dato protezione, una famiglia e una casa. Non sarebbe giusto non dirle che vado a cercare il mio passato... Aspettami qui, torno fra poco, preferisco andare sola da lei. Va bene?-
Senza mollare lo zainetto esce dalla porta.

Torna una mezz'ora dopo.
- Spero non ti sia annoiata. Sono pronta. Andiamo?-

Mi avvio, nuovamente al Suo fianco, montiamo in macchina in silenzio poi acceso il motore comincio a parlare... Un racconto interminabile di ciò che so di Medea, Andromaca, Aracne e Shammuràmat... Poi tutti gli eventi dal Botto in poi, ciò che è di pubblico dominio e ciò che solo io so, tutto ciò che Angelo mi ha insegnato...
A quel punto un pensiero improvviso... sorrido, poi le chiedo di aspettarmi un attimo... mi fermo scendo e torno con una scatola... da parte di Angelo, se ti avessi trovata. Al suo interno: una gardenia...
Lei sorride: - Bella! Mi piacciono le gardenie e il loro profumo… forse lui lo sapeva e io non ricordo nemmeno chi sia…-
Sembra triste e fiduciosa allo stesso tempo, avrà capito che per ricordarsi di una cosa così deve trattarsi di un amico?
Continuo a raccontarle i segreti sicuri e quelli di cui devo ancora appurare la validità... Non mi fermo neanche quando arriviamo a casa Sua, mentre Lei riscopre le sue cose, i suoi oggetti lasciati tanto a lungo... E Lei mi interrompe chiedendo dettagli e delucidazioni... Le espongo i miei dubbi e le mie angosce...
Andiamo avanti a parlare una notte ed un giorno...


 


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