LA NOTTE PORTA CONSIGLIO

di Pieralberto Cavallo



Era solo…
Nulla lo circondava, né altri individui, né suoni, né colori, nulla…
Vedeva eppure era cieco, sentiva eppure gli pareva di essere insensibile, udiva ed era sordo…
Cosa succede?
Dove sono?
Domande che riecheggiarono nei meandri della sua mente, in cerca di risposte che pareva non avere le possibilità di ottenere…
Era sospeso, oppure legato, a qualcosa di indefinito ma che al tempo stesso era composto da tutti gli elementi, mutabili ma al tempo stesso immutati…
Sto impazzendo?
Oppure sto sognando?
Un sogno, forse era solo un sogno, ma mai ricordava di aver fatto sogni così ”reali”, e poi la sua mente, sì la sua mente era attiva, percepiva ciò che era intorno a lui ed era al tempo stesso sconcertata dalla mancanza di qualcosa da percepire.
In lontananza gli sembrava di sentire qualcosa, una musica ora allegra, ora triste, una musica che cambiava eppure aveva un suo evolversi omogeneo, eppure anche questo gli sembrava in qualche modo stranamente discorde.
Chiuse gli occhi, o almeno pensò di farlo, e si sentì trascinare, ogni fibra del suo corpo attratta dalla musica, una musica che racchiudeva in sé tutto ciò che aveva sentito, tutti i suoni, le melodie, le voci di cui aveva avuto esperienza nella sua vita e qualcos’altro…
Qualcos’altro che sembrava promettere una sorta di elusiva…
Conoscenza?
Sentì una mano sfiorargli il volto, una mano fresca, liscia, aprì gli occhi e si ritrovò disteso supino in una sorta di gazebo, circondato da una distesa rocciosa, in lontananza alte montagne circondavano il luogo, il cielo era di un colore cremisi, coperto di nubi…
Sopra di lui vi era una figura, avvolta in una lunga tonaca il cui cappuccio nascondeva il volto, solo le mani si intravedevano, pallide, quasi traslucide, le dite lunghe ed affusolate, il resto del corpo era nascosto dalla tonaca, non capiva neppure se era uomo o donna…
Accanto alla figura una chitarra classica, il legno da cui era formata lievemente consumato dal tempo, ma le corde in perfette condizioni, quasi che fossero appena state cambiate.
La figura indicò la chitarra “suona” gli disse “è tempo che tu aggiunga la tua melodia alle altre”
Il giovane fece per prendere la chitarra…
Si vegliò nella sua stanza, era ancora notte fonda, la sveglia posta sul comodino di fianco al letto segnava le 2.45.
Che sogno assurdo…
Fece per alzarsi dal letto, appoggiando la mano al materasso e sentì del terriccio sotto di essa, la sensazione lo fece bloccare a metà del gesto.
Impossibile.
Accese la luce, tremante girò la mano verso il volto per osservarla, non vi era nulla su di essa.
Con un sospiro si ritrovò a sorridere della sua stupidità, un sogno, era stato solo un sogno, e lui si era lasciato suggestionare da esso come un bambino.
Si alzò dal letto, ormai non sarebbe riuscito a prendere sonno almeno per un po', andò in cucina e si versò del latte…
Solo allora notò la busta.
Era posata ai piedi della porta d’entrata, sembrava che qualcuno, l’avesse lasciata scivolare sotto lo stipite.
Ricordava che ieri sera, prima che si coricasse non c’era…
A metà tra l’intimorito e il curioso la prese e la aprì, dentro vi erano alcuni fogli ripiegati con cura, sul primo di essi vi erano scritte due lettere “E.B”, quasi a mo' di firma.
Velocemente il giovane aprì i fogli scoprendo che si trattava di partiture musicali, prive di una qualsiasi parvenza di testo o di un titolo, solo le note erano segnate…
All’interno trovò un piccolo biglietto di forma rettangolare, una sola parola su di esso, scritta in una calligrafia elegante e sottile.
Suona.
Lasciò cadere a terra il tutto.
Impossibile!
Dev’essere una coincidenza, è assolutamente impossibile che…
Oppure no?
Si chinò a riprendere in mano gli spartiti dirigendosi nuovamente verso camera da letto, dove accese l’amplificatore e, dopo aver collegato le cuffie ad esso, cominciò a tentare di suonare la melodia.
Lentamente, dopo aver acquistato dimestichezza nell’eseguire il brano, la riconobbe, era la stessa del sogno, allora abbandonò la chitarra elettrica sul letto e si costrinse a riflettere.
Una coincidenza?
Non credo, troppo ben indovinata, e poi chi potrebbe sapere dei miei sogni?
Stranamente il pensiero lo fece sorridere, che i sogni di una persona non fossero poi così privati era un’idea alquanto irritante ma non priva di una certa ironia.
Comunque, se doveva analizzare la situazione, l’ipotesi più plausibile era che qualcuno stava cercando di “contattarlo”, peraltro in una maniera piuttosto singolare, ma chi?
Esaminò attentamente i documenti che gli erano stati dati, nulla a parte le due iniziali “E.B.” di cui non aveva la minima idea del significato.
Si costrinse a pensare alle persone che conosceva ma nessuna sembrava corrispondere, d’altronde non che ne conoscesse così tante.
E.B.
Enigmatico come messaggio, forse non era un nome, forse solo un indizio ma per cosa?
Accese il lettore cd, forse la musica lo avrebbe aiutato rilassarsi, cercò un cd che lo ispirasse e il suo sguardo cadde su Cruelty and the beast dei Cradle of filth, e capì…
Elizabeth Bathory, la contessa a cui parte dell’album era ispirato.
Chiunque avesse mandato il messaggio lo conosceva almeno un po’, ma ancora non capiva cosa significasse.
Vampiri?
Elizabeth era spesso associata al tema del vampirismo, ma gli sembrava troppo banale come ipotesi allora…
Allora rimaneva l’ipotesi del soprannaturale, peraltro convalidata dalle circostanze di cui aveva appena avuto esperienza, qualcuno che aveva saputo dei suoi interessi e lo stava…
Invitando?
E se mi stessi ingannando?
No, la situazione era troppo stranamente logica per far pensare ad altro, alzò le spalle e decise di coricarsi nuovamente…
Dopotutto la notte porta consiglio…
 

PATHOS © 2001
Associazione di Letteratura Interattiva