PURUSHA                 

di Matteo Arthur Turant


       
         

Baita della Coppa 21 ottobre 2000 ore 18:23 due minuti prima del Martello dei sigilli.

Turant stava camminando nella neve alta fino a metà polpaccio. Si era allontanato dalle case longobarde per andare a controllare lo stato del passaggio sul fiume.
Aveva passato gli ultimi due giorni a cercare di riparare i danni dell'alluvione della settimana prima.
Lì alla baita non aveva piovuto a lungo, lo strano fenomeno atmosferico che sembrava aver colpito la zona, aveva trasformato quello che per il resto della regione era stato un diluvio in una tormenta di neve.

Per tre giorni erano stati costretti a rinchiudersi nelle baite e, ogni volta, percorrere il cammino tra le case Longobarde e la Baita della Coppa era stata un'impresa ardua.

Quel giorno non nevicava ma il cielo grigio non sembrava promettere nulla di buono.
Tutta la foresta era avvolta nel silenzio e ogni rumore era attutito dalla neve.

Il giovane avanzò agevolmente nella neve, le orme che lasciava dietro di se non lo preoccupavano, era fiducioso nella neve che sicuramente sarebbe caduta durante la notte.
Capitava sempre più spesso che nella tranquillità dell'eremo Taliesin dimenticasse quanto il Tempo fosse breve, quanto la Fine fosse vicina. Molte volte nella sua mente indugiava il pensiero di attendere e basta, di lasciare che il Destino, quello voluto da Bha, non da suo padre, avesse il suo corso.
Quanto sarebbe stato facile aspettare e guardare...

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"cos... aahhhhhh"
cado a terra, la neve è fredda, la sento sulla pelle, attraverso i vestiti,
ma non è così fredda...
non come il freddo che sento nel cuore...
scosse di gelo mi squassano il petto.
la neve vicino alla mia bocca si fa rossa... sangue.
"cosa mi accade?"
Qualcuno, qualcosa mi fa del male! Quanto male! Non comprendo.
Allungo una mano, quanta fatica, cerco di riprendere fiato.
Un dolore pulsante al petto, la sensazione di non essere completo.

Mi giro sulla schiena. Il diaframma sembra impazzito mentre i polmoni risucchiano aria gelida, così fredda da non fare altro che aumentare il mio dolore.
Qualcosa mi cade sul volto, anch'esso è freddo. Sta nevicando riesco a pensare, ma niente di più, il dolore è troppo forte.

Non so per quanto giaccio così...
Quanto basta perché riesca a raccogliere un brandello di lucidità...
Respiro profondo, ancora dolore, mi sento debole, ma se resto qui morirò assiderato.
Morte banale... morte facile... quale premio migliore?

"No! Alzati Arthur!" la voce nella mia mente.
È molto tempo che non la sento, molto...
"Taliesin! Cosa succede?" penso...
"Arthur, il nostro Destino, non dimenticarlo..." La voce è strana, è rotta mi rendo conto che anche lui soffre.
Capisco che è lui che soffre non io, io sto male solo perché è in me.

il Nostro Destino, il nostro Patto...
Cosa centra? Io voglio solo dormire... la neve non è più fredda come prima, ora sembra una coperta...
NO! Ho sacrificato troppo per morire qui! Non un semplice infarto...
Avvicino una mano al volto per schiarirmi le idee.
È scarlatta! Rossa di sangue, il mio sangue...
La Ferita!!! Si è riaperta, sta accadendo qualcosa!!!


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Lo guardo mentre fissa la sua mano insanguinata.
Lo guardo attraverso i suoi occhi, attraverso gli occhi della foresta.
Quanto dolore deve sentire... Non è facile...
Vorrei parlargli, ma non posso. Anche io soffro. Qualcosa è accaduto.
Parte di me non esiste più, si sta addormentando... forse per sempre.

Alzati Arthur ce la devi fare!!!!
Alzati! Non cedere!!! Ti prego! Dobbiamo concludere ciò che abbiamo
iniziato.
Non ti posso aiutare, devi fare da solo...
Mi sento strappato, lacerato...

I Sette si stanno risvegliando...
L'Armageddon è giunto...
Okeanos ci reclama...

I miei pensieri sono come un mormorio, il Martello dei Sigilli squassa la mia essenza.
Devi riposare devo ritirarmi per un po’.

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Turant rotolò su un fianco. Ansimava, sdraiato nella neve macchiata di sangue.
Stringendo i denti l'irlandese si sollevò in ginocchio.
Il vento gelido sferzava il volto contratto nello sforzo, un piccolo rivolo di sangue scendeva dalle labbra, spiccando sul volto bianco per il dolore e per il freddo.

-No Madre! Non ora, ora devo ancora calcare questa terra- parole che si condensarono nel vapore che usciva dalla bocca.

Un passo dopo l'altro Turant si inerpicò sul fianco della montagna.
Non andò verso le case longobarde, ma tagliò attraverso il bosco, su per il versante ove si trovava la Baita del Seme.

Il cammino fu lungo, e l'uomo era debole, cadde più volte e ogni volta impiegò più tempo a rialzarsi.
Infine la radura...

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La baita... devo raggiungerla. Un vecchio trucco. Conta fino a tre e fai un passo.
1-2-3
1-2-3
1-2-3
1-2-3
Mi appoggio alla parete di roccia. Riprendo fiato.
Perché sono venuto qui? Perché non sono andato a farmi aiutare?
Anche gli altri staranno nelle mie condizioni?
Non lo so... Non lo voglio sapere?
Devo parlare al Seme. Non devo dimenticare il Patto.
Porto il Nome di Taliesin, ultimo di una dinastia di uomini a incarnare questo Mito.
Devo compiere il mio Destino... Anche a costo di morire.

Lui si è allontanato, è la prima volta che lo fa, e io mi sento nuovamente me stesso.
Forse è solo questo che mi spinge avanti nonostante il dolore.

=====

La porta della baita si aprì.
La piccola anticamera era vuota, vicino alla parete pendevano dei lunghi tabarri.
Turant chiuse la porta e ci si appoggiò contro.
Con fatica si sfilò la giacca. Sotto, indossava un maglione intriso di sangue all'altezza dell'avambraccio sinistro.
Arthur non ci fece caso prese un tabarro a caso e lo infilò, si calò sul volto il cappuccio e varcò la porta che conduceva al sancta sanctorum.
Il dolore al braccio era forte, ma l’irlandese lo sopportò, sapeva bene cosa significava, per lui era prezioso.
Respirò a fondo e si sedette di fronte alle tre pietre squadrate. Le pareti buie erano un abbraccio confortante.
L'uomo e il Dio rimasero in silenzio di fronte al Seme, beandosi semplicemente della loro presenza, poi nella mente iniziò un pensiero, una melodia, una sensazione...
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Eccovi... splendenti, eterni, involucri banali del Principio Creatore.
Le luci di neon che non esistono in questo luogo mi infastidiscono gli occhi, ma vi vedo posati sulla nuda roccia, Coppa, Spada e Lancia.
E vedo anche te Pietra... così distante eppur così vicina. Ti sento più vicina, ogni ora che passa ogni giorno che passa.

Risplendete, posso sentire il vostro canto!
È magnifico! È come immaginavo... li state chiamando siete voi ad averli chiamati
Ci fate male lo sapete?
Ci state straziando, annullando, ma è così che deve essere, così che è scritto.
Euforia, Disforia, Anomalia.

Mi sembra di vedere altre persone nel luogo che è riflesso in questo luogo.
Forse anche loro soffrono come me, ora.
Ma sono solo dettagli su uno sfondo scuro, io vedo solo voi.
Sento solo il vostro richiamo.

Potenza... Fanciulla capricciosa
La tua musica ha destato Lucifero ed egli arma le sue schiere

Forza... Giovane gagliarda
Il tuo canto ha ammaliato i Viventi ed essi ora osservano i Figli di Okeanos

Cuore... Madre generosa
La tua voce richiama i Sette dispersi e essi richiamano i Loro Figli

Conoscenza... Sapiente vegliarda
Il tuo racconto ci mostra la via per salvare o dannare la Narrazione

E il canto di ognuna è il canto delle altre, poiché siete solo riflessi di un unico principio.
Vi state preparando.

Siamo pronti.
Tutti i Figli di Okeanos sono pronti.
All'Alba dell'Armageddon come accaduto in mille altre storie i Figli di Okeanos sono Pronti.
Non uno di loro arretrerà. Ciascuno di loro è pronto, a combattere l'Ultima Battaglia.
E questa volta non andrà come vuole Bha!

Rido e il mio riso è per voi gioia e scherno.

Questa volta nessuno vuole la Fine della Storia.
Nessuno.
Né gli Euforici né i Disforici.

Potranno venire i Guardiani, potrà venire anche Bha stessa, ma noi saremo liberi.
E voi con noi.
Questa volta nascerà una Nuova Narrazione.
Questa volta il Seme germinerà in modo Nuovo, e porterà una Libertà nella Narrazione.

Per troppo tempo Bha, ci ha impedito di narrare liberamente, ci ha confinati, come un cancro, come una malattia. Solo perché avevamo accettato l'Anomalia.
E ora Bha attende felice che  i Messageri comunichino a loro che I Guardiani hanno compiuto il loro compito.
Ma attenderà in vano.

Non c'è divisione reale in Okeanos. Come non ce ne è in voi.
Euforia e Disforia unite con Anomalia
Questo è quello che abbiamo compreso e abbiamo imparato.

In questo stesso momento, persone diverse, uomini e dei diversi agiscono inconsapevoli verso un unico obiettivo.
E le schiere di Okeanos marceranno una contro l'altra pronte ad annullarsi, ma sull'orlo dell'Abisso comprenderanno e spalla a spalla scongiureranno la Fine.

Perché questo è il Nostro Capolavoro.
Questa Creazione che Seme e Okeanos hanno portato in essere.
Questa è la Nostra Storia, non la Storia di Bha.
E non finirà, perché neanche voi volete che Finisca

qui in mezzo a voi percepisco Euforia...
e ricordo altri mondi, altri universi e l'Euforia che preannuciava la loro creazione
ed era diversa da questa Euforia.
Sono certo che anche voi lo sentiate.
Euforia per un nuovo viaggio, ma non un viaggio già compiuto infinite volte.
Un nuovo viaggio, totalmente nuovo.
Una Nuova creazione, imprevista e imperitura.

Preparati principio della Creazione, fai crescere il tuo canto.
Richiama l'Armageddon! I Guardiani e la Stessa Bha.
Essi ascolteranno il tuo canto, ma si accorgeranno soltanto troppo tardi che hai imparato parole nuove, storie nuove, che essi non comprendono e concepiscono.
e questa sarà la loro rovina e la salvezza di questa realtà e di tutte quelle che verranno.

Storie narrate che si concluderanno solo e solo quando le loro trame si esauriranno, non quando Bha si sarà annoiato.

Preparatevi Potenza, Forza, Cuore e Conoscenza.
Poiché Pathos si è preparato e non si piegherà alla Fine della Storia
Alla fine di Tutte le Storie.
Vi preserverà e Nutrirà per creare nuove storie e continuare a narrare quelle appena iniziate.


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Quando il giovane irlandese uscì dalla Baita della coppa il suo volto era molto più rilassato. Con passo tranquillo, ma sicuro si diresse verso le case Longobarde, ma prima trascorse ancora qualche istante nella radura davanti alla Baita.
All'ombra di un grande abete un sottile ramoscello usciva dalla neve. Arthur lo osservò con uno sguardo di speranza.
  Si tirò la sciarpa sul volto e riprese il cammino.                 
 


 


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