IL PRIMO VASCELLO

di Leonardo Di Giovanni


Uno apparteneva ai minimi.

Era una parte talmente piccola del Tutto, che si era dimenticato completamente di quale Entità era emanazione. Da così tanto tempo era stato separato dall’Interità, che non ricordava nemmeno il momento in cui lui e i suoi compagni erano lentamente approdati all’autocoscienza.

Ma il potere delle Interità pervadeva così tanto l’Abisso che non era possibile non capire che la sua esistenza dipendeva da uno di Loro. Da un Guardiano era stato emanato e, un giorno, quel Guardiano lo avrebbe riassorbito in sé.

Fra i minimi, questo era un evento temuto e agognato allo stesso tempo. In quella non-vita, aggrappata alle falde dell’Abisso, gruppi di minimi avevano Fede in quell’apoteosi, ed elevavano suppliche ai cinquanta Altari delle Interità. Altri, come Uno, temevano quel momento, nella stessa maniera in cui si teme la Fine, di qualunque Fine si tratti.

Uno non aveva un nome. I nomi fra i minimi non avevano significato, sebbene egli capisse, in qualche modo, di esistere. E nel momento in cui approdava a tale sorprendente conoscenza, la sua mente si appellava ad un concetto, utile per distinguere se stesso dagli altri, e quel concetto era quello di unità. Egli era Uno.

Ogni attimo uguale a se stesso, nel vuoto orrore dell’Abisso, egli esisteva nel passare del tempo, parte talmente piccola dell’Assenza, da scordarsi di esserlo.

Ma Uno si sentiva diverso dagli altri minimi. In lui l’Interità aveva dimenticato una scoria, un seme del Nemico. Il Sogno di qualcosa di diverso, ma privo del Desiderio per perseguirlo. Circondato dal Vuoto del Nulla, Uno stagnava, nell’inquietudine di chi intuisce, ma non è in grado di comprendere.

Poi, in un tempo e in un luogo, durante un attimo come gli altri, qualcosa accadde. Uno squarcio e una luce, nel tessuto dell’Abisso, e un varco si spalancò verso l’Altrove.

Uno e i minimi che erano con lui stettero con stupore di fronte ad esso, incapaci di reagire di fronte all’ignoto. Poi una Potenza Aliena, luminosa e terrificante, si affacciò dall’Altrove. Era immensa, fatta di fuoco e di splendore, lanciava, come strali mortali, agghiaccianti concetti di minaccia e di Distruzione. Indietro! Non passerete! La Vendetta è a guardia! Indietro!

Uno provò per la prima volta la paura. Qualcosa stava invadendo il suo mondo. La sorpresa e il terrore furono talmente grandi che Uno si sentì esistere in funzione di quell’attimo, e comprese che in quell’attimo la sua vita avrebbe potuto finalmente trovare un senso. 

Uno avanzò. Altri minimi come lui lo seguirono meccanicamente, unendo la loro paura alla sua. Perché. Perché volete invaderci? Perché volete distruggerci? Uno tremava, animato dalla sua paura, proiettandola attorno a sé come un’aura palpabile. La sua casa era minacciata. Qualcuno, da Altrove, vi avrebbe portato la Distruzione e la Fine.

La Potenza parve perplessa. La sua essenza, tanto simile alle Interità, sapeva di Distruzione e di Vendetta. Ma quella violenza, quell’intensità, parevano smorzate dal dubbio. Il suo arto fiammeggiante si offuscò appena, e Uno capì che la Potenza si aspettava che qualcuno, da lì, sarebbe venuto, per invadere l’Altrove.

La consapevolezza che un minimo e una Potenza Aliena potessero avere in comune la medesima paura fu l’ultimo prodotto dell’autocoscienza di Uno.

Qualcuno arrivò.

Una Furia cieca giunse ruggendo dalle Voragini dell’Abisso.

Un’Interità era giunta, e con lei, la Fine.

Il Guardiano entrò in Uno con la Violenza del padrone, squassandone le viscere. 
Vomitando odio, la creatura che era stata Uno spezzò i veli delle Realtà e scardinò gli ultimi vincoli del varco. Altri Guardiani sopraggiunsero nei minimi, e insieme varcarono l’Altrove.

Uno sentì che inghiottiva il veleno dell’Altrove, vide se stesso annullare vite ed esistenze, precipitandole nel Nulla. Poi qualcosa si chiuse con fragore. Sentì la rabbia cieca del Guardiano e vide una Luce intensa e terribile, ancora più splendente di quanto fosse stata la Potenza, e seppe che quella Luce era la negazione di ogni fibra del suo essere.

Il Guardiano fuggì ringhiando, portandolo con sé, vittima dell’odio, del dolore e della paura. Quando infine lo abbandonò, Uno sentì che la Fine si approssimava e lentamente si spense, bruciato dal Mutamento.

Ma in quegli ultimi istanti, Uno si scoprì a sorridere a se stesso.

Moriva esistendo.

Non rientrava nell’Interità.

Uno moriva da solo.

Esistendo.... come un’Unità...
 


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