Bianco e nero

 di Alessandro Yoshi Polliotti e Michela Iorio



Michaela si era lasciata il monastero alle spalle e camminava in mezzo alla neve fresca.
Il sole era basso e il riverbero rendeva il paesaggio misterioso e alieno. Era bianco ovunque ma in mezzo a quella luce quasi insopportabile la ragazza vide una macchia nera. Non era lo scheletro di un albero spoglio né una roccia. Pensò che si trattasse di una macchia dovuta ad uno dei tanti riflessi abbacinanti ma essa rimase ferma mentre lei spostava il suo sguardo. Si strofinò gli occhi mentre, sospinte dal vento, nuove nubi si addensavano coprendo a poco a poco il sole. Sentiva che aveva ripreso a nevicare e i fiocchi di neve le bagnavano il viso.
Riaprì gli occhi. Non c’era più nulla. La neve cadeva fitta anche se il sole continuava a brillare e il riverbero non dava tregua.
Udì una voce. Era lontana e attutita dalla neve. Si guardò intorno, dappertutto il bianco della neve e il monastero alle sue spalle, l’unica certezza.
Ebbe paura.
Poi vide di nuovo la macchia scura. Era più vicina. Ed era un essere umano a quanto sembrava. Era ferma e immobile e la guardava o per lo meno questa fu la sua impressione.
Michaela si avvicinò. Sapeva che era una mossa avventata, ma non ci badò. Poi iniziò a distinguere i lineamenti del nuovo venuto e si fermò. Come poteva essere lì? Non era scomparso quella notte? Non si era perduto per sempre nel Seme?
In mezzo a tanti interrogativi si fece strada sulle sue labbra un nome.
– Dark! –
La figura sorrise e allargò le braccia.
– Ciao Michaela! –
Gli corse incontro. Si fermò vicinissima e incerta e poi si buttò fra le braccia di suo fratello. Erano ancora abbracciati quando iniziò a sommergerlo di domande.
– Dove sei stato? Come sei arrivato qui? Perché? Pensavo fossi sparito anche tu…–
L’uomo sorrise con l’aria più naturale del mondo e le rispose col tono calmo e pacato di sempre.
– Sono passato a salutarti prima di ritornare a casa. –
In quel momento Michaela notò che suo fratello era vestito diversamente dal solito e la camicia, i pantaloni e gli stivali non erano di certo adatti al clima.
– Come…a casa? – disse lei sciogliendosi dall’abbraccio – Aspetta, vieni dentro a prendere qualcosa da metterti addosso e a riscaldarti. Qui fa freddo. –
– Sì, molto freddo, ti seguo. –
Michaela lo guidò verso il monastero tenendolo per la mano.
Le porte erano aperte, nessuna campanella da suonare, nessun monaco alla porta. Camminarono lungo i corridoi deserti mentre il suono dei loro passi si perdeva nel silenzio innaturale.
Dopo aver preso alcuni asciugamani Michaela portò il fratello nel salone del refettorio, lo fece accomodare davanti al camino e prese ad asciugarlo.
– Sei meno bagnato di quanto pensassi.
Darknight sorrise togliendosi la camicia e constatando che i pantaloni erano solo umidi.
– Non sono stato fuori per molto.
Michaela si allontanò e tornò con una pentola colma di neve poi prese delle foglie di the da un vaso di terracotta e iniziò a prepararlo.
– Ho voluto passare a salutarti.
– Ma io pensavo saresti rimasto…
– Mi dispiace. Però i miei doveri mi chiamano, li ho trascurati per troppo tempo. Non pensavo che me ne sarei andato da solo da qui, ma è andata in questo modo. Per ora.
Michaela lo fissò a lungo.
– Io non ti capisco. Tutto questo mi sembra un sogno come un sogno i ricordi di quella sera.
Si sedette, come per un’improvvisa stanchezza.
– Quali sono i tuoi doveri? Forse dovresti solo stare qui con noi e aiutarci...
Lui si passò una mano tra i capelli, forse imbarazzato.
– Io ho tentato di aiutarvi e forse lo farò ancora in futuro ma devo governare. Un regno senza monarca è come un corpo senza testa. Quella sera è stata un momento particolare ho capito chi teneva a me e chi invece non avrebbe battuto ciglio per la mia morte, in realtà sapevo già tutto questo ma è stata una conferma. Io stavo per morire e nessuno mi ha chiesto di non farlo, nessuno si è offerto al mio posto neppure i presunti coraggiosi presenti. Nessuno mi ha salutato per l’ultima volta. A parte uno.
Michaela gli posò una mano sulla spalla.
– Forse eri con le persone sbagliate. Oh! Scusa... Questi discorsi sono assurdi. Sono spariti quasi tutti quelli che chiamavo fratelli, anche mia madre, ma se io fossi stata con te non ti avrei permesso di fare ciò che hai fatto.
Adesso gli occhi della ragazza brillavano di lacrime. Lui le prese le mani per confortarla e sorrise nuovamente.
– Lo so, ma non ti avrei dato ascolto. Come vedi sono ancora qui. Chissà, forse nel momento in cui ho affermato che avrei intrapreso il Viaggio i presenti hanno capito che non ero solo un pazzo suicida. Che c’era di più sotto quello che avevano voluto vedere fino a quel momento. Quella sera ho giocato l’unica carta che in questo luogo mi dava un vantaggio su tutti.
Michaela tolse di scatto le sue mani.
– Non parlarmi di vantaggi, per favore! Inizio ad avere paura. Misha si comporta quasi come se nulla fosse successo. Monica è in monastero e Angelo mi ha portato qui per… diventare forte.
– Ascoltami. Molti stanno perdendo di vista le cose importanti. Pensa ad Erebo, che un fratello ha ucciso a sangue freddo per ordine di altri fratelli. Sono molte le cose insensate che stanno succedendo.
L’abbracciò.
– Non devi temere sorellina, se avrai bisogno di aiuto potrai venire da me. NESSUNO oserà venirti a cercare.
– Ma dove? Dove potrò trovarti?
– Io sarò a casa.
E lo disse con un tono strano, solenne.
Michaela gli accarezzò una guancia.
– Spero che dovunque sia. Tu stia bene. Mi mancherai…
Quando l’acqua fu calda Michaela finì di preparare il the e lo servì cosicché restarono lì per un po’ senza parlarsi.
Darknight osservò che la camicia si era asciugata completamente e la indossò poi ruppe il silenzio.
Dai facciamo due passi.
Michaela gli prese una mano e lo guidò in altri corridoi fino ad arrivare ad un chiostro.
– È così triste sapere che te ne andrai. A volte vorrei dormire e non svegliarmi per non sentire questo peso, questa mancanza.
– Ti preoccupi troppo, vorrei poter dire io la stessa cosa.
– Dark… Eppure tu ti sei preoccupato di noi… Prima.
– Per cambiare le cose dovrei mostrare più di quello che voglio e forse sarebbe anche peggio che lasciare le cose come stanno. –
Michaela si sedette sulla pietra di una panchina
Non capisco. Hai paura di farti vedere per quello che sei realmente? –
– Sì… perché io non sono proprio come te ad esempio. –
Allo sguardo stupito di lei fece un cenno per farla avvicinare maggiormente.
– È ovvio che siamo diversi fisicamente ma non solo: osserva. –
Chiuse le mani a coppa e quando le aprì fra di esse c’era una rosellina di cristallo azzurro.
– È per te. –
– Che bella! Ho paura di romperla!! –
– Non ti preoccupare. –
– Come hai fatto? No non lo dire! È una magia…–
– It’s a kind of magic! Come la canzone. –
Michaela guardò ammirata il suo regalo.
– Mi ricorda… sai la favola della Bella e la Bestia? –
– Non sai quanto sei vicina alla realtà. – disse lui sorridendo.
– In una versione la Bestia crea con la sua magia una rosa azzurra. Non mi ricordo ma credo che in un qualche modo fosse legata alla sua vita. –
– Non è questo il mio caso, la mia vita non è così fragile nel bene e nel male. –
– Meno male – Michaela si lasciò scappare una risata.
– Però – continuò – la cosa che mi piaceva di più era che quel tipo di rose non esisteva e fu creato apposta per bella! –
– È vero qui non esistono. –
– A casa tua? –
– Sì. Se vorrai un giorno potrai venire a trovarmi. –
– Certo che mi piacerebbe venirci! Aspetta…–
Michaela si frugò nelle tasche.
– Ecco prendi questo! – disse e gli porse un fazzoletto di lino bianco ricamato con dei fiorellini.
– Lo so non è bello come la tua rosa. Scusa…–
Darknight prese il fazzoletto e abbassò lo sguardo per nascondere gli occhi un po’ lucidi. Poi li rialzò.
– È per le persone come te che sono entrato nel Trasportatore. Grazie. Hai uno specchio?
– Sì. Era un regalo di Demetra. È un po’ piccolo…
Darknight prese lo specchio ci passò la mano sopra rivelando un paesaggio alieno ma pacifico e bellissimo in cui su prati di cristallo brulicanti di vita brillava un cielo azzurro. Poi le mostrò un roseto con fiori di cristallo.
– È qui che vivi?
– Sì.
– È la tua casa?
Darknight passò ancora una volta la mano e la visione nello specchio rivelò un castello tetro e oscuro sotto un cielo in tempesta.
– Ma prima c’era il sole e il cielo sereno – ribattè Michaela un po’ delusa.
– Vedi ho molti lati, io. Anche in questo luogo c’è un po’ di me.
– Ma perché non ci sono altri esseri umani?
Ancora una volta la mano passò sulla superficie liscia dello specchio, questa volta apparve una città piena di gente indaffarata.
– E la tua famiglia?
– Non ho famiglia ma conosco molta gente. Fa parte dei miei compiti.
– Ma qualcuno a cui vuoi bene?
– Non è una cosa semplice…
– Cosa? Voler bene a qualcuno?
– No, rispondere alla domanda. Penso che non si possa mai essere certi della risposta e comunque, a volte, bisogna rinunciare.
Un pesante silenzio cadde sul monastero disabitato.
– Puoi abbracciarmi per favore?disse allora Michaela.
Indossava un pesante cappotto ma sentì ugualmente un insolito calore.
– Sto meglio. Mi hai fatto pensare. –
Lo guardò per un attimo.
– Ma non hai freddo? –
– Solo un po’, mi sembra che ne abbia di più tu. –
– È vero – gli rispose imbarazzata, poi riprese – Tra un po’ te ne andrai e ritornerai solo fra molto tempo... questo è un sacrificio. –
– Ero solo prima ed ho continuato ad esserlo. Ho l’impressione che lo sarò per moltissimo tempo. –
– Sai, non pensavo proprio che ti avrei trovato simile a me e in un certo senso lo sei anche se tu sei mooolto più misterioso. –
Risero insieme.
– Si potrebbe dire così in effetti. –
– Ti vedo meglio di quando sono arrivato devo dire. –
– Si sto meglio. È merito tuo. Strano, pensavo che fossi io a doverti risollevare. Però… io non voglio sapere tutti i tuoi segreti, ricordalo. Mi piace sapere di conoscere una persona speciale che può sempre sorprendermi. –
– Ho ancora qualche asso nella manica. –
– Non  è necessario fare magie, basta che non mi sbuchi più all'improvviso. –
– A questo temo dovrai fare l'abitudine, in genere arrivo solo all'improvviso, non amo farmi annunciare. –
– Va bene. Almeno sono stata avvisata. –
– Sai già che ci  sono comunque fai attenzione perché non sono l'unico a fare questi scherzetti, ci sono quattro spacconi in città. Potrei provare a portarli via con me ma sono cose del Pathos ed è il Pathos a dovervi porre riparo. –
– No ti prego! Non parliamo di questo, conosco già i pericoli. –
– L'importante è quello. –
– No, l'importante  che mi hai portato una pace insperata. Senza quaranta giorni di meditazione. –
– Strana cosa, ti ho dato un po' di quel che non ho. –
– Allora da qualche parte ce l'hai nascosto. Vorrei ricambiare. –
– Non c'è problema, mi ha fatto piacere vederti non ho bisogno d'altro. –
Della neve si staccò da una tettoia poco distante con un tonfo, guardarono il cielo, le stelle brillavano nella notte senza luna scesa rapidamente fra le montagne.
– Il tempo è passato…–
Alzandosi in piedi Darknight guardò le proprie mani.
– Il tempo passa sempre. –
– Ora vai? Sparirai all'improvviso? –
– No, ho capito che non ti piace questo genere di cose. Incamminiamoci. –
Lasciate le mura rassicuranti del monastero e le sue luci si trovarono nella neve alta fino al ginocchio, Michaela faceva molta fatica e arrancava dietro a Darknight per non rimanere indietro.
– Dammi la mano ti prego. La neve è così alta. –
– Si, scusa. Cammina nelle mie orme, farai meno fatica o preferisci che ti prenda in braccio? –
– Adesso va bene! –
Il monastero scomparve dietro un’altura, solo il riflesso della neve permetteva di intravedere qualcosa, in quel flebile chiarore avanzarono ancora per qualche minuto poi Michaela si fermò.
– Credo sia meglio salutarci, ora. Sotto questo cielo così strano. –
– Si è l’ora, ti faccio vedere un'ultima cosa. –
Portando le mani a cono davanti alla bocca Darknight fischiò forte. Il manto bianco lo smorzò ma arrivò ugualmente distante e di li' a poco un cavallo nero apparve, facendosi largo prepotentemente nella neve appena caduta. Arrivato di fronte a loro si erse in tutta la sua considerevole altezza sbuffando nuvole di vapore.
– Questo è Nightrider, mio amico. –
Darknight li presentò come se si trattasse di due persone.
– Ciao! Mi piacerebbe avere una caramella da darti. Se ci vediamo quando vengo a trovare il tuo cavaliere te ne porto un po’. –
Nightrider annuì.
– Posso toccarti? –
Annuì nuovamente osservando Michaela con occhi attenti.
– Siete carini insieme. –
Timidamente Michaela allungò una mano verso il muso del cavallo e lo accarezzò, esso socchiuse gli occhi trasmettendole una strana sensazione.
– Ti accompagnerà lui a casa? –
– Si. Conosce sempre la strada per un posto dove è già stato. –
– Cerca di insegnargli un'altra strada per venirmi a trovare però. –
– Non mi sarà difficile trovarti a suo tempo. –
– Non mi va di ritornare qua ma non lo dite ad Angelo – rise.
– Io non gli dirò niente di sicuro. –
– Neanche io gli dirò che ti ho visto o preferisci il contrario? –
– Per me è indifferente ma se glielo dirai non ti crederà. –
– Non mi interessa. Mi piace pensare che sia tutta una magia che ho visto solo io. Adesso che faccio? Chiudo gli occhi e sparite? –
– No certo. –
Darknight balzò in groppa e spronò Nightrider conducendolo verso il buio della notte, si voltò a salutare con la mano poco prima di scomparire oltre un mucchio di neve. Michaela sorrise e si sfiorò la guancia con una mano mentre con l’altra rispondeva al saluto.   
 

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